Luciano Ligabue presenta Made in Italy: una lettera d’amore e frustrazione al Bel Paese

Luciano Ligabue racconta il suo Made in Italy: una lunga lettera d'amore all'Italia, tra la bellezza sconvolgente e le frustrazione che la gente comune è costretta ancora a subire

Luciano Ligabue torna alla regia con il suo terzo film, Made in Italy, ambientato nel suo borgo d’origine, in Emilia Romagna e in parte anche a Roma. Un film nato dall’omonimo concept album attraverso il quale la rock star racconta ciò che non è: un uomo comune, senza privilegi, che d’un tratto si ritrova senza lavoro. Che poi il problema in fondo non è solo quello, perché nella vita di un uomo ci sono anche gli amici, la famiglia e, in una sola parola, le emozioni.

Per spiegare la nascita del film Luciano Ligabue si è ovviamente ricollegato alla musica, che rappresenta per lui la forma d’arte principale. È chiaramente da lì che tutto ha preso forma e a tal proposito ha detto: “È antagonistico fare un concept album negli anni 2000, sono consapevole della velocità con cui viene ascoltata la musica. Chiedere a qualcuno di ascoltare un album per seguire una storia è presuntuoso”.

Continuando, il regista ha affermato che fare un film è nettamente più difficile che cantare una canzone e tenere un concerto, poiché in quest’ultimo caso le emozioni fuoriescono istantaneamente, mentre elaborare una pellicola vuol dire per lui “progettare le emozioni”.

Made in Italy e il cambiamento secondo Luciano Ligabue

“Il cambiamento fa paura perché siamo propensi a pensare che non porti buone cose”, ha detto il regista, spiegando che spesso ci si ancora a quelle due, tre cose che crediamo fondamentali e, una volta che vengono a mancare, ci sentiamo persi, senza renderci conto che noi stessi siamo il cambiamento e che “a dire chi siamo non sono gli eventi ma il modo in cui reagiamo”.

E sul nostro Bel Paese dice:

“L’Italia è in una fase di incertezza ma non è importante ciò che vedo ma i sentimenti che continuo a provare. Ho iniziato ad amarla dieci anni fa con Buonanotte all’Italia. Volevo provare a raccontare questo sentimento con gli occhi di uno che ha meno privilegi di me e ha un rapporto molto forte e con le radici e con il paese”.

Sempre parlando dell’Italia Luciano Ligabue spiega:

“Siamo assuefatti dalla sua bellezza e siamo passivi al suo malfunzionamento e questo crea una frizione… il mio film è sentimentale, racconta di persone normali e per bene di cui non si parla, perché raccontare il cattivo è più cool”.

Kasia Smutniak scherza sul compagno Domenico Procacci: “lavoriamo male insieme perché lui mi mette in soggezione”

L’attrice, parlando del suo personaggio (Sara) dice di aver preso spunto, per interpretarla, dalla forza che hanno le donne in certe situazioni. “Lei è una che non ha paura di prendere decisioni”, ha detto, “Interpretarla non è stato facile ma mi ha aiutata il mondo di Luciano, le parole della sua musica. Non sapevo bene cosa avrei fatto ma il mondo in cui stavo”.

Procacci, produttore del film, ha tenuto ha sottolineare: “Sono contento che Ligabue sia tornato a fare un film; è straordinario come riesca a maneggiare uno strumento che non è suo. Per quanto riguarda Kasia volevo dire che non lavora qui grazie a me, anzi abbiamo cercato altre attrici e alla fine Luciano ha insistito affinché facesse il provino”.

Stefano Accorsi parlando del suo Riko, il protagonista di Made in Italy, ha detto:

“È un uomo che ricomincia in un momento difficile… non succede nulla di veramente importante nella sua vita ma è il suo punto di vista a cambiare. Trovo raro mettere in scena questo tipo di persone. […] Luciano ti chiede di dare sentimento ai personaggi. […] l’ho trovato in grande forma (rispetto a Radiofreccia), […] è una storia che ha maturato dentro per tanto tempo”.

Ha infine detto Ligabue:

“Tutto questo progetto nasce da un seme che è Non ho che te, la canzone parla di una persona che perde il posto di lavoro e non riesce a trovarne un altro. Non fa parte dell’album Made in Italy ma mi piaceva raccontare (questa situazione) nello specifico, il fatto che una volta che perdi il lavoro perdi utilità, una parte di ciò che sei. […] Ricordo che con Radiofreccia mettevo la macchina a picco per fare capire che eravamo a Reggio Emilia e molti lo hanno definito ‘ritratto generazionale’, (in Made in Italy) i primi piani sono una scelta specifica che funziona soprattutto grazie a Kasia e Stefano: gli stati d’animo diventavano sfacciati”.

Made in Italy è in uscita nelle sale il 25 gennaio in circa 400 copie con Medusa.