Stefano Lentini si racconta, dagli “spartiti segreti” al successo di Mare Fuori
Quando La Porta Rossa, serie thriller ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi e con protagonisti Lino Guanciale e Gabriella Pession, è andata per la prima volta in onda su Rai Due nel 2017, a conquistare il pubblico non è stata solo la storia dai toni noir e soprannaturali, ma anche il tema musicale portante che rende la storia narrata ancora più intensa. Dietro quel tema c’è il secondo movimento della sinfonia No. 7 di Beethoven rivisitata da Stefano Lentini, compositore di fama internazionale, classe 1971, romano di nascita e noto per la sua collaborazione con Wong Kar-Wai, per il quale ha realizzato lo Stabat Mater del film candidato a due Premi Oscar The Grandmaster.
Il cinema e poi la televisione, per la quale Lentini continua a firmare colonne sonore dall’impatto così profondo da rendere le serie memorabili anche solo ascoltandone il tema principale, sono approdate nel percorso artistico musicale di Lentini per caso e noi aggiungiamo per fortuna. Ne è infatti nato così un sodalizio armonico che di recente abbiamo ascoltato in serie di grande successo come Mare Fuori e Studio Battaglia, e prima ancora in Braccialetti Rossi e la già citata La Porta Rossa. Stefano Lentini ci ha raccontato così come nasce l’incontro tra la drammaturgia di un prodotto, le maestranze e le note giuste che esprimono il tessuto sonoro di ogni storia, ripercorrendo alcune tappe del suo percorso musicale.
Musica e cinema e in particolare il dialogo della musica con le immagini, è il sodalizio che caratterizza fortemente il suo percorso artistico come compositore e musicista. Quale delle due arti l’ha folgorato per prima?
“La mia grande passione è da sempre per i dischi, sopratutto i concept album. Sono sempre stato attratto dal lavoro in studio, la manipolazione del suono, la costruzione dell’opera discografica. In un certo senso il mio lavoro con le colonne sonore è un modo atipico per creare dei concept album sempre diversi. Oggi il mercato è focalizzato sui singoli ma io credo molto di più nella potenza espressiva di opere complesse e articolate.”
Nel suo percorso musicale prima di arrivare al cinema ci sono state numerose e divesificate esperienze in ambito musicale: una di queste in particolare l’ha avvicinata alla composizione delle musiche da film o si è trattato di un percorso naturale?
“È stato un caso fortuito, stavo lavorando ad un concerto per pianoforte e orchestra, era la mia prima volta con orchestra sinfonica, e dopo il concerto, un amico trombettista mi ha chiesto di assisterlo nella produzione di una colonna sonora. Da lì è iniziato tutto.”
Stefano Lentini e quel diario segreto fatto di musica
Abbiamo letto che da piccolo componeva e incideva i suoi brani utilizzando un registratore: potremmo definirlo un parallelo sonoro del diario segreto che molti di noi scrivevano da piccoli?
“A posteriori direi di si, anche se la spinta che mi guidava era legata ad una forma di sperimentazione, di invenzione: c’era una grande componente adrenalinica intorno alle prime registrazioni, ogni volta come una sorta di allunaggio incantato.”
Come lavora quando le viene chiesto di comporre una colonna sonora di un film o di una serie tv? C’è un elemento o un’emozione in particolare dell’opera da cui parte o un confronto con gli sceneggiatori e il regista che l’aiuta nel lavoro di composizione?
“Il confronto con il regista o lo showrunner è imprescindibile, come prima cosa devo entrare in empatia con i moventi nascosti e manifesti, non solo l’anima della narrazione, ma la propulsione del progetto stesso. Una volta acquista la loro visione mi concentro sulla musica e inizio a registrare dei brani partendo dal fulcro emotivo della storia e cercando di afferrarla con una breve suite o una sequenza di due o tre brani.”
Quali sono i suoi punti di riferimento nel suo percorso come musicista e compositore?
“L’indipendenza e la libertà espressiva credo siano le chiavi di volta della potenza dell’arte, sono stato folgorato dalla capacità creativa di Fabrizio De Andrè, dal chitarrista inglese John Renbourn, da compositori come Chopin, Mozart, Faurè, ma anche da musicisti come Alan Parsons e Danger Mouse.”
Quell’incontro fortuito e fortunato con il cinema: Stefano Lentini ci racconta il suo percorso artistico tra musica, cinema e televisione
Ci parli dell’esperienza di The Grand Master di Wong Kar-Wai: in questo caso specifico il suo Stabat Mater è entrato nei brani della colonna sonora. Ha dovuto rivedere il brano o è stato inserito come è nato in origine.
“Lo Stabat è nato come un brano strumentale, successivamente l’ho adattato al testo e quando Wong Kar-Wai lo ha ascoltato era pressoché nella versione definitiva. Per l’utilizzo nel film ho registrato le parti soliste e ho corretto qualcosa nell’arrangiamento.”
Negli ultimi anni ha firmato le colonne sonore di fiction Rai che hanno avuto un grande successo, tra cui anche La Porta Rossa: come è nata l’idea di “rivedere” la sinfonia n7 di Beethoven, nel suo movimento secondo, e in che modo ha pensato dialogasse con la storia?
“È stata un’idea del regista che l’ha immaginato come momento iconico di ciascun episodio. Così mi sono trovato non senza imbarazzo a dover manipolare Beethoven, e cosa non secondaria, uno dei pezzi più toccanti. Per farlo ho dovuto mettere da parte qualsiasi ritrosia filologica e piegare l’opera al mio linguaggio, cercando un idioma che fosse naturalmente allineato con l’estetica dell’intera colonna sonora.”
Di recente è andato in onda su Rai Uno, Studio Battaglia dove i temi strumentali convivono armoniosamente con hit degli anni ’70 e ’80, pensiamo a Big in Japan degli Alphaville e ad Ask dei The Smith: quale lavoro di composizione e selezione musicale l’ha guidata in questo caso?
“Quando ho iniziato a lavorare al progetto quei due brani erano stati già scelti, forse non ancora approvati, ma erano comunque parte del flusso narrativo. Non mi hanno vincolato particolarmente perchè la loro presenza era fortemente diegetica. Però ne ho sicuramente tenuto conto nella costruzione del suono globale della colonna sonora. L’uso dei reverberi e degli ambienti è stato molto importante per raggiungere un equilibrio.“
Parlando di hit, c’è un artista o una canzone a cui è particolarmente legato?
“Credo che tra le band e gli artisti più famosi al mondo posso indicare i Metallica, ma anche Chopin.. possiamo considerare i suoi notturni delle hit? Credo di si. I primi sconvolsero la mia vita a 14 anni con l’album …And Justice for All in cui ogni paradigma della canzone metal veniva stravolto in favore di un approccio sinfonico, il secondo mi ha mostrato che non esistono limiti alla libertà creativa, che le soluzioni sono infinite ma anche ben nascoste.”
E c’è una colonna sonora da lei composta a cui è fortemente legato per un motivo in particolare?
“La Porta Rossa è stato un punto di svolta sotto il profilo produttivo perché ho potuto lavorare con un team avanzatissimo e in studi di alto livello. Ho potuto toccare lo stato dell’arte.“
Ci suggerisca una canzone o una composizione da ascoltare in una giornata di sole e in una giornata di pioggia.
“Il mio bungalow di Crucchi Gang e The Lotus Eaters di Emily D’Angelo.”