Chi è Edoardo Miulli? L’intervista al playboy di RIV4LI che “porge sempre l’altra guancia”
La nostra intervista a Edoardo Miulli. Il giovane attore si racconta dentro e fuori dal set, con ironia e tantissima umanità.
Per Edoardo Miulli (classe 2010), volto di Dario nella serie TV Netflix RIV4LI, cresciuto tenendo a mente l’insegnamento “porgi l’altra guancia”, la recitazione è “un’esigenza, qualcosa che sento dentro di me nel profondo. È difficile da spiegare, è una forza radicata in me da quando ero davvero piccolissimo e di cui non posso fare a meno”.
Dopo essere apparso in serie TV come Tutto quello che ho e Crush – La storia di Diego e in film come Game of Love, Improvvisamente a Natale mi sposo (con Diego Abatantuono), Miulli è approdato nel cast della serie TV Netflix e presto lo vedremo in Don Matteo – stagione 15, in cui interpreterà un nuovo personaggio di cui, però, non può dire nulla.
Quando è sul set cerca di essere “il più vero possibile” perché questo lo rende libero. Fuori dalla scena, invece, dice di essere “un bravo studente” che frequenta il secondo anno del Liceo Scienze Umane ad indirizzo economico sociale. “Sono un ragazzo carismatico (almeno è quello che mi dicono le persone che mi conoscono bene), sicuramente un ragazzo solare. Mi piace la musica, andare al cinema, uscire con gli amici, giocare a biliardo e mangiare il sushi”.
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L’intervista a Edoardo Miulli, Dario nella serie TV Netflix RIV4LI

Il suo viaggio nel mondo della recitazione è iniziato prestissimo: “Quando avevo 4 anni già inventavo spettacoli per intrattenere i miei parenti durante i pranzi domenicali, poi a 6 anni ho partecipato al mio primo spettacolo durante una vacanza estiva.” – ci racconta nella nostra intervista – “Ricordo che quando sono salito sul palco ho sentito una scossa su tutto il corpo, era come energia allo stato puro, una sensazione stupenda; in quel momento ho deciso che avrei voluto essere un attore. Mi sono iscritto in una scuola di teatro e poi ad un’agenzia. Sono iniziati i primi casting, la masterclass e le prime esperienze lavorative”.
Nella serie TV RIV4LI interpreta Dario: “uno dei ragazzi più fighi della scuola: è bello, sicuro di sé, brillante, con una faccia di bronzo grazie alla quale il successo con le ragazze è quasi assicurato” – spiega l’attore, che aggiunge – “È il leader della band musicale i THE STORM. Lui è voce e chitarra del gruppo, scrive i pezzi della band. Inoltre Dario è anche uno sportivo, infatti se la cava bene nel calcetto.
Dario però è anche un ragazzo molto riservato, non sempre riesce ad aprirsi con i suoi migliori amici e a confidarsi, soprattutto quando si parla di emozioni. Dietro l’apparenza di un ragazzo carismatico e a volte spavaldo si nasconde un ragazzo riflessivo, pensieroso, a volte triste; un ragazzo fatto di silenzi e di solitudine, questo perché un evento lo colpisce profondamente”.
Cos’hanno il comune Edoardo Miulli e Dario di RIV4LI?
“Molti punti in comune! In primis il carisma: non passo mai inosservato!” – dice scherzando – “Beh, come lui ho la passione per lo sport e per la musica, adoro cantare e fare beatbox. Inoltre ci accumuna anche la riservatezza, quando si parla di sentimenti è difficile anche per me confidarmi”.
Cosa hai imparato dal tuo personaggio?
“In questo percorso fatto insieme, sia Dario che io abbiamo imparato che non si deve aver paura di ciò che si prova, che i sentimenti dobbiamo viverli tutti, anche quelli più dolorosi, e che dobbiamo esternare quello che proviamo se vogliamo che le persone facciano lo stesso con noi”.
E chi è più playboy tra te e Dario?
“Questa è una bella sfida! Dico solo che anche io come lui ho un discreto successo con le ragazze”.
Edoardo Miulli e RIV4LI: pregiudizi e accettazione

Parlando del periodo adolescenziale, su cui la serie TV si focalizza e di quanto la rappresentazione coincida con la realtà e col vissuto personale di Edoardo Miulli, l’interprete dice: “In RIV4li trattiamo molti temi in cui i preadolescenti possono riconoscersi, tra tutti secondo me quello che coincide di più con la realtà di oggi è il tema del pregiudizio, che poi decide chi è dentro o fuori dal gruppo, come succede all’inizio con gli Insider e gli Outsider. Far parte di un gruppo per noi ragazzi è importante, perché ci consente di sentirci accettati, ci permette di capire chi siamo e cosa vogliamo fare attraverso il confronto e la condivisione. Esserne fuori crea sicuramente disagio, ci si sente soli e viene meno l’autostima“.
“Personalmente penso che i ragazzi dovrebbero essere spronati a fare gruppo fin da piccoli, i miei genitori hanno fatto questo con me. Mi hanno iscritto, all’età di 7 anni, ad un corso di rugby che mi ha insegnato tanto dentro e fuori dal campo. Il valore dell’amicizia, del rispetto e del sostegno incondizionato del compagno, uno sport che insegna che tutti sono unici e che tutti hanno un loro ruolo importante”.
Parlando sempre della delicata fase dell’adolescenza. È un periodo di incertezza e di formazione della propria identità, che può essere segnato anche da delusioni ed episodi spiacevoli, come quelli di bullismo. Secondo te cosa dovremmo fare per evitare questo?
“Il primo passo sicuramente è il dialogo, forse non si parla abbastanza nelle famiglie o quanto meno non sempre si trattano discorsi di cui sarebbe utile parlare, a partire dall’importanza di essere gentili, che essere diversi non è un difetto ma una ricchezza, dell’importanza di raccontarsi e di farsi conoscere per quello che si è. La scuola dovrebbe fare altrettanto, dovrebbe creare dei laboratori di inclusività, dei momenti di dibattito costruttivi, mentre i social media potrebbero trasmettere più campagne di sensibilizzazione e di interesse sociale”.
Edoardo Miulli: i legami sul set di RIV4LI e il rapporto con i social

Com’è stato lavorare con un cast di coetanei? Avete stretto legami anche fuori dal set?
“Ci siamo divertiti molto, tolto il primo imbarazzo è andato tutto alla grande. Abbiamo organizzato quasi subito una cena di gruppo così da rompere il ghiaccio e la complicità che si è creata fuori l’abbiamo portata sul set, credo che si possa percepire guardando la serie”.
C’è qualche aneddoto che puoi svelarci?
“Ce ne sarebbero tanti, diciamo che spesso e volentieri si scherzava tra di noi dimenticando che i microfoni erano sempre accesi, poi quando ce ne ricordavamo scoppiavamo a ridere come matti. Forse pensandoci sarebbe stato meglio firmare un patto di riservatezza“.
Chi sarebbe Edoardo Miulli se non facesse l’attore?
“Questa domanda mi mette in crisi, non è facile rispondere, al momento non ho considerato un piano B. Sono testardo e determinato, posso solo dire che ce la sto mettendo tutta per continuare a fare ciò che mi piace, a trasformare questa passione in un lavoro duraturo”.
C’è un attore o un regista che ti ha ispirato o ti ispira nel tuo lavoro?
“No, non c’è nessuno a cui mi ispiro in particolare. Naturalmente, guardano film con grandi attori, già affermati nel settore, prendo spunto ed imparo qualcosa. Ovviamente ho degli attori che mi piacciono molto, tra cui Alessandro Borghi e Francesco Gheghi, perché sono sempre generosi nell’interpretazione dei loro personaggi“.
Che rapporto hai con i social: li vivi come uno strumento di lavoro o più come un divertimento personale?
“Li uso sia come strumento di lavoro che come divertimento personale. Diciamo che al giorno d’oggi ci permettono di mantenerci in contatto con moltissime persone, di farci conoscere, di far capire chi siamo, le nostre passioni, etc…, per me sono molto utili se utilizzati nel modo giusto, non sono indispensabili. Diciamo che al giorno d’oggi non puoi essere completamente estraneo da questo mondo.”
Sei nato nel 2010: TikTok, AI e tanto altro probabilmente ignoto a noi Millennials fanno parte del tuo mondo. Toglici una piccola curiosità: ci hai risposto tu o hai chiesto a ChatGPT?
“Ah ah ah sicuramente da solo, anche perché il copia e incolla non mi piace. Con ChatGPT rischi di essere omologato ed io preferisco l’unicità“.