Skam Italia: ecco qual è il segreto della serie! Intervista al cast e allo showrunner

Gli highlights del panel che il FeST 2020 nella sua versione 2.0 ha dedicato a Skam Italia in vista del rilascio della quarta e attesissima stagione. Tra gli ospiti della chiacchierata on line il regista e showrunner Ludovico Bessegato e gli interpreti Pietro Turano e Federico Cesari.

La mezzanotte del 15 maggio è l’ora x scelta da Netflix per il rilascio di Skam Italia 4, che approda sulla piattaforma e su TIMvision con tutti e dieci gli episodi che vanno a comporre la nuova stagione. Stagione, quella della popolare serie teen-drama, che avrà come protagonista Sana, una diciottenne italiana musulmana alle prese con le difficoltà di un’adolescente che segue i precetti del Corano. Ma cosa si nasconde dietro il successo della serie che ha letteralmente stregato gli adolescenti delle varie latitudini? A dircelo sono lo showrunner oltre che regista e sceneggiatore Ludovico Bessegato e gli interpreti Pietro Turano e Federico Cesari, che sullo schermo vestono i panni di Filippo Sava e Martino Rametta, ospiti qualche giorno fa del panel condotto da Marina Pierri che FeST – Festival delle Serie TV, nella sua inedita versione 2.0. dovuta all’emergenza Covid-19, ha dedicato alla serie.

Intervista al regista e agli interpreti della serie disponibile su Netflix e TIMvision, Skam Italia

Skam Italia - Cinematographe.it

Skam Italia è un teen-drama che piace molto anche ai grandi e ha dimostrato che parlare di teenagers non vuole dire essere semplicemente leggeri e disimpegnati, ma si può fare e dire di più. In particolare nella rappresentazione LGBT, come funziona e come ha funzionato il processo di scrittura?    

Ludovico Bessegato: “Il modo in cui ci siamo approcciati al tema, in particolare nella seconda stagione che ha come protagonista il personaggio di Martino, è stato quello che ci è stato insegnato e trasmesso dagli autori del format originale norvegese di Skam, ossia quello di mettersi in posizione d’ascolto e raccogliere testimonianze sul campo andando a intervistare ragazzi nelle scuole. Noi lo abbiamo fatto per alcuni mesi, capendo che la generazione che tanto si dipinge in un certo modo poi ascoltandola ci si accorge che ha cose da dire molto più profonde. Per quanto riguarda il come affrontare il tema LGBT e i personaggi di Martino e Filippo, abbiamo operato nello stesso modo, ossia circondandoci e rivolgendo domande a chi dell’argomento ne sapeva più di noi. Avere un confronto con chi quelle situazioni le vive in prima persona, evitando stereotipi, invenzioni e supposizioni, può aiutare a cogliere quelle sfumature che servono a trattare in maniera più efficace il tema.           

Federico, com’è stato calarsi all’interno del personaggio di Martino che compie un percorso così delicato?   

Federico Cesari: “Martino rappresenta molte cose alle quali sono legato, come ad esempio il valore dell’amicizia, dell’importanza di contornarsi di persone che ti risultano familiari e ti conoscono veramente, ma soprattutto quelli che sono stati i temi centrale della seconda stagione, ossia quelliLGBT, dell’omosessualità e della ricerca di se stessi. Per me questo personaggio è stato un bellissimo regalo che mi ha permesso di entrare in comunicazione con delle realtà che nella vita di tutti i giorni ho toccato solo in maniera superficiale. Magari conoscevo le tematiche degli ambienti LGBT, ma non ne ero immerso in prima persona. La possibilità di interpretare una figura come quella di Martino mi ha dato l’opportunità di poterlo fare, perché anche se viviamo in una Società che riteniamo in evoluzione, un ragazzo di 17 anni può avere ancora tantissime difficoltà a scoprire se stesso e a manifestarsi per come è. Vestire i panni di un personaggio così ti aiuta a comprendere quali sono le reali difficoltà dell’essere omosessuale in Italia e non solo, anche se si tratta semplicemente del protagonista di una stagione di una serie tv.

Skam Italia 4 – “Il segreto della serie sta nella semplicità dell’approccio”

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E poi c’è anche la possibilità, grazie al lavoro che faccio e che amo, di contribuire a una serie che offre una visione che è fondamentalmente diversa da quella che spesso vediamo nei teen-drama, basata principalmente sull’accettazione, l’apertura nei confronti di qualcosa che non conosciamo, oltre che sull’omofobia, l’odio e la contrapposizione alle tematiche LGBT. Skam Italia invece ha cercato di normalizzare e rappresentare il tutto raccontandolo attraverso una semplice storia d’amore. Il messaggio che si è cercato di trasmettere è che il rivelarsi per quello che si è può portare a tante cose bellissime, a cominciare dalla possibilità di vivere un’esistenza più serena e la libertà di potersi esprimere, che è una cosa fondamentale che in moltissimi, nel XXI° secolo, purtroppo non hanno ancora capito.      

Certamente è stato per quanto mi riguarda un percorso difficile perché sentivo addosso una certa responsabilità. Prima di iniziare il progetto, infatti, pensavo di non avere la sensibilità per poterlo affrontare, rendendo giustizia all’importanza del personaggio. Però devo dire che con l’aiuto di tutti, in primis di Ludovico Bessegato, le difficoltà iniziali si sono trasformate presto in una strada spianata. Penso che le cose siano andate bene e ringrazio il numeroso pubblico che ci segue per avere accolto tutto ciò che io e la serie in generale abbiamo voluto trasmettere.   

Pietro, secondo te una serie come questa può cominciare ad operare un cambiamento nella visione di certe tematiche da parte del pubblico?

Pietro Turano: “Cominciamo con il dire che è prima di tutto una questione di approccio alla materia in questione. Se chi lavora a questa tipologia di serie si pone già dalla fase di scrittura in una posizione di ascolto di quella che è la realtà, come ha fatto il team di sceneggiatori di Skam Italia, allora c’è la possibilità che qualcosa, anche se gradualmente, cambi. Ovviamente non è che può restituire le tantissime sfumature del tema, così come non può rappresentare sullo schermo le diverse comunità appartenenti al movimento, ma il porsi in un certo modo è sicuramente la strada giusta da percorrere per diffondere una visione onesta di quella realtà.

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In generale, una persona LGBT non nasce e cresce in un contesto domestico dove può riconoscersi, quindi deve cercare degli stimoli fuori per trovare un senso alla sua identità e al proprio percorso di ricerca. Proprio in funzione di questo necessita di narrazioni e modelli aderenti in cui potersi identificare. Quindi è fondamentale il lavoro di ogni prodotto audiovisivo e non solo per offrire nuovi sguardi. Anche perché le narrazioni nella storia dei personaggi LGBT non è che non si siano state, ma come diceva Federico nella stragrande maggioranza dei casi sono rappresentazioni tragiche e drammatiche. Invece Skam Italia ha normalizzato la rappresentazione, restituendola in una chiave più semplice ma non per questo superficiale. E questo è importantissimo, sopratutto in un’epoca digitale in cui i giovani hanno un accesso enorme a internet, laddove il più delle volte vanno a cercare le risposte alle proprie domande.           

Pietro, tu sei un attivista oltre che il vice-presidente dell’Arcigay di Roma e in quanto tale hai potuto tastare sul campo le reazioni della comunità LGBT nei confronti di Skam Italia. Come hanno reagito alla visione le persone a te vicine?

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Pietro Turano: “In questi anni ho potuto raccogliere tanti feedback da giovani e adulti che hanno visto la serie. In particolare molti quarantenni e cinquantenni mi hanno confidato di essersi  commossi di fronte a Skam Italia, perché loro a suo tempo non hanno avuto quei modelli ed esempi di rappresentazione simili a quelli proposti dalla serie. Di conseguenza non hanno potuto riconoscersi nel rispettivo percorso in storie e narrazioni di quel tipo.   

Skam Italia ha il merito di riuscire a rappresentare una pluralità di comunità, non solo quella LGBT. Lo dimostrano i tantissimi attestati di stima e il riscontro in termini di spettatori di tutte le fasce d’età che ha ricevuto nel corso delle tre passate stagioni. Cosa significa per voi che lo vivete da dentro?

Federico Cesari:Certamente l’enorme riscontro ottenuto in queste stagioni ha sorpreso e fatto piacere a tutti quelli che ci hanno lavorato, ma allo stesso tempo sappiamo che alla base del progetto c’è sempre stata la consapevolezza che ciò che abbiamo portato e stiamo per riportare sullo schermo con la quarta stagione è importante e di qualità. Allo stesso tempo, penso che la gente che vede la serie, oltre a immedesimarsi e ad emozionarsi, riconosce in quello che facciamo una grande semplicità e spontaneità, frutto del nostro porci allo spettatore per come siamo, senza mediarci più di tanto. Probabilmente è questo il vero punto di forza del progetto. 

Il cast parla di come Skam Italia racconta la diversità

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Ludovico Bessegato: “Sicuramente sentire che oltre al sottoscritto, al resto del team creativo, alla troupe, alla produzione, al broadcaster e al cast, c’è una grandissima fanbase di appassionati che apprezza e crede in quanto viene fatto, non può che generare un piacere e una soddisfazione immensa. Quando fai un prodotto come questo l’engagement che si ha con il pubblico, in particolare con la fascia più giovane, è impressionante e i feedback che ricevi tramite i social ti permette di avere un riscontro quasi in tempo reale. Quindi il prodotto non è più univoco e non possiamo non essere influenzati da questi centinaia di migliaia di feedback che riceviamo nel momento in cui scrivi la stagione successiva o finisci di montare quella in corso. Di riflesso anche il processo creativo ne viene condizionato.

La difficoltà sta dunque nel trovare un equilibrio tra il giudizio diretto del fruitore e quello che vorresti provare a fare. Fosse per il pubblico non dovrebbe mai morire nessuno, nessuno dovrebbe mai lasciare nessuno. Vorrebbero intere stagioni in cui i personaggi si guardano per tutto il tempo negli occhi, dicendosi: ti amo! Ma questo ovviamente non è possibile. Insomma, dobbiamo mediare tra quello che ci viene detto e quello che noi autori abbiamo in testa.