Martin Freeman su Ghost Stories: “il sovrannaturale può esistere”

Martin Freeman, ospite d'onore al Lucca Film Festival per ritirare il premio alla carriera e presentare il suo ultimo film Ghost Stories, ha tenuto una conferenza stampa in occasione dell'uscita dell'horror nelle sale cinematografiche italiane, il 19 aprile 2018.

Martin Freeman sembra essersi dedicato al genere horror: non solo uscirà prossimamente su Netflix l’horror movie Cargo, ma l’attore è anche protagonista del film di fantasmi Ghost Stories

Ospite al Lucca Film Festival 2018 per ritirare il Premio alla Carriera e presentare il suo lavoro più recente, Ghost StoriesMartin Freeman ha parlato del suo rapporto con il genere horror e con il sovrannaturale nel corso della conferenza stampa che si è tenuta lunedì 9 aprile presso il Complesso San Micheletto nella città toscana:

Fin da piccolo ero innamorato di questo genere, che fa parte di una tradizione britannica che conosco molto bene. Sono cresciuto con questi film, anche perché venivano spesso mandati in onda in tv, in Inghilterra. Penso che i due registi di Ghost Stories, Andy Nyman e Jeremy Dyson, abbiano una passione per questo genere proprio nel loro DNA e credo che questo amore siano riusciti a trasmetterlo anche a me, o quantomeno a spartirlo“.

Il film di Nyman e Dyson è composto da tre episodi sovrannaturali e inquietanti, ciascuno dei quali caratterizzato dalla personalità dei tre narratori, anche se tutti legati da un leitmotiv sottile, o meglio da uno specifico personaggio, capace di tessere una trama molto più complicata di quella che può sembrare all’inizio. Freeman si è soffermato sulla presenza del sovrannaturale nella nostra realtà, confessando contro chi vorrebbe combattere se si dovesse trovare davanti degli zombie, dei fantasmi o Smaug:

In realtà non so se il sovrannaturale esiste, ma non lo sa nessuno. Io sono molto aperto al fatto che qualsiasi cosa sia possibile. Per esempio, stiamo facendo la conferenza stampa in un ex convento, direi che siamo proprio nel territorio del sovrannaturale. Mia madre è andata a scuola in un convento: religione e sovrannaturale vanno a braccetto. Non sono un tipo dogmatico, ma continuo a ribadire che tutto è possibile. 

Per quanto riguarda invece un ipotetico combattimento contro zombie, fantasmi o Smaug, credo che sceglierò quest’ultimo, perché alla fine ci si può ragionare ed è fisicamente visibile. Inoltre, in una schermaglia verbale contro di lui, avrei la meglio. Non penso che agli zombie interessi il dibattito“.

L’attore, oltre ad annunciare il suo horror movie preferito, ha rivelato anche cosa l’ha spinto ad accettare la parte in Ghost Stories:

Avevo appena finito di lavorare con Andy Nyman per una produzione della BBC e lui mi disse che voleva farmi leggere uno script. Quando lessi il copione ero sì entusiasta, ma anche molto spaventato. Ci sono parti che fanno battere il cuore fortissimo, che mettono paura, ma allo stesso tempo ci sono anche delle scene ironiche e buffe. È un film che parla di credenze e fede e penso che sia questa la conversazione che stiamo avendo oggi nella nostra società: la credenza contro la razionalità. Ho letto un paio di volte lo script, e mi ha sempre spaventato, anche quando lo leggevo durante il giorno davanti a un caffè. Jeremy e Andy sono due delle persone più carine che abbia mai conosciuto e anche questo mi ha spinto a dire sì.

Ci sono così tanti horror che adoro, non riesco a sceglierne uno in particolare. Ghost Stories omaggia tutta la tradizione britannica degli horror, come per esempio Incubi notturni o La furia dei Baskerville con Christopher Lee. Uno di quelli che ho visto recentemente, e che mi è particolarmente piaciuto, è stato Scappa – Get out“.

Successivamente, gli è stato chiesto se, secondo lui, le tematiche attuali sono più facili da affrontare nei film di genere come l’horror oppure nei cinecomic. Ecco cos’ha risposto:

Credo che i film di genere non siano necessariamente il miglior veicolo per comunicare. Io sono voluto diventare attore perché adoro ancora sentire e raccontare storie. L’essere umano ha necessità di raccontare storie. Qualche volta uno riesce a comunicare un punto saliente tramite l’umorismo: la risata apre un varco alla comunicazione. Pensate al film dello scorso anno, Morto Stalin se ne fa un altro, che ci faceva capire una serie di eventi storici tramite un tipo di slapstick comedy. Una buona commedia, un senso dell’umorismo intelligente riescono a comunicare dei messaggi in modo ancora più efficace di qualsiasi altro format“.

Il personaggio interpretato da Freeman in Ghost Stories a un certo punto pronuncia la frase: “la vita trova sempre la sua strada“. Ecco, invece, come l’attore ha trovato la sua strada per il cinema:

Avevo 7 anni quando vidi per la prima volta il trailer di Psyco, che considero il film che ha contribuito a far iniziare la mia relazione col cinema e con Hitchcock. Fu mia mamma che mi spinse a guardarlo quando lo trasmisero in tv. Un altro ricordo, che considero una parte importante del mio amore cinematografico, è Star Wars. Ricordo ancora quando andai a vederlo al cinema e il giorno dopo scrissi di Luke Skywalker nel tema di classe“.

Immancabile anche un breve, seppur significativo, riferimento alla sua esperienza vissuta in Nuova Zelanda, sul set de Lo Hobbit:

Avevamo formato una sorta di gang, eravamo per la maggior parte uomini. Abbiamo dovuto frequentare degli spazi angusti e, nonostante il testosterone, non siamo mai venuti alle mani. Mi ha regalato delle persone fantastiche e mi ha dato la possibilità di lavorare con un grande maestro, Peter Jackson“.