Ant-Man and the Wasp – Quantumania: Peyton Reed e il cast svelano i segreti dietro al film Marvel

Incontro con il cast e i realizzatori di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, il film che inaugura la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, nelle sale italiane dal 15 febbraio 2023.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, regia di Peyton Reed, in sala in Italia il 15 febbraio 2023 per The Walt Disney Company Italia, è il terzo film dedicato al supereroe formica e anche il primo dell’attesissima Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. Con Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas, Michelle Pfeiffer, Kathryn Newton e Jonathan Majors. La formula la conosciamo bene: azione, umorismo, sentimento, effetti speciali come se non ci fosse un domani e un’estetica coloratissima. Se chiedete a Peyton Reed come spiegare il successo del personaggio, arrivato al terzo film, vi risponderà così: “Ha funzionato perché è la storia di una famiglia, di tre generazioni di supereroi. C’è Scott Lang (Paul Rudd), che non è il classico milionario dei fumetti, Hope van Dyne (Evangeline Lilly), l’erede di questa dinastia. E poi c’è Cassie (Kathryn Newton), la figlia di Scott. Lui in questo film cerca di bilanciare le cose. Essere un Avenger, ma anche un buon padre”.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania cinematographe.it conferenza stampa

“Nel film” continua “abbiamo esplorato anche un po’ i segreti di questa famiglia. Janet tiene nascosto a tutti cosa le sia successo nel Regno Quantico. Cassie non racconta cosa faccia nello scantinato di casa e del tempo passato in prigione. In fondo, tutti nascondono qualcosa a Scott. E poi, improvvisamente, finiscono nel Regno Quantico”. Paul Rudd illustra con buon spirito di sintesi il cammino di Scott. “Vuole essere un buon padre, soprattutto. Convinto, ma si sbaglia, che l’azione ormai sia alle spalle. All’inizio della saga era un tipo ordinario, senza abilità innate, solo che finisce in questo gruppo di eroi e addirittura combatte contro Thanos. Credo che il suo rapporto con Ant-Man sia un po’ d’amore e odio, ma con il tempo finisce per accettarlo. Sicuramente è molto cresciuto”.

Scott è in una posizione particolare all’inizio di Ant-Man and the Wasp e la cosa non dispiace per nulla a Paul Rudd. “Siamo qualche anno dopo i fatti di Avengers: Endgame, le cose si sono sedimentate un po’. Non direi che a questo punto si stia concedendo un victory lap (giro della vittoria, ndr), ma altri lo direbbero! Ha scritto un libro di memorie, che si chiama Look out for the little guy, prende le cose con calma e cerca di recuperare il tempo perduto con Cassie”. Se c’è una cosa che Evangeline Lilly adora, è come Hope ha saputo evolversi nel corso degli anni. “Quando facciamo la sua conoscenza nel primo film, è una persona fredda e distaccata. Poi, grazie a un fantastico arco narrativo, sboccia. Recupera il rapporto col padre, ritrova la madre, si innamora follemente di Scott, fa da mamma a Cassie. Anche nel lavoro si adopera per migliorare le cose, dal riscaldamento globale alla crisi degli alloggi. E ottiene risultati”. Ma c’è un nodo irrisolto. “Il rapporto con la madre. Lei, a otto anni, magari si immaginava che sarebbero state sempre molto unite, mentre invece Janet sparisce. Questa è una ferita che va rimarginata”.

Ant-Man and the Wasp – Quantumania: tre generazioni di attori a confronto

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Del Regno Quantico parla mr. Marvel in persona, Kevin Feige. “Lo avevamo visto alla fine del primo film. Devo riconoscere che è stata un’idea di Paul, quella di esplorarlo. Parliamo di fisica quantistica, certo, ci basti però sapere che il Regno Quantico è un posto, a livello subatomico, in cui tempo e spazio operano diversamente. Cosa che, a livello di storia e di estetica, ci garantiva molte possibilità“. Parlando di estetica, Peyton Reed, che lavora per tre anni e mezzo all’elaborazione digitale del Regno Quantico, fa un po’ di chiarezza sui riferimenti. “Microfotografia, lo stile di certe riviste, il senso di stupore indotto dal Mago di Oz, l’influenza di Moebius. Ma anche Flash Gordon e Barbarella, cose di questo genere. Nessun altro film Marvel se ne era mai occupato, quindi crearlo è stata un’esperienza eccitante”.

Prende la parola Michael Douglas, il grande vecchio di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. “Secondo me, la ragione del successo di questi film è legata al fatto che parlano di famiglia, evidenziando elementi di vulnerabilità che riguardano persone con superpoteri. In più, c’è molto umorismo. Ma, la verità è che vorrei fare io una domanda, ora. A Kevin. Cos’è esattamente la Fase 5?”. Risponde, con una certa prontezza, Kevin Feige. “Beh, per avere la Fase 5, devi cominciare con la Fase 1! Abbiamo girato un mucchio di film e ne sogniamo molti altri a venire, quindi abbiamo pensato sarebbe stato saggio dividerli in blocchi. La Fase 1 va da Iron Man al primo Avenger, la Fase 2 finisce con Avengers: Age of Ultron, la Fase 3 con Endgame, poi abbiamo avuto la Fase 4 finita con Wakanda Forever, che ci è servita a presentare tanti nuovi personaggi. Ora c’è la Fase 5, con una storyline più definita che punta verso nuovi film con gli Avengers. Ne prepariamo tre per volta. Ci diciamo, se abbiamo tre fasi, facciamo una saga”.

Michelle Pfeiffer vuole mantenersi in territorio spoiler-free. Ci riesce, più o meno. “Beh, non so cosa posso dire di preciso, comunque Janet, dopo trent’anni nel Regno Quantico, finalmente torna a casa da Hank e Hope. Non ha voglia di parlare di quello che le è successo, è convinta di non doverci più fare i conti. Non sarà così, evidentemente. Ora, è chiaro che trent’anni sono un periodo molto lungo e una persona ha le sue necessità, magari si è trovata costretta a fare delle scelte discutibili! Janet però confida nella comprensione della sua famiglia”. Quanto al processo di creazione del personaggio, “in realtà non ho idea di quello che faccio! Il punto è che qui alla Marvel sono così bravi che io mi limito a copiare quello che fanno gli altri”.

Jonathan Majors entra nel Marvel Cinematic Universe dalla porta principale. Kang Il Conquistatore è un personaggio centrale nell’architettura narrativa attuale e dei prossimi film Marvel. “Chi sia Kang, è una domanda che ritornerà spesso, anche in futuro. Un supervillain viaggatore nel tempo, ne esistono molte versioni che si muovo nell’universo, nel multiverso. Molte versioni dello stesso personaggio, molte intenzioni diverse. E io sto cominciando a prenderci confidenza. Da attore, devi sempre sforzati di capire chi sia e cosa voglia il tuo personaggio. Io ce la metto tutta e finché le cose non cambiano seguo la corrente. Poi, se Kang va a sinistra, io giro a sinistra. Se gira a destra, io giro a destra”.

Completa il quadro la giovane Kathryn Newton, che nel film è Cassie. La sua connessione con l’universo di riferimento è forte “Il primo film MCU che ho visto è stato Iron Man, ero una bambina. Da allora ho sempre sognato di poter interpretare un personaggio così. Volevo essere la più grande eroina dei film Marvel e, per ironia della situazione, interpreto Cassie che è in grado di rimpicciolirsi”. Scherza sulla relazione sul set con Paul Rudd. “Lavorare con lui è stato terribile! Non facevo che ridere e distrarmi, fortuna che Jonathan portava la musica e mi aiutava a entrare nella parte. In realtà, ho lavorato alla grande con Paul. Ho visto il film almeno sette volte e ancora non riesco a credere di farne parte”.

Formiche, film solisti, come si prepara un cattivo

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Ant-Man and the Wasp è il film ideale per cominciare la Fase 5, spiega Kevin Feige, perché “ci piaceva l’idea di accostare un supervillain come Kang a questa famiglia che all’inizio non sembra in grado di gestire la situazione. E poi Scott è bravo a incassare i pugni. Nel primo Ant-Man c’era questo flashback di Wasp, l’originale, già allora sognavamo che a interpretarla potesse essere Michelle Pfeiffer. Questo terzo film le regala molte possibilità”. Ci sono molte cose che a Paul Rudd piacciono di Ant-Man, più di tutte “il fatto che è un tipo normale, un papà. Nel corso della storia ha delle riserve a proposito di questa storia dei supereroi. Fa parte del team, ma si pone anche delle domande. Aspetti che non mi piacciono, non ce ne sono. Magari sono troppo di parte”.

Jonathan Majors, mentre ci spiega come si costruisce un cattivo, rivela la sua più grande fonte di ispirazione, in termini di MCU. “Quello che faccio è chiedermi prima di tutto chi sia il mio regista, poi chi è l’eroe. Siccome sono un antagonista, devo sforzarmi di capire quali siano i sogni e le speranze dei miei eroi, per spezzarli più facilmente e poi realizzare i miei, di sogni. Tra l’altro qui me la devo vedere con molti eroi diversi, che è una cosa divertente. Ho studiato moltissimo Tom Hiddleston, che interpreta Loki, per prepararmi”. Per Michael Douglas e Michelle Pfeiffer il film ha rappresentato un bel tour de force, fisicamente. Lei dice “vorrei avere avuto più preparazione per questo, ma devo dire che la gente con cui abbiamo lavorato, qui alla Marvel, è fantastica. Ci siamo dati da fare”. Per lui quello che conta è “avere due donne fantastiche come Evangeline e Michelle che si prendono cura di questo vecchietto”.

Wasp senza Ant-Man, è possibile? Evangeline Lilly è più che favorevole all’ipotesi di un film tutto per lei. “Io ci starei, ma questa domanda non bisogna farla a me, ma a Kevin”. Palla a Kevin Feige, ancora una volta. “Beh, il mondo Marvel, come il multiverso, è aperto a tante possibilità diverse, quindi vedremo cosa succede”. Uno degli elementi più succosi di Ant-Man and the Wasp: Quantumania è il libro di memorie di Scott Lang, Look out for the little guy. Paul Rudd commenta così quest’inaspettata incursione letteraria dell’Avenger. “Quello che posso dire è di precipitarvi alla vostra libreria di riferimento e ordinarne una copia! L’ha proprio scritto Scott. Non posso anticipare granchè, se non che è molto divertente e contiene tante informazioni interessanti”. Il cuore grande di Cassie è l’aspetto del personaggio che stimola maggiormente Katrhryn Newton. “Per quanto sia una persona molto intelligente, lascia che sia il cuore a decidere, non pensa troppo, correndo il rischio di mettersi nei guai, un po’ come me. Vuole essere come il padre, è convinta sia il numero uno ma non glielo dirà mai, ovvio. Di fatto è come lui, una persona normale”.

All’improvviso, la madre di tutte le domande trova finalmente risposta. Riguarda Micheal Douglas. “Se mi chiedete, alla luce dei vari film, qual è la mia opinione sulle formiche, devo dire che le amo. Mi piace molto l’idea di una scienza che permette alle persone di rimpicciolire, quasi fossimo negli anni ’60! Un’altra cosa fantastica è che, dopo tre film, senza fare spoiler, le formiche giocano ancora un ruolo in questo universo”. Interpretare un personaggio così centrale nel gran disegno della Marvel come Kang, è stata una bella sfida per Jonathan Majors. Da affrontare con il piglio giusto. “A voler spiegare cosa significhi per me Kang, non saprei neanche da dove cominciare. Posso però dire che sono qui per il pubblico. Come ogni attore. Quando si parla di MCU, si fa riferimento a un pilastro della cultura e dell’intrattenimento mondiale, non è solo una questione americana. Una bella responsabilità dar volto al personaggio, ma devo dire che non sono mai stato da solo. C’è sempre stata una rete di protezione attorno a me. Per fortuna ho un buon carattere. Kang non ci farebbe granchè, ma per interpretarlo è l’ideale”.