Giuseppe Bonifati su Tutti i Soldi del Mondo: ‘Il mio Iacovoni, eccentrico e scapigliato’

Giuseppe Bonifati sarà nel cast di Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott interpretando il ruolo di Giovanni Iacovoni, l'avvocato di Gail Harris. In vista dell'uscita del film abbiamo intervistato l'attore tra aneddoti dal set, progetti futuri e solide basi del passato sulle quali costruire il futuro

Il 4 gennaio arriverà nelle sale italiane Tutti i Soldi del Mondo, il nuovo film di Ridley Scott (qui la nostra recensione) che racconta del rapimento di Jean Paul Getty III. Un’inchiesta sconvolgente, un action movie adrenalinico con un cast ricco di star internazionali, tra queste anche Giuseppe Bonifati, giovane attore italiano che nel film interpreta il ruolo di Giovanni Iacovoni, l’avvocato di Gail Harris (Michelle Williams).

Abbiamo raggiunto Giuseppe Bonifati e ci ha raccontato molto del film, della sua esperienza con i big di Hollywood, del suo passato nel teatro e dei suoi progetti futuri. Un ritratto a tutto tondo di una delle grandi promesse del panorama attoriale italiano.

Tutti i Soldi del Mondo è il nuovo film diretto da Ridley Scott, com’è stata la tua esperienza con questo regista? 

“È stata sicuramente un’esperienza unica. Ridley Scott, come regista e leader, ha la capacità di metterti a proprio agio, anche se sei un volto nuovo al fianco di celebrità come Michelle Williams, Mark Wahlberg, Timothy Hutton, Kevin Spacey prima e Christopher Plummer poi. È stato per me estremamente stimolante essere vicino a Ridley Scott (con cui ho interagito molto durante le riprese e da cui ho ricevuto diversi consigli). Ho apprezzato molto il lavoro degli assistenti Raymond Kirk e Roy Bava, davvero bravi per la capacità di tenere le fila di una macchina organizzativa del genere. Encomiabile anche la professionalità di tutta la crew in Italia e in Inghilterra.”

Nel film presti il volto a Giovanni Iacovoni, l’avvocato di Gail Harris, quanto c’è di personale nella tua interpretazione? 

“Ho fatto una ricerca personale anche grazie all’aiuto della famiglia Iacovoni. Enrico, che per primo mi ha contattato, mi ha dato in prestito gli articoli e i giornali sul caso Getty raccolti con cura dal padre Giovanni, 44 anni fa. Un materiale inestimabile di ritagli di giornale, testi e fotografie originali, attraverso il quale ho avuto modo di conoscere meglio i 5 mesi del rapimento di Paul Getty III.  Anche i bei costumi di Janty Yates (Oscar nel 2000 per Il Gladiatore) hanno dato forma al personaggio. Ridley Scott ha regalato infine il suo tocco da maestro quando, vedendo in me un avvocato eccentrico, ha preso a scompigliarmi i capelli, cosa che poi avrei dovuto fare ogni volta sul set prima di girare.”

Spesso si dice che un posto lascia in noi delle esperienze che poi ci portiamo dietro per tutta la vita. Sei nativo di Castrovillari, in Calabria, vivi in Danimarca e ti rechi spesso a Budapest: sei un cittadino del mondo dunque! Volevo sapere quali esperienze personali e lavorative legate a questi posti così culturalmente differenti segnano maggiormente il tuo modo d’essere.

“Penso di avere interiorizzato questo modus vivendi dopo anni di frequenti visite e lavoro all’estero. La Danimarca è “hygge” (cozyness), professionalità e organizzazione, accoglienza e curiosità verso l’altro… Se nel 2008 la testa mi ha portato per la prima volta in Danimarca, il cuore mi ha portato invece cinque anni fa in Ungheria. Linda, la mia compagna, è ungherese. Viviamo a Holstebro, in Danimarca, ma siamo spesso in viaggio per lavoro, dunque quando é possibile fuggiamo a ritemprarci a Budapest.”

Tornando a Tutti i Soldi del Mondo (in uscita in Italia il 4 gennaio) hai avuto l’opportunità di recitare al fianco di Mark Wahlberg e Michelle Williams. Come è stato confrontarti con due big di Hollywood? Qual è il dono maggiore che ritieni di aver ricevuto da loro?

“Di sicuro la sensibilità, la professionalità e l’eleganza di Michelle Williams; le pause fantastiche e disorientanti di Timothy Hutton, mi hanno lasciato un’esperienza unica. Sono stato anche molto grato di aver ricevuto l’amicizia di Mark Wahlberg sia sul set che fuori dal set…”

Le riprese del film ti hanno portato sicuramente a viaggiare molto. In onore della nostra sezione dedicata all’incontro tra cinema e cibo ti chiedo: qual è il luogo e la pietanza che ti porti nel cuore?

“Il goulash è un piatto che adoro e porto spesso sulla mia tavola quando sono in Ungheria. Budapest è una città unica che sento fatta su misura per me, nonostante la lingua sia abbastanza ostica. Dopo aver imparato il danese, la settima lingua sarà l’ungherese… (un buon proposito per l’anno appena iniziato)”

Torniamo alla tua carriera: hai iniziato con il teatro e sei arrivato nel mondo del cinema, quanto è differente l’approccio di un ruolo teatrale da uno cinematografico?

“Penso che il teatro sia un ottimo training per la vita in generale. Nonché per il cinema. Non so da quante situazioni di imbarazzo mi abbia levato. Dopo aver sperimentato il sottile bilico tra fantasia e realtà, arte e politica, nella lunga performance “MAYOR IN RESIDENCE“ (535 giorni) (kunstpartiet.com) giusto prima di iniziare le riprese di ALL THE MONEY IN THE WORLD, penso che l’approccio  sia stato organico. E credo soprattutto onesto. Da artisti penso abbiamo questa grande responsabilità. D’altra parte la macchina da presa amplifica tutto, dunque é meglio non barare, con sé stessi e con il pubblico. Per sintetizzare direi che bisogna essere trasparenti nella costruzione di un personaggio, per il cinema così come in teatro.”

Ti va di darci almeno due buone ragioni per vedere il film?

“La prima ragione è che questa storia non è mai stata raccontata finora al cinema, dunque è già di per sé un buon motivo per catturare l’attenzione del pubblico, in Italia e non. La seconda (siccome gli “americani” sono stati menzionati abbondantemente dalla stampa in generale) è la partecipazione al film di un folto cast di attori italiani, tra questi Marco Leonardi, Nicolas Vaporidis, Guglielmo Favilla, Andrea Piedimonte, Francesca Inaudi, Giulio Base, Maurizio Lombardi, Olivia Magnani, Paolo Bernardini, Adele Tirante, etc… Adele è una grande artista, l’ho rincontrata sul set dopo averla diretta nel 2010 in Ammaliata, nel mio primo spettacolo da autore e regista. Chi poteva immaginare allora questo rincontro e in una tale occasione?”

Tutti i Soldi del Mondo rappresenta di fatto il tuo trampolino di lancio nel mondo di Hollywood, qualche progetto futuro al quale stai già lavorando?

“Ti rispondo con una celebre frase di un amico e attore che stimo tantissimo, col quale ho lavorato anni fa, Renato Carpentieri. Ad ogni esclamazione: “Maestro!” con la sua grande simpatia immancabilmente risponde: “Sempre allievo”. Per dirti dunque che la strada è ancora tutta in salita… Da artista, mi tengo in allenamento “creando”, lavoro come drammaturgo, regista, produttore, oltreché attore per ‘ensemble che dirigo assieme a Linda Sugataghy, DOO performing arts group (doopag.com). Questo é il mio pane quotidiano. Ritorno di nuovo a coinvolgere diversi interpreti nel prossimo progetto interdisciplinare “ARTE COME DIFESA”. A Holstebro abbiamo la nostra sede presso il “Museo dell´Arte in Miniatura”, la più antica casa, nonché forse il più piccolo museo della Danimarca (33 m2). Saremo in tour nella regione dello Jutland nella prima metà del 2018, con azioni, performances, site specifics, workshops, video-installazioni. Dopo l´estate dirigerò inoltre in Ungheria una nuova produzione teatrale, basata su un mio testo intitolato L’ultimo colpo. Tra un progetto e l’altro appariranno credo altri film… Tra qualche mese potrò forse annunciarvi altro!”

Ultima domanda: ci racconteresti qualche simpatico aneddoto dal set?

“Mi dirigo verso l’albergo a Londra, incontro Mark Wahlberg nella hall e ci salutiamo sapendo di rivederci l’indomani per continuare le riprese. Entro in camera, accendo la TV e Mark Wahlberg é di nuovo li: BROKEN CITY, con Russel Crowe… Hollywood: Sogno o realtà?”