Laura Cini parla di Medium: “ho sempre desiderato raccontare l’invisibile”
Medium è il film della regista fiorentina Laura Cini nelle sale e nelle piattaforme digitali a partire dal 2 luglio.
Opera affascinante tanto sulla medianità quanto sulla riconciliazione con il passato e con la morte, Medium di Laura Cini arriva in forma mista in sala e nelle piattaforme il 2 luglio 2020. La regista, insieme alla madre Nadia Angilella, protagonista del film con la sua storia famigliare popolata di fantasmi, ha raccontato genesi e sviluppo del documentario e rivelato qualcosa sui suoi progetti futuri.
“Il film nasce da un mio interesse perché da piccola avevo un canale percettivo aperto che mi ha accompagnato per un lungo tratto della mia vita. Era qualcosa che mi spaventava e non volevo. Sono riuscita a chiudere questo canale, ma la curiosità mi è rimasta perché è nella mia natura raccontare l’invisibile e l’irrazionale, oltretutto da appassionata di horror quale sono”. Medium, film in cui attraverso le storie di perdita della madre Nadia e di Sirio, segue l’attività della sensitiva fiorentina Tarika Di Maggio, è una conquista della maturità: “Ho sentito che era arrivato il momento di affrontare questo tema che da tempo si era affacciato alla mia vita, ma coi miei strumenti di lavoro, non in maniera personalistica”.
Un test è diventato in parte il film, di cui la madre della regista è protagonista
“Inizialmente non volevo seguire la storia di mia madre”, confessa. “Avevo avuto l’idea di girare alcuni colloqui coi defunti, ma avere un operatore in una stanza poteva compromettere l’intimità dell’esperienza, risultare indelicato. Ho pensato, allora, di installare delle telecamere fisse in modo da risolvere il problema. Mia madre Nadia, venuta a sapere di questo mio progetto, ha espresso il desiderio di incontrare, attraverso la medium, sua madre morta quando lei era molto piccola. Ho pensato di utilizzare questo incontro come test, ma poi da lì, inaspettatamente, è nata la storia perché il colloquio tra lei e sua madre con il tramite della sensitiva Tarika è risultato molto interessante. Mia madre è rimasta scettica fino quasi all’ultimo, il suo scetticismo mi ha motivata perché mi sembrava una prospettiva singolare da cui raccontare questa storia, la prospettiva di chi non crede e poi pian piano si lascia coinvolgere. A mia madre non ho detto che cosa sarebbe stato del girato e ciò ha alleggerito la pressione, ha reso più distesa l’esperienza di lavoro insieme a lei”.
Il percorso di Nadia in Medium, tra dolore e scoperta
“Quello che era cominciata come una passeggiata ingenua, è diventato un naufragio, è stato un percorso molto molto doloroso”, ha spiegato la madre Nadia, ripercorrendo i suoi incontri con la medium grazie ai quali, dopo moltissimi anni, è riuscita a ricostruire parte della sua storia famigliare sepolta, tra mistificazioni, tabù e rancori irrisolti. Donna di grande carisma, Nadia è solo ultima di una lunga serie di figure femminili che la figlia ha portato sullo schermo. “Ho sempre indagato il femminile e le figure femminili, ma non è una mia scelta, è qualcosa che mi attrae”, osserva la regista, classe 1968. “La cosa mi stupisce perché io sono cresciuta con tanti uomini, non ho avuto figure femminili di riferimento particolarmente forti. Ora, dopo i documentari L’ombelico magico, su pratiche di magia ancestrali, Punishment Island, su un’isola in cui giovani donne rimaste incinte prima del matrimonio venivano abbandonate, e quest’ultimo, Medium, sto lavorando a una storia di fiction“.