Vincenzo Salemme e il cast parlano di Una Festa Esagerata [VIDEO]

Una festa esagerata è la nuova commedia di Vincenzo Salemme che dal teatro, sbarca sul grande schermo: l'attore e regista racconta cosa significa portare un'opera teatrale al cinema. Scopri cosa ci ha detto nell'intervista video!

È nelle sale dal 22 marzo Una festa esagerata, la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da Vincenzo Salemme. Un film, di cui potete leggere qui la nostra recensione, che cerca di offrire un quadro della realtà che ci circonda, nella maniera più fresca e leggera possibile, sfruttando le potenzialità del linguaggio della commedia.

Una festa esagerata racconta il mondo che circonda, la nostra realtà, dominata ormai solamente dall’egoismo, la superficialità, l’ignoranza e l’ossessiva ricerca del successo e della fama. Tutto questo lo troviamo nella commedia firmata da Salemme che, questa volta, tenta l’impresa: trasportare un’opera teatrale sul grande schermo, con tutti i rischi che ne consegue.

I film devono essere prima di tutto ben recitati, perché il pubblico è come i bambini, ci deve credere“: ecco il segreto di Vincenzo Salemme

Una vera e propria scommessa quella di Salemme, che per l’occasione ha dovuto effettuare dei cambiamenti radicali per poter portare la sua “festa esagerata” sul grande schermo, a partire dal cast, completamente rinnovato per l’adattamento cinematografico:

“Usare gli stessi attori sarebbe stato pericoloso perché, per quanto bravi a teatro, il film poteva poi sembrare una registrazione pedissequa della commedia, come una registrazione televisiva. Facendo questo cambiamento abbiamo dato freschezza alle stesse battute e agli stessi dialoghi presenti nella versione teatrale.”

Come in teatro però, Salemme ha voluto creare una vera e propria compagnia sul set, dando vita così ad un gruppo dal forte affiatamento:

“I film si sono sempre fatti dalle commedie: non ci si deve far intrappolare dal teatro perché allo stesso tempo può essere un trampolino di lancio. Avere affiatamento con gli attori è una marcia in più per un film: i film devono essere prima di tutto ben recitati, perché il pubblico la prima cosa che pensa è “ci credo o non ci credo?”: il pubblico è come i bambini, ci deve credere.”

Per l’adattamento cinematografico della sua commedia poi, l’attore e regista napoletano ha deciso di affidarsi ad una sue vecchia conoscenza, Enrico Vanzina, il cui aiuto è stato, secondo Salemme, decisivo:

“L’apporto di Enrico è stato fondamentale per la sua grandissima esperienza. E poi c’è una certa affinità e amicizia con lui e il fratello Carlo. Il suo aiuto serviva per evitare troppa teatralità al film: occorreva qualcuno con uno sguardo esterno e Enrico è stato bravissimo perché l’ha fatto con garbo, senza stravolgere la storia e l’anima teatrale che si ritrova nel film, dandogli però allo stesso tempo un passo cinematografico.”

La difficoltà più grande da superare era sicuramente quella di dover rispettare l’unità di tempo e spazio, fondamentale in un’opera teatrale. Come racconta lo stesso Salemme, un elemento che è basilare sul palcoscenico, può rappresentare un vero ostacolo al cinema, perché costringe il regista a dare al film un ritmo piuttosto sostenuto e veloce:

“La cosa più difficile era la concentrazione perché quando si cambia scena o location, si deve ricostruire da capo l’emozione e il sentimento per quella scena in particolare. Lì [in questo film, n.d.r.], l’emozione è sempre la stessa per un’ora e mezza di film, per cui tre giorni dopo l’attore deve riprendere quello che nella realtà del film aveva lasciato due minuti prima. La cosa più facile è avere avuto la forza di alcune battute, che sapevamo che funzionavano in teatro e avremo potuto riutilizzare sul grande schermo.”

Una festa esagerata: il ritratto della società contemporanea

Una festa esagerata porta sul grande schermo uno spaccato della nostra società, con tutti i difetti e gli atteggiamenti negativi che ormai caratterizzano la nostra quotidianità: il menefreghismo, l’avarizia, la noncuranza verso il prossimo, ma anche l’ignoranza. E proprio sull’ignoranza Vincenzo Salemme ha voluto concentrare la sua attenzione:

“Ridere e prendere in giro l’ignoranza può essere un modo per lanciare un messaggio importante, quello di studiare tutti un po’ di più. Il mondo è molto migliorato dal punto di vista delle condizioni di vita, ma quello che mi preoccupa di più è la curiosità e la gioia che sono diminuite: i fenomeni di gioia collettivi sono sempre più rari.”

Napoli è lo scenario di questa “festa esagerata”, che si svolgerà sull’attico della famiglia Parascandolo. La città di Vincenzo Salemme, che spesso viene denigrata o mal rappresentata, vittima di stereotipi e clichè. Una realtà che invece andrebbe apprezzata per le sue molte qualità, come tiene a sottolineare il regista:

“Quando Napoli è legata alla simpatia come semplice fenomeno, non mi piace. Quando invece è legata alla simpatia come fattore culturale, che deriva dalla nostra storia millenaria e che diventa quindi empatia, capacità di tollerare, di comunicare con gli altri, allora mi piace. Napoli mi piace quando è cultura profonda e antica, mi piace di meno quando è superficialità e aspetto esteriore.”