Intervista a Andrés Arce Maldonado, regista di Pirula Pirula

Noto per Carta Bianca, film denuncia ispirato alla storia di Sahid Belamel, morì congelato nel 2010 tra l’indifferenza generale, Andrés Arce Maldonado è un regista colombiano, ormai naturalizzato italiano che ha diretto Pirula Pirula, un gaiodramma, una webseries che può essere vista su Youtube. Noi lo abbiamo intervistato.

Parliamo di Pirula Pirula, un gaiodramma. perché hai deciso di girare una webseries?

In realtà non ho mai girato una webseries e la sola idea mi inorridiva. Ho girato un lungometraggio basato su un testo teatrale “comico” scritto e a me proposto da Marco Medelin. Dopo aver visto La Venere in Pelliccia mi è venuta voglia di produrre un film comico che rispondesse a caratteristiche tipiche del low budget (poche location e pochi interpreti). Il testo racchiudeva tutte queste caratteristiche, con l’aggiunta di trattare un argomento “inedito” per il grande schermo italiano: prostituzione gay maschile.

Per motivi che non voglio raccontare in questa sede il lungometraggio si è arenato e per non lasciarlo morire definitivamente è stato sapientemente diviso in capitoli da Chloe Barreau e pubblicato da La Siliàn in collaborazione con Cineama.

Prostituzione e omosessualità sono i temi portanti di Pirula Pirula, un gaiodramma. Due argomenti di cui già è difficile parlarne in Italia, poi figuriamoci insieme. Sei un incosciente o un provocatore?

Non penso di essere nessuna di queste due. Penso di essere più ingenuo che furbo. Ho creduto che, visto il grave clima omofobo degli ultimi anni, sarebbe stato opportuno creare dei personaggi di grande umanità che invadessero l’immaginario collettivo e regalassero al pubblico l’opportunità di avvicinarsi ad un mondo parallelo insospettato.

Intorno al personaggio principale Ettore/Sabrina, orbitano le sue colleghe: Carmela e Giusy. Perché hai pensato ai consigli da dare?

Fondamentalmente questi personaggi non erano scritti, sono frutto dei provini. Mi spiego meglio: avendo visto tante attrici brave, ci sembrava un peccato lasciarle fuori. Così abbiamo immaginato un’integrazione con dei personaggi che avrebbero potuto trasmettere le “regole ascritte” della professione. Visto che non credo ci sia un manuale… Il sapere si tramanda soprattutto oralmente nei “mestieri-artigianali” e ci sembrava un ottimo spunto di analisi non banale e con enormi possibilità di soluzioni comiche.

Pirula Pirula, un gaiodramma ha una deliziosa colonna sonora realizzata dai Bottega Glitzer che hanno quel giusto equilibrio tra musica retrò e rock-folk moderno che ben vestono la serie. Se non avessi conosciuto precedentemente il gruppo, avresti chiamato comunque loro?

Sicuramente sarebbero stati la prima scelta. Ho sempre avuto grande fortuna nell’interazione con la musica: per il mio film Falene ho avuto la collaborazione del mitico Francesco Forni così come per l’ultimo lungometraggio Carta Bianca ho avuto il grande Max Trani. Tutti talenti “seminascosti” ma luminosi.

I toni della webseries sono irriverenti e paradossalmente ovattati. Il linguaggio è quasi sempre non esplicito. Quanto può essere difficile proporla in tv?

Proporlo in tv è semplice… Accettarlo è tutt’altro affare. Credo che nonostante la volgarità non sia di casa in questo serie l’argomento trattato spaventi i network che devono mantenersi tra gli argini della “decenza”. La prostituzione è un tema tabù così come l’omosessualità. Il rifiuto a mandare in onda questa serie per motivi di “censura” la dice lunga sui grandi passi che una società così navigata e collaudata sui temi legati alla sessualità umana deve ancora compiere. Come dire si può fare ma non se ne può parlare. In questo il web è odiernamente il terreno della democrazia applicata.

Sappiamo che Pirula Pirula, un gaiodramma nasce come un lungometraggio. Poi è mutato in webseries. C’è in futuro la possibilità di vederlo al cinema?

Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe la sfera di cristallo che in questo momento sta facendo il tagliando… Certo è, che si potrebbe correre il rischio.

A proposito di futuro, sappiamo anche che stai lavorando ad un altro lavoro che si basa sulla violenza domestica. Ce ne parli un po’?

È un lungometraggio propostomi da Paola Migneco, una cara amica attrice con cui ho lavorato in passato. Sarà un film prodotto da noi, più o meno lo stesso gruppo che ha lavorato in Pirula Pirula, un gaiodramma e su Carta Bianca. Sono due storie parallele di donne che si trovano a combattere una battaglia per la sopravvivenza con il nemico in casa: il proprio marito. Queste donne saranno tacitamente complici e solidali e cambieranno le rispettive sorti dandosi mutuamente appoggio. Sarà un film drammatico, con uno stile secco e minimalista e avrà la pretesa di portare lo spettatore in queste case a spiare l’intimità della violenza domestica che abita in una quantità insospettabile di focolari.

Conosciamoti meglio. Sei stato un artista di strada, sei un musicista e naturalmente un regista. Chi apprezzi o casa dell’arte di strada? Quale musicista adori? E quale regista ammiri?

L’elenco sarebbe troppo lungo. Non ho particolari idoli, mi piace il lavoro di tanti artisti che nella musica possono spaziare da Rachmaninov a De André e nel cinema da Tarkovskij a Tarantino..

Pirula Pirula, un gaiodramma è una webseries di 12 puntate. Questa è la prima: