Marco Bonadei si racconta, da Il Ritorno di Casanova ai misteri della maschera, vera “finestra sull’anima”

La nostra intervista a Marco Bonadei, dal film Il Ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores agli studi a teatro sui misteri della maschera.

Per Marco Bonadei “recitare significa andare alla ricerca di una verità ultima, ma recitare al cinema o a teatro sono esperienze del tutto diverse, che si svolgono in due luoghi molto lontani ma al tempo stesso vicini”. E l’attore, al cinema con Il Ritorno di Casanova, è largamente abituato a calcare entrambi i luoghi e ad adeguarsi alle diverse esigenze di cui i due mezzi necessitano.
Nel film di Gabriele Salvatores, tuttavia, gli si impone un ruolo che lo vuole dall’altra parte, ovvero alla regia: è il giovane e promettente Lorenzo Marino, acerrimo rivale (a sua insaputa) di Leo Bernardi, alias Toni Servillo. In lui infatti si incarna un’intera generazione di cineasti pieni di idee, energie e novità. 

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Nato a Genova nel 1986, Bonadei si è diplomato nel 2009 presso la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, collezionando proficue e longeve collaborazioni, tra cui quella con Gabriele Salvatores, col quale aveva già lavorato in occasione di Comedians, in cui interpreta il ruolo di Sam Verona, cinico proprietario di un night pronto a tutto pur di diventare un comico di successo. Rispondendo alla nostra curiosità circa l’inizio del loro sodalizio, l’attore racconta di essere stato contattato dal premio Oscar durante la pandemia per entrare a far parte, appunto, del cast di “Comedians, un viaggio di un mese e mezzo in compagnia di artisti straordinari che mi ha fatto da vera e propria scuola. Mi aveva già visto in scena al teatro, il teatro dell’elfo di Milano con il quale collaboro ormai da tredici anni. Ironia della sorte, io che ho costruito la mia professione d’attore sul palcoscenico arrivo grazie a Salvatores al cinema, con una piece teatrale adattata per lo schermo. Inutile dire che ci siamo trovati molto bene a lavorare insieme, cosa che ha dato un seguito alla collaborazione”.

Ritornando al suo ruolo in Il ritorno di Casanova chiediamo a Bonadei di fare una riflessione sull’astio con cui viene visto dal personaggio di Servillo e sull’ammirazione con la quale invece il suo guarda l’operato di Leo Bernardi.
“Penso sia facile ammirare l’operato di qualcuno quando si prevede un’intera vita davanti a sé,” – spiega – “altresì penso sia molto facile provare un senso di rabbia e frustrazione quando la propria vita la si è già vissuta, il proprio lavoro e la propria arte in gran parte li si è già fatti e ci si trova di fronte a qualcosa che rischia di soppiantarti, relegarti nel dimenticatoio. Credo che per un artista che è riuscito a parlare al presente, l’ultimo vero obiettivo è quello della memoria storica, di sopravvivere a sé stessi, con la propria arte”.

Intervista a Marco Bonadei – Lo stile di Lorenzo Marino? Me lo immagino alla Julia Ducournau

Ma parliamo del lavoro di Lorenzo Marino! È un regista di successo, vince addirittura il Leone d’Oro a Venezia. Peccato che non riusciamo a capire quale film abbia girato. Come ti immagini il capolavoro di Marino?
“In realtà a uno sguardo attento, durante la prima apparizione in conferenza stampa, Lorenzo Marino ha dietro di sé il manifesto del suo film, Sorrisi. Non abbiamo mai parlato con Gabriele di che film possa aver fatto Lorenzo Marino, né di che stile abbia, ma pensandoci mi viene in mente un cinema giovane e libero, alla Julia Ducournau. Tra l’altro se non sbaglio il suo Titane vinse Cannes proprio durante le riprese de Il ritorno di Casanova”

A proposito di Casanova: nel film il personaggio interpretato da Fabrizio Bentivoglio tenta di riacquisire un barlume della sua gioventù tramite l’amore (non corrisposto) per Marcolina. Secondo te invece qual è il modo migliore per fregare il tempo che passa?
“Viverlo. Viverlo appieno, e accettare che passi. È inevitabile, ogni tentativo di deluderlo è una vera e propria perdita di tempo”.

Marco Bonadei e l’incontro con Toni Servillo ne Il Ritorno di Casanova

Parlando del rapporto con Toni Servillo, Marco Bonadei ci racconta che il loro incontro sul set “è stato breve ma intenso e strumentale all’interpretazione del mio personaggio, in ultima analisi direi innanzitutto utile. La reale ammirazione che io provo per il suo lavoro mista all’agitazione ed emozione nel lavorare con un mostro sacro del cinema, mi ha permesso di riportare sullo schermo quell’insieme di sentimenti ed emozioni che Lorenzo Marino prova quando incontra il maestro Leo Bernardi.
Ma l’emozione e la gioia più grande è stata quella di incontrare il gruppo di Comedians, eredità di quel bellissimo viaggio condiviso insieme a Salvatores e soprattutto colleghi e amici con i quali ho diviso le tavole del palcoscenico per anni, primo fra tutti Angelo Di Genio, interprete del ruolo del Tenente Lorenzi, mio alter ego nel film, amico fraterno e collaboratore stretto nella vita.”

Cosa ami invece del modus operandi di Salvatores? “L’abilità di Gabriele nel saperti mettere a tuo agio, la raffinatezza e maestria nel dirigerti, facendoti sentire totalmente libero e al tempo stesso guidando verso quello che è il film che il regista vede davanti ai suoi occhi, prima ancora che ci sia, sono esperienze impagabili, un regalo della vita”.
Sulla quale sia invece la citazione preferita tratta dal film Bonadei svela che a suo parere la più poetica è quella frase presa in prestito da Alfred Hitchcock: “per voi è solo un film, per me è la vita intera”.

Come dicevamo in apertura, Marco Bonadei è molto attivo anche a teatro e nel parlare delle differenti esperienze che si sperimentano non può non ammettere che lavorare in entrambi gli ambiti gli permette di dare vita a diverse parti del suo essere nella più totale pienezza, veicolandoli in personaggi e storie talvolta molto distanti. “Se a teatro c’è un costante dialogo con lo spettatore, vivendo il qui e ora ogni sera in maniera differente, ma ogni sera presenti a se stessi e agli altri in un rito collettivo e laico, al cinema tutto è condensato in pochi minuti, pochi secondi, che rimarranno impressi per sempre, o almeno fino a quando qualcuno guarderà quel film.” – spiega – “Quando fai un film il pubblico non c’è, sei tu solo con te stesso e con i tuoi compagni di scena, spiato, osservato dall’occhio della telecamera, hai la possibilità di vivere e lasciar catturare un momento di vita intima, così come nessun altro mezzo o arte può fare”.

Marco Bonadei e i rivoluzionari studi sulla maschera: “finestra dell’anima”

E insistendo sul teatro, ci viene spontaneo chiedere a Marco Bonadei di parlarci della relazione tra cinema e maschera alla luce di uno studio condotto dall’attore ligure nel 2019, a proposito del quale ci svela che l’amore per la maschera è una delle sue passioni più profonde, forse la prima ad averlo avvicinato al palcoscenico e all’arte della recitazione. “Quando si parla di maschera, se ne può parlare in tanti modi diversi, sia fisica che comportamentale, per me maschera è innanzitutto come ci vediamo e come vogliamo farci vedere dal mondo che ci circonda, lavorare in maschera significa anche e soprattutto osservare il mondo attraverso gli occhi del personaggio che si sta interpretando, così come con una maschera, che portata sul viso lascia intravedere il mondo esterno dai due fori che ha al posto degli occhi. Lavoro spesso anche con le maschere fisiche, materiche, sono partito dallo studio della maschera grottesca tipica della commedia dell’arte, per approdare ad un lavoro più astratto e ad ampio spettro. Collaboro da anni con Chiara Ameglio danzatrice e performer, fondatrice della compagnia Fattoria Vittadini, nonché mia compagna nella vita, con la quale abbiamo realizzato diversi spettacoli e altri ne realizzeremo, dove al centro del linguaggio scenico sta l’utilizzo della maschera, una maschera a volte tradizionale, altre volte un mascheramento fisico o dello spazio scenico, del proprio ruolo nella società, una maschera che serve a svelare se stessi, i propri demoni interiori, una maschera che è finestra sull’anima

Ultimando a nostra chiacchierata tra sogni nel cassetto e progetti futuri, annotiamo la presenza di Marco Bonadei nel secondo capitolo di Diabolik, il film dei Manetti Bros., mentre il nome del grande Marco Bellocchio svetta tra i registi con i quali Bonadei spera, un giorno, di riuscire a lavorare. 
Nel mentre, può certamente godersi gli applausi, sia quelli finti che raggiungono il suo personaggio ne Il ritorno di Casanova, sia quelli reali di chi ha sinceramente apprezzato la sua interpretazione sul grande schermo. 

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