Diego Riace su Barbari: “abbiamo passato ore immersi nel fango”, ecco come nasce Quintus

Diego Riace è Quintus, "il guerriero forte, saggio e giusto" della serie tv Netflix Barbari. Produzione tedesca che ha riscosso il plauso della critica internazionale, anche per l'interpretazione dei suoi tre attori italiani. 

Barbari, serie tv di produzione tedesca dal 23 ottobre su Netflix, è riuscita da subito ad attirare l’attenzione di pubblico e critica. In suo aiuto, oltre al fascino di una storia che ripercorre con cura l’epico scontro tra romani e cherusci, un cast d’eccezione, tra cui figurano anche tre italiani. Valerio Morigi, Gaetano Aronica, nel ruolo di Varo, governatore dell’Impero, e Diego Riace, volto di Quintus. “L’uomo di mente e di spada”, come ha avuto modo di raccontarci.

Le sfide di un set internazionale, a guida Netflix e con una sceneggiatura ad ampio respiro (per altro in lingua latina!) erano di certo numerose, e Diego Riace non nasconde la sfida. “Dalla Germania ci sono giunti molti complimenti a noi tre attori italiani”, racconta, “perché sembrava parlassimo una seconda lingua”.

La carriera di Diego Riace, al secolo Diego Bottiglieri, è tra le più interessanti del momento. Dopo aver lavorato con personalità di grande spessore, tra cui citiamo Pupi Avati, Dario Argento e Muccino, arriva su Netflix come nuovo volto italiano del piccolo schermo. Dal 27 novembre Diego Riace figura infatti tra gli attori de La Belva, action di Ludovico Martino che sulla piattaforma sta riscuotendo grande successo.

La carriera di Diego Riace, l’attore della serie TV Netflix Barbari 

Diego Riace Barbarians cinematographe.it

Com’è stata l’esperienza di recitare in un set in cui si parlava principalmente in Latino e tedesco? Eravate seguiti da qualche coach per la pronuncia latina?

“Naturalmente ha richiesto una concentrazione maggiore, perché non conoscendo perfettamente le lingue mi sono trovato spesso ad intuire il significato delle parole a seconda del dialogo. Visto che la produzione teneva molto ad una pronuncia molto fedele alla realtà, abbiamo avuto un coach sia in Italia, che ci ha preparato telefonicamente prima di girare, e un altro sul set, che insieme al regista controllava con attenzione la pronuncia corretta. Era molto pignolo… non lasciava nulla al caso (ride, ndr). Fortunatamente le mie scene non sono state doppiate perché ho fatto un buon lavoro sul latino, tanto è vero che dalla Germania ci sono giunti molti complimenti a noi tre attori italiani perché sembrava parlassimo una seconda lingua.”

In Barbari si racconta una delle più grandi disfatte dell’Impero Romano, la battaglia di Teutoburgo, e dunque la rivalsa di alcune tribù germaniche. Cosa ci insegna oggi un racconto come questo?

“Se si vuole trarre un insegnamento da quello che ha dovuto pagare con la vita Varo e le sue legioni, è che quando le cose sono ben strutturate, come un esercito romano che da centinaia di anni conquistava e colonizzava territori, bisogna essere sempre cauti. Varo, con un po’ di presunzione invece, nonostante gli venga consigliato il contrario dai Prefetti e dal mio stesso personaggio, fa di testa sua, portando il suo esercito alla sconfitta.”

In queste settimane hai più volte raccontato di “aver cercato un ruolo come quello di Quintus per tutta la vita”. Cosa cercavi in un personaggio così e cosa ci hai davvero trovato?

“La cosa bella di Quintus è che è un uomo sia di mente che di spada. Volevo raccontare un personaggio forte e coraggioso, e credo che Quintus sia proprio questo: un po’ rappresenta l’onore dell’Impero romano. E’ un ruolo che ho aspettato tanto: per anni mi sono preparato allenandomi con spade e con asce perché mi ponevo il problema che se fosse capitata l’occasione sarei stato pronto. D’altronde i personaggi e i ruoli che cerco sono di questa tipologia: il guerriero forte, saggio e giusto, proprio come Quintus.”

Qual è la differenza tra recitare per il grande schermo e partecipare a una produzione Netflix?

“Lavorare con una produzione del genere è stato eccezionale. Ci sono stati dei giorni che ho recitato con otto camere sul set, una cosa che non mi era mai successa. E’ tutto molto più “grande” e forse proprio per questo motivo dalla produzione è stato richiesto con rigidità di rispettare i tempi. Quando ci sono così tanti personaggi sul film, oltre ai problemi ordinari, sicuramente la macchina funziona bene se c’è un’ottima pre-produzione e se quando si lavora non si allenta mai la presa. Nonostante le difficoltà, basti pensare che a volte abbiamo lavorato per ore immersi nel fango, la cosa che mi ha stupito è stata la loro professionalità: la esigono e ti rispettano, anche economicamente, ma pretendono tanta precisione. Sono ammirato da produzioni come queste dove regna sia la serietà ma anche la gentilezza.”

Hai visto delle serie o dei film precisi per preparare il personaggio di Quintus?

“Non mi sono ispirato a personaggi in particolare, anche se per passione avevo già di mio un bagaglio di personaggi cinematografici con un carattere simile a questo. Ho voluto “creare” io Quintus, senza lasciarmi influenzare.”

A quale nuovi progetti stai lavorando?

“Il 27 novembre su Netflix è uscito “La Belva”, un film action di Ludovico De Martino: è un‘opera seconda con Fabrizio Gifuni, dove ho un ruolo molto bello. Un altro progetto a cui tengo tantissimo è “The Black Secret” di David Petrucci: un progetto indipendente che abbiamo girato subito dopo il lockdown. È un horror muto in bianco e nero, dove credo di aver interpretato uno dei nazisti più cattivi nella storia del cinema. Tengo molto all’uscita di questo progetto perché sono curioso di sondare le reazioni del pubblico, visto che il fil rouge che attraversa tutta la storia è il razzismo, un tema, purtroppo, mai come oggi così attuale.”

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