Intervista a Giovanni Virgilio, regista de La bugia bianca

Se è vero che il cinema è un mirifico traghetto in grado di trasportare le arti e agevolare la crescita delle nuove generazioni, ha di certo trovato in Giovanni Virgilio, giovanissimo regista de La bugia bianca, un navigatore coraggioso e amante degli intrichi, come quello che si infilza tra le parole Bosnia, Erzegovina, guerra e donne, resuscitando i racconti di donne rimaste ai margini della storia.

Giovanni Virgilio: intervista al giovane regista siciliano de La bugia bianca

Sono un sognatore, un idealista… e credo che il cinema debba far sognare, riflettere, ricordare. Sebbene la realtà odierna miri a virare verso un botteghino facile, magari mixato alla tv e influenzato da qualche risata di troppo, ho scelto di focalizzarmi sulla violenza sistematica applicata sulle donne durante la guerra di Bosnia e Erzegovina grazie ai racconti di una donna” – spiega il giovane siciliano – Questa Donna, che vive accanto alla nostra bella e dannata Italia, si chiedeva perché il mondo le avesse DIMENTICATE. Inoltre ho scelto quel determinato periodo storico per far capire alla gente che le cose non sono cambiate del tutto. Magari non viene più chiamato stupro etnico e abbiamo abbassato i riflettori dalla Bosnia, ma ancora oggi le donne subiscono violenze fisiche, mentali e sessuali in tutte le parti del Mondo. Magari La bugia bianca può fungere da memoria storica.

Nonostante il tema sia molto educativo, non è stata una passeggiata portare a termine il tuo lavoro, soprattutto per i problemi economici. Alla luce di ciò, secondo il tuo punto di vista, che possibilità lavorative hanno i giovani di inserirsi in questo panorama culturale, nel quale tu stesso operi?

Per quanto mi riguarda mi sono occupato per diverso tempo di produzione, ho diretto alcuni cortometraggi, alcuni dei quali sono stati selezionati alla 68ma Mostra del Cinema di Venezia; con uno ho partecipato a un centinaio di festival. Ma il mio discreto curriculum non è bastato; è stato faticoso trovare una casa di produzione (ne ho girate tantissime!): avevano paura del tema o poca fiducia, altri invece facevano delle proposte davvero indecenti.
Io da giovane e indipendente penso che entrare nel mondo del cinema sia difficilissimo. In questo Paese non basta solo il talento (non dico di averne), ci vuole un bagaglio molto più pesante e più specifico e anche un pizzico di fortuna. Noi con Movieside cerchiamo di coinvolgere e inserire nelle nostre, seppur povere, produzioni chi ha voglia di approcciarsi alla settima arte. Certe volte purtroppo non possiamo permetterci di pagarli, però mettiamo a loro disposizione set veri e propri con vere mdp, capi reparti con curriculum di tutto rispetto e rilasciamo agli universitari degli attestati che fungano da crediti in base ai corsi che seguono.
Con questo non vogliamo dire che il cinema si fa gratis, ma possiamo offrire solo questo e devo dire che tra quelli che hanno collaborato con noi si annoverato anche professionisti che adesso sono affermati tecnici e registi, alcuni dei quali vantano David di Donatello e Nastri D’Argento. Insomma, nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare i giovani come noi e, se posso dare un consiglio, è quello di essere umili, perché questo sistema non perdona!

giovanni virgilio

La maggior parte del cast è fatto da attori giovanissimi. In base a quali doti hai scelto gli interpreti?

Ho conosciuto la protagonista Francesca di Maggio durante il casting di un film che poi non ho più fatto. Ci eravamo persi di vista ma poi, pochi giorni dopo aver deciso di cimentarmi con le riprese de La bugia bianca, ci siamo risentiti per caso. Avevo avuto modo di ascoltare la storia personale di Francesca, fatta di molti sacrifici, durante quel famoso casting, quindi l’ho scelta, oltre che per il suo aspetto fisico, proprio perché ha una natura forte come quella di Veronika. Federica invece (che veste il ruolo di Katrina) è stata cercata appositamente e adeguata al personaggio da interpretare, completamente diverso da quello che è nella realtà. Un grande sfida! Gli altri attori, più o meno, avevano già fatto altre esperienze sul set.

Una delle cose più belle di questo film è la colonna sonora. Ti va di parlarcene?

Non è la prima volta che mi viene fatta questa domanda… Ho sempre scritto con la musica, la adoro. Le mie inquadrature (65% di piani sequenza) sono stare scritte e pensate sulla musica e in questo caso, come nel mio ultimo cortometraggio, ho fatto comporre prima la melodia, dal mio amico e compositore Giuliano Fondacaro, e poi ho iniziato a parlare con Annalaura Ciervo che ha scritto la sceneggiatura con me. Infine, ascoltando una canzone di Erica Mou, mi sono innamorato della sua voce e della sua sensibilità, così dopo un inseguimento da film poliziesco, le ho fatto leggere la sceneggiatura e, trovata l’intesa artistica, è nata la canzone di Erica: La bugia bianca (il titolo del film era già deciso).
Insomma, per me se non esiste cinema senza musica!

Hai già qualche progetto per il futuro?

Vorrei ritornare a parlare della mia Sicilia, ho tanta voglia di una girare un film che abbia una fotografia calda, di girare in costume. Mi hanno raccontato una bella storia siciliana che non parla di mafia, una storia da ambientare in una Trinacria sconosciuta a molti e a me cara. Ho voglia di casa e della vecchia Sicilia, quella che noi isolani non possiamo dimenticare, la nostra bella e assolatissima Sicilia contadina, un po’ Verghiana, a tratti Pirandelliana e un po’ Camilleriana.

Concludiamo con dolcezza: Cinematographe ha una sezione dedicata all’incontro tra cinema e cibo e in La bugia bianca si fa riferimento ad alcuni cibi… quali sono i tuoi preferiti?

Pochi sanno che adoro stare ai fornelli. La cucina è la mia prima passione perché è un’arte! Quindi non ho un piatto preferito, di sicuro sono un amante della cucina Italia e della cucina povera Siciliana, forse perché mi ricorda il neorealismo cinematografico.