Una Festa Esagerata: recensione del film di Vincenzo Salemme

Vincenzo Salemme porta sul grande schermo la sua commedia teatrale Una festa esagerata, un ritratto della società di oggi, raccontata attraverso i preparativi di una festa di diciotto anni.

Dopo il successo a teatro, Vincenzo Salemme rischia e porta sul grande schermo la sua ultima commedia, Una festa esagerata. Non sempre infatti un’opera teatrale riesce bene al cinema: si sa, le regole in teatro sono diverse da quelle della settimana arte, il pubblico si aspetta qualcosa di più. Ma questa volta l’operazione di Salemme sembra raggiungere un buon risultato: sul grande schermo la commedia si trova bene e riesce nel suo intento, raccontare uno spaccato della società contemporanea, sempre attraverso l’umorismo tipico dell’attore napoletano.

Una festa esagerata è infatti un ritratto del mondo in cui viviamo, una critica agli atteggiamenti e ai comportamenti che ormai tutti noi abbiamo adottato nella quotidianità. La cattiveria, il menefreghismo, la ricerca ossessiva della fama e del successo, il preoccuparsi esclusivamente di ciò che gli altri pensano di noi: questi sono solo alcuni dei temi che l’ultimo film di Salemme porta alla luce. E lo fa con il linguaggio tipico della commedia, quello leggero, ironico ma che in fondo sa colpire dove serve e fa riflettere lo spettatore.

Una Festa Esagerata: la critica della nostra società, tra una risata e l’altra

Una festa esagerata Cinematographe

Il pretesto per questo racconto del mondo di oggi è la festa di diciotto anni di Mirea, la figlia del geometra Gennaro Parascandolo. Un vero e proprio evento, vista la quantità di ospiti e i soldi spesi per la preparazione del ricevimento. Tutto infatti deve essere perfetto, come vuole Teresa, la moglie di Gennaro, soprattutto perché l’ospite d’onore della festa sarà l’assessore ai lavori pubblici Cardellino. E proprio Teresa, interpretata da Tosca D’Aquino, rappresenta perfettamente uno degli stereotipi che la commedia di Salemme vuole colpire: la signora ricca, attenta solamente all’apparenza e sempre pronta a mostrare agli altri le sue conquiste, come lo stesso assessore, che alla cena deve avere il posto migliore in terrazza, per essere ben visto da tutti gli altri condomini.

Stereotipo che ritroviamo anche nella scena iniziale, quella del taxi. In un divertente scambio di battute, Gennaro si presenta subito agli occhi del tassista come l’uomo onesto, quello che paga le multe e le tasse e, che in macchina, si mette addirittura la cintura. “Un uomo per bene“, come lo etichetta il tassista, ma in realtà un fesso perché oggi chi vince è chi ruba e imbroglia. Fregare il prossimo, aggirare le regole, trovare sempre la scappatoia: questi i comandamenti della nostra società. Vince il più forte e il più forte si sa, bara. Come lo stesso tassista, senza il permesso di guidare ma che si porta dietro l’anziano padre “che tanto non capisce niente“, titolare della licenza. Ma probabilmente l’anziano signore sul sedile del passeggero fa solo finta di non capire, perché al giorno d’oggi sembra che rimanere inermi e smettere di reagire sia l’unico modo per affrontare la società.

Un film quindi che segue la lenta presa di coscienza di Gennaro, unico eroe onesto, sempre pronto a fare la cosa giusta. Un percorso che dovrà imbattersi in un grosso ostacolo, la morte dell’anziano vicino di casa. Già perché, come si può fare una grande festa se al piano di sotto si piange un morto? E mentre Gennaro vorrebbe rimandare i festeggiamenti, la moglie e la figlia si oppongono: la festa si deve fare a tutti i costi, basta chiedere alla figlia del morto di dare la notizia il giorno successivo. È più importante fare bella figura con i propri ospiti, importanti e altolocati, che piangere la morte di una persona cara: Salemme riassume così i valori che oggi regolano le nostre vite.

Dal teatro al cinema: Una festa esagerata vince la scommessa

Una festa esagerata Cinematographe

Il passaggio della commedia dal teatro al grande schermo è riuscito senza nessun intoppo. Nonostante emerga una certa teatralità e un’impostazione da palcoscenico, il film non risulta pesante o statico, anzi è a volte anche fin troppo ricco di movimento e ritmo. Rispettare l’unità di luogo e tempo al cinema poteva risultare un’impresa difficile, che però Salemme è riuscito a superare brillantemente. Lo spettatore non si annoia e riesce a seguire facilmente le avventure (anzi disavventure) del protagonista.

Un successo che sicuramente si deve anche alle performance degli attori che, ognuno a modo suo, riescono a dare vita al ritratto che il regista vuole offrire della realtà contemporanea: la moglie vanitosa, l’assessore sempre pronto per aiutare qualcuno, i figli viziati, il cameriere di Pozzuoli che si finge indiano per lavorare. Ma fra tutti spicca Lello, il portiere secondino, interpretato da Massimiliano Gallo, che insieme a Gennaro forma la coppia più comica del film. Ingenuo e un po’ rozzo, Lello si cimenta in conversazioni che puntualmente arricchisce con parole storpiate, divertendo lo spettatore.

Una festa esagerata diverte e fa riflettere: nonostante qualche intoppo nella storia, che rende per un breve istante il film un po’ confusionario, la commedia riesce nel suo intento, raccontare la realtà, strappando un sorriso. Il film uscirà nelle sale italiane il 22 marzo, distribuito da Medusa Film.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1