Stephen Graham su Springsteen – Liberami dal Nulla: “Bruce mi ha ringraziato per avergli restituito suo padre”

Cosa si prova a interpretare il padre di Bruce Springsteen? Stephen Graham, reduce dallo straordinario successo di Adolescence, ci racconta i segreti del suo lavoro e le sfide di Springsteen: Liberami dal Nulla, in sala il 23 ottobre 2025.

Il 2025 è l’anno che cambia, in meglio, la vita professionale di Stephen Graham. Per il bravo attore e produttore inglese, bravo al cinema (This Is England, The Irishman) e in tv (Boardwalk Empire, Peaky Blinders), c’è un prima e un dopo il 2025, e un prima e un dopo Adolescence. La serie drammatica, scritta e ideata con Jack Thorne, è stata un monumentale successo di critica e pubblico, oltre che un formidabile fenomeno culturale. L’anno magico di Stephen Graham prosegue con un altro padre difficile (era così anche per Adolescence) e una produzione hollywoodiana ad alto calibro; chissà cosa ne penserà l’Academy. Springsteen: Liberami dal Nulla arriva nelle sale italiane il 23 ottobre 2025. La regia è di Scott Cooper, con Jeremy Allen White nella parte del Boss in un momento delicato della sua vita, a cavallo tra il 1981 e il 1982, l’epoca della realizzazione del capolavoro acustico Nebraska. Stephen Graham è Doug Springsteen, il papà di Bruce. Padre e figlio hanno un rapporto complicato. Per prepararsi, l’attore inglese, così spiega alla stampa, è andato dritto alla fonte.

Springsteen: Liberami dal nulla; cinematographe.it

“La mia ispirazione è stata l’audiolibro (Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska di Warren Zanes, da cui il film è tratto, ndr). Mi sono lasciato guidare dalla voce di Bruce; è stato fantastico, ho avuto l’opportunità di conoscerlo e capirlo meglio”. Dopo averlo incontrato di persona, si è accorto di una cosa. “Ho notato che Bruce, ogni volta che parlava di suo padre, cambiava il tono della voce e assumeva una postura particolare. Gliel’ho fatto presente, e mi ha risposto di non averci mai fatto caso; è come se, con il suo atteggiamento, avesse cercato di ricreare uno specifico punto di vista, la prospettiva di suo padre”. Il Boss gli ha fatto una rivelazione preziosa. “Mi ha detto di aver sempre saputo che suo padre lo amava, ma di non essere mai riuscito a sentire questo amore”.

Per Stephen Graham, Springsteen: Liberami dal Nulla è stata l’occasione per capire davvero la musica del Boss

Springsteen: Liberami dal nulla; cinematographe.it

Non ci sono state molte “conversazioni con Bruce, mentre lavoravo alla parte, né troppo profonde. Solo qualche spunto qui e là, piccole cose, ma preziose. L’ho incontrato il primo giorno sul set, e da quel momento non è mai mancato ogni volta che in scena c’ero io. Ora,” prosegue scherzando, “quando l’ho raccontato, mi hanno ripetuto tutti la stessa cosa: ma non eri emozionato a trovartelo sempre intorno? Nemmeno per sogno”, aggiunge, “non mi sono sentito per nulla intimidito. In fondo, è come quando da piccolo fai dello sport, diciamo che giochi a calcio, e c’è tuo padre in tribuna a guardarti. Sei sicuramente emozionato, ma non hai paura. Semmai, la sua presenza ti trasmette un’energia speciale”.

Ammette con grande onestà di non essere stato un fan del Boss, almeno fino all’inizio delle riprese di Springsteen: Liberami dal Nulla. “Non lo ascoltavo, no. A casa mia andavano per la maggiore Stevie Wonder, Otis Redding e James Brown. Ovviamente sapevo che Bruce esisteva, ma il rock e il folk non erano, allora, le mie priorità”. Le cose sono cambiate quando ha deciso di partecipare al film. “Ho cominciato ad ascoltare i suoi dischi, Nebraska in particolare; è stata un’incredibile prima volta, e ho apprezzato enormemente il lavoro di Bruce, la musica che ha prodotto e come ha parlato dei suoi sforzi. Ora sì, sono un suo grande fan!”. Gli chiedono del successo, se dopo Adolescence non si sia trovato in una situazione simile a quella sperimentata da Bruce all’epoca di Nebraska. Stephen Graham è sopraffatto dal peso emotivo della fama?

“Non direi”, dice, “sono 35 anni che faccio questo lavoro, e la mia vita non è cambiata. Continuo a fare cose che mi tengono in contatto con la gente normale, che è poi il target del mio lavoro. Ho più di cinquant’anni, sono nella metà discendente della mia vita, un’età diversa da quella di Bruce nel film. Immaginate cosa dev’essere stato, per lui, così giovane, tutto quel successo”. La grandezza del Boss, dal suo punto di vista, “sta nel fatto che, come si vede nel film, anche dopo il successo non smarrisce la prospettiva. Continua a suonare in quel piccolo club con i suoi amici. Lui è motivato da un fortissimo amore per la musica; per quello è lì”. Bruce Springsteen gli ha fatto un complimento bellissimo, alla fine delle riprese. “Mi ha ringraziato per il mio lavoro, spiegandomi che suo padre era proprio come l’ho interpretato. Mi ha ringraziato per averglielo riportato, per avergli consentito di vederlo ancora una volta. È la parte più bella del nostro mestiere, far parte di un team e realizzare una cosa di questo genere”.

Tutta questione di padri e figli

Springsteen: Liberami dal nulla; cinematographe.it

Quanto c’è di calcolato e quanto invece di libero, d’improvvisato, nel film ? “Per quanto si possa scrivere bene una scena, ed è questo il caso, nel nostro lavoro si cercano ogni giorno cose nuove. Tutti improvvisiamo, e non si tratta solo di cambiare una battuta o un dialogo, ma di far parte di una sorta di coscienza collettiva che governa il set e ci spinge a fare il meglio. Se mi chiedete dell’improvvisazione, vi rispondo: si improvvisa in continuazione. Non è possibile suonare sempre e solo la stessa nota; si crea una bella energia, una bella dinamica, a provare cose nuove nel rispetto del testo”. Sul rapporto con il regista Scott Cooper dice che “è stato un piacere, lavorare con lui. Scott è un regista tagliato su misura per un attore”.

Il rapporto tra Doug e Bruce, così centrale in Springsteen: Liberami dal Nulla, è complicato. Padre e figlio sono diversi sotto tanti punti di vista. Dov’è, secondo Stephen Graham, il punto di convergenza? “Beh, trattandosi di padre e figlio, direi che essenzialmente condividono il dna. Uscendo per un momento dalla storia, ho trovato molte affinità con Jeremy (Allen White, ndr), dalla paternità alla passione per la recitazione”. Tornando ai personaggi, a Doug e a Bruce, “in comune hanno di aver combattuto contro gli stessi demoni. Bruce è riuscito a sconfiggerli, e ha offerto un ramoscello d’ulivo a suo padre. Bruce ha rotto l’incantesimo. Il problema di Doug” spiega “è che non aveva nessuna figura paterna cui riferirsi. Era un uomo che apparteneva a una generazione per cui, conclusa la giornata di lavoro, messo il cibo in tavola, finiva tutto. Rompendo l’incantesimo, Bruce ha mostrato al padre che anche lui poteva essere un bravo genitore”.

In questo senso, è inevitabile che per Stephen Graham la scena più emozionante del film sia stata “la mia ultima, quando Doug fa sedere Bruce sulle sue ginocchia”. La scena arriva tardi, nel film e nel piano di riprese, “perché abbiamo girato più o meno in ordine cronologico. Quello è il momento in cui Bruce prende coscienza delle sfide affrontate da suo padre”. L’emozione era tangibile, non solo in scena. “Dovete sapere che, il giorno prima di girare la scena, Scott e alcuni membri della troupe hanno perso le loro case, per via degli incendi a Los Angeles. Nessuno è rimasto ferito, ma Scott e gli altri non avevano più niente. C’era un’atmosfera solenne quel giorno, abbiamo lavorato sodo e senza parlare troppo, in un clima di rispetto reciproco e nel segno di quella coscienza collettiva che ci ha spinti a tornare sul set e a darci da fare, nonostante tutto. Ricordo poche giornate più emozionanti di quella, nel mio lavoro”.

Nel momento in cui il film arriva in sala e incontra il pubblico, il lavoro finisce, e comincia la riflessione. Il 2025 di Stephen Graham è stato straordinario, a cominciare dal successo di Adolescence. Come ha gestito la situazione? “Credo che il mio sorriso parli per me! In questo campo tu fai, fai, fai, e sempre per le migliori ragioni… poi, non è che avessi chissà che aspettative. Certo, sperimentare un successo così grande – come parte di un team, vorrei ricordare – ti rende umile, ed è davvero bellissimo”. Detto questo, “la mia vita è quella di sempre. Torno a casa, disfo le valigie e vado a dormire. La mattina dopo, c’è mia moglie lì a ricordarmi tutte le commissioni e i lavoretti che devo fare! Il mio lavoro è il mio lavoro, ma è anche una vocazione. A casa mia si diceva, non so più se fosse mio padre o mia madre: se riesci a fare una cosa che ami, non lavorerai un solo giorno nella tua vita”. Chiosa a suo modo politica. In molti sostengono che, data l’attuale situazione negli Stati Uniti, la musica di Bruce Springsteen sia più attuale che mai. Che ne pensa? Va di sintesi. “Non ho molto da dire, se non che sono totalmente d’accordo!”.