Tom Nesher parla di Come Closer tra dolore, gen Z e ironia sull’Olocausto, “Le persone desiderano la pace”
La nostra intervista alla giovane regista israeliana Tom Nesher, autrice dell'acclamato Come Closer, al cinema dal 28 agosto 2025 con Fandango.
Ci sono autori che sanno trasformare il dolore in un viaggio condiviso fatto di luci, riflessioni e vita. Tom Nesher, la regista israeliana di Come Closer, è una di quelle!
Nata a Israele il 17 dicembre 1996, figlia del regista, produttore, sceneggiatore e attore Avi Nesher, Tom si è diplomata in sceneggiatura alla Jerusalem Sam Spiegel Film School, facendosi notare grazie ad alcuni cortometraggi, proiettati in occasione di kermesse come il Jerusalem Film Festival e il Tel Aviv’s LGBT Film Festival. Il suo primo lungometraggio arriva al cinema con Fandango dal 28 agosto 2025, dopo essere stato premiato al Tribeca Film Festival 2024. Il suo Come Closer trae spunto da ciò che ha vissuto a seguito della morte dell’amato fratello, ma senza languire nell’attribuzione di colpe, piuttosto traslitterando, sulla tavolozza di uno spaccato di vita, tutti i contorni della quotidianità e dell’umanità.

Colpiti dallo scintillio di questa opera prima, ci siamo immersi nel mondo di Tom Nesher al fine di carpire tutti quei legami che ancorano Come Closer alla realtà, le relazioni con un mondo in conflitto, il peso di un Olocausto da ricordare obbligatoriamente e le invocazioni di una pace che sembra non voler arrivare, nonché gli autori e i film che le hanno fatto da maestri in questa sua avventura dietro la macchina da presa: “Y tu mamá también – Anche tua madre di Alfonso Cuarón è stata probabilmente la mia più grande ispirazione.”, racconta, “Per il finale di Come Closer, La Meglio Gioventù è stato grandioso. Guardo anche a Darren Aronofsky, a Persona di Ingmar Bergman, a Vertigo di Hitchcock e a Sofia Coppola: artisti che bilanciano l’intimità con qualcosa di più grande della vita“.
Il film, nel narrare un dolore così grande, lascia addosso una percezione quasi insolita: Come Closer sembra non voler dare delle risposte, ma semplicemente voler condividere una storia, far capire allo spettatore come si convive con il lutto, con l’amore, come si va avanti, senza avere la pretesa di indicare un modello ben preciso. Come abbiamo scritto anche nella nostra recensione, è come se questo film fosse una richiesta d’ascolto. Abbiamo chiesto: “È così?”. La risposta della Nesher arriva dritta come un proiettile: “Sì. Per me, il dolore non è qualcosa che si può risolvere in modo netto: persiste, si trasforma, continua a cambiare forma. Come Closer è stato il mio modo di dire: ecco cosa si prova a viverci accanto. Ho iniziato a scrivere il film quando ero in un momento molto buio, ma ero disperata e volevo trovare la luce. Per me era fondamentale che il film non parlasse solo di dolore, ma che fosse anche divertente, sexy, vivo, pieno di amore e passione. Un film che io e mio fratello avremmo adorato guardare insieme.”
La verità dietro Come Closer
Come sottolinea Tom Nesher, pur traendo spunto “da un’esperienza profondamente personale, Come Closer non è un diario. La realtà è stata la scintilla, il punto di partenza, ma ciò che contava di più per me era la verità emotiva, non l’accuratezza documentaristica. Avevo la stessa età di Eden quando ho perso mio fratello e anch’io cercavo un modo per sentirmi meno sola. Da lì, però, ho costruito una storia di fantasia, che potesse trasmettere un’idea emotiva e artistica, piuttosto che un resoconto letterale della mia vita.”
Sei stata costretta a occultare o modificare qualcosa per proteggere te stessa, magari dagli sguardi di chi ti conosce e vive quotidianamente?
“Proteggermi non era proprio nei miei pensieri. Non ero preoccupata di come avrebbero reagito le persone. Forse è questo il bello di fare un film per la prima volta: non sai ancora cosa aspettarti, quindi ti ci butti a capofitto, cercando di creare l’esperienza artistica più significativa di sempre. Il mio unico pensiero era: che tipo di film vorrei vedere al cinema? Uno che mi faccia sentire meno sola! Adesso, quando le persone vengono a dirmi che questo film sembra fatto apposta per loro, per me è un sogno che si avvera.”
Tom Nesher sulle attrici Lia Elalouf e Darya Rosenn: “cercavo una tigre e un coniglio”

Parlando del cast artistico e tecnico, ci addentriamo insieme a Tom Nesher nel percorso che l’ha condotta a lavorare insieme a Lia Elalouf e Darya Rosenn, le attrici esordienti che interpretano rispettivamente Eden (sorella di Nati e protagonista del film) e Maya (la fidanzata segreta di Nati).
“A volte dico che stavo cercando una tigre e un coniglio allo stato brado.“ Così esordisce la regista quando inizia a parlare delle loro performance.
“Fin dall’inizio, sapevo che avrei riscritto Eden in base all’attrice che avrei scelto, e quindi non posso fingere con una brava attrice, ho bisogno di una tigre davvero interessante. Quando Lia è entrata, ho subito sentito che aveva quell’energia selvaggia e imprevedibile di cui avevo bisogno. Darya, d’altra parte, ha portato quella dolcezza e quella grazia che hanno creato una bellissima tensione tra loro. Abbiamo lavorato insieme per circa quattro mesi prima delle riprese.
È il primo ruolo per entrambe, non avevano mai recitato prima. Abbiamo improvvisato molto, e molte di queste improvvisazioni si sono fatte strada nella sceneggiatura. Scoprire questi personaggi insieme è stata pura gioia.
Ciò che mi ha entusiasmato di più è stato mettere un personaggio come Eden – la “pazza”, il tipo di femme fatale che in film come Ragazze Interrotte è di solito un ruolo secondario – al centro della storia, come la nostra protagonista. Volevo seguirla, provare emozioni con lei, amarla. Mi è sembrato l’unico modo per raccontare una storia su qualcosa di così estremo come la perdita della persona che ami di più al mondo.”
L’inquietante colonna sonora di Ginevra Nervi e la Gen Z “senza etichette”
La colonna sonora riesce ad attirare profondamente l’attenzione, è stratosferica! I titoli di coda riportano il nome della genovese Ginevra Nervi, come è stato lavorare con lei e come hai scovato il suo talento?
“La musica di Ginevra ha questa qualità inquietante e ultraterrena che mi ha subito catturata. La colonna sonora è diventata una parte essenziale del percorso emotivo del film: spesso le persone mi dicono che è una delle cose che più rimangono impresse, e adoro che ora viva di vita propria su Spotify.
Lavorare con Ginevra è stato un piacere. È una giovane artista, più o meno della mia età, e ha compreso il film a un livello molto profondo e istintivo. Questa connessione è stata molto importante per me. Fin dall’inizio, ho voluto coinvolgere collaboratori più giovani nella troupe, per mantenere il film onesto, crudo e in linea con la generazione che ritrae.”
A proposito della Gen Z che Come Closer rappresenta e in relazione, in particolare, al rapporto tra Eden e Maya – la prima fugge da ogni etichetta, mentre la seconda sembra essere un po’ più rigida – cosa pensi di questa tendenza del nostro tempo in cui si è autorizzati a non porsi dei limiti? È una conquista di libertà o una consacrazione dell’insicurezza?
“Questa è la generazione che conosco, una generazione che non ha tanto bisogno di etichette. Personalmente, ho sempre pensato che le etichette possano essere limitanti anziché liberatorie. Ecco perché non mi sono mai sentita in dovere di definire la sessualità di Eden nel film. Per me, si trattava di mostrare il suo amore e il suo desiderio senza incasellarla in uno schema.”
Tom Nesher spiega l’ironia sull’Olocausto in Come Closer e dice la sua sul conflitto: “Le persone desiderano la pace più di quanto i politici vorrebbero farci credere”

Nel film i personaggi ironizzano sull’Olocausto, come mai questa scelta?
“Mia nonna, scomparsa qualche mese fa all’età di 101 anni, era una sopravvissuta all’Olocausto. In Israele, l’Olocausto è sempre presente: la gita scolastica ad Auschwitz è obbligatoria, parte integrante della crescita. Ciò che mi affascinava era la prospettiva adolescenziale. A quell’età, il dolore personale può sembrare più grande di qualsiasi trauma collettivo. Quindi, anche quando Eden partecipa a una protesta a Tel Aviv in un periodo politico estremamente drammatico, o Maya porta con sé il capitolo più oscuro della storia ebraica, ciò su cui si concentrano è il legame che si forma sulla loro sofferenza personale. Ho amato quel contrasto: l’enorme peso della Storia che le circonda, eppure, in primo piano, due ragazze che si ritrovano attraverso la perdita. Per me, è anche un promemoria di come questa sia solo una storia umana, non una storia che appartiene a una narrazione politica. Ci sono adolescenti che vivono amore e perdita ovunque, e non vorrei mai che fossero politicizzate.”
I notiziari e le circostanze attuali mi portano a chiederti un’opinione in merito al conflitto in corso. Da giovane regista israeliana, pensi che l’arte possa offrire nuovi modi di dialogo o immaginare spazi di riconciliazione?
“Come tutti coloro che mi circondano, prego per la pace e non sopporto il fatto che questa guerra stia continuando. Credo che più persone, da tutte le parti, desiderino la pace più di quanto i nostri politici vorrebbero farci credere. Per me, l’arte non può sostituire la politica, ma può ricordarci di ascoltare, di vedere l’umanità degli altri e di immaginare futuri diversi. Le voci provenienti dalle aree del conflitto dovrebbero essere ascoltate e l’arte può creare quegli spazi di dialogo ed empatia.”
Per ultimare parlando di arte e non di guerra, cosa rappresenta il cinema per Tom Nesher?
“Ho appena riguardato Nuovo Cinema Paradiso e ho pianto ogni dieci minuti. Mi ha ricordato quanto può essere grandioso il grande schermo, come può salvarti dalla realtà e farti credere in un futuro migliore. Il cinema è connessione. Non c’è niente che ami di più che sedermi in un cinema e sentire il pubblico ridere o piangere insieme. Per me è quasi un’esperienza religiosa, un momento di vera comunità“.
Come Closer è in uscita in Italia dal 28 agosto 2025, stai già pensando al tuo prossimo progetto?
“Sì, sto scrivendo il mio prossimo film. Sarà in inglese e ambientato negli Stati Uniti. È molto diverso da Come Closer, ma comunque personale: esplora la famiglia, l’amore e l’ambizione in modi che spero possano avere un impatto altrettanto profondo”.