Intervista ad Anna Foglietta tra lotta al patriarcato e impegno civile: “poche voci di uomini e troppo tiepide”

Anna Foglietta affronta alcune tematiche attuali nella nostra intervista, dalla violenza di genere alla questione palestinese, per lei l'arte deve essere scomoda!

Anna Foglietta è una di quelle attrici in grado di spezzare quel muro invisibile che separa lo scintillante mondo del cinema da quello delle persone comuni. La sua empatia e la sua sincera umiltà attraversano il microfono del nostro smartphone quando la raggiungiamo su un’auto in corsa, direzione Marzamemi CineFest 2025 (a Marzamemi dal 6 al 10 settembre), dove sarà proiettato il corto È come sembra, realizzato da AssoConcerti e dalla Fondazione Una Nessuna Centomila per denunciare la violenza sulle donne.

Alla regia la stessa Anna Foglietta, la quale di recente ha denunciato, insieme ad altre personalità di spicco, la presenza delle sue foto sul sito Phica.net. Una tematica, quella della violenza e della parità di genere, che l’attrice romana ha affrontato più volte, anche in tempi non sospetti.
Eppure siamo sempre qui a parlarne, come se nulla fosse realmente cambiato, cosa dovremmo ancora fare, che cosa dovrebbe fare la politica, cosa il cinema, cosa noi come cittadini per evitare situazioni del genere? Perché è chiaro che una donna difficilmente si sognerebbe di mettere su una pagina pubblica le foto del proprio partner, invitando poi gli altri a commentare.

Intervista ad Anna Foglietta: “cerchiamo di ribaltare i paradigmi del patriarcato”

Anna Foglietta intervista cinematographe.it

Alla nostra domanda risponde precisa come una lancia, dicendo: “Tutto questo ha smascherato l’evidenza, come se ne avessimo ancora bisogno. Ovvero, lo sapevamo che è un problema tutto maschile. Io sento sempre poche voci di uomini, troppo poche e troppo tiepide. È un impegno, parliamoci chiaro, l’impegno civile non è una cosa che fai oggi, ti metti una spilletta e sei femminista, quindi ci sei oggi e domani no. No! Il punto è proprio questo, se una persona sente come urgente e necessario un cambiamento culturale. E noi con la Fondazione Una Nessuna Centomila cerchiamo di ribaltare proprio i paradigmi culturali del patriarcato, ma non è un impegno che si può svolgere a giorni alterni, lo si deve fare tutti i santi giorni, soprattutto dobbiamo uscire fuori da questa logica di normalizzazione legata al sessismo e legata a questo concetto di mancanza di consenso.

Anche quando ho detto di manifestare, anche nel mio gruppo più ristretto, è difficile ribaltare questo concetto, non è semplice da afferrare, perché si pensa che, se parliamo di un personaggio pubblico, è normale che le persone possano prendere le sue foto e poi farci quello che vogliono. E invece la risposta è proprio questa: no, non è normale, non è normale che una mia foto, che la foto di una persona, pubblica o privata che sia, venga presa e che su quella foto si possa consumare uno stupro di gruppo, anche se virtuale. Però ripeto: se a parlarne siamo sempre e soltanto noi vittime, questa cosa non potrà mai essere completamente debellata. Sono proprio gli uomini che devono cominciare a interrogarsi su questo, su quando sia insita, proprio dentro da loro routine quotidiana, la sessualizzazione, l’oggettivazione del corpo femminile; sono proprio loro che devono cominciare a interrogarsi su questo, che devono dire basta. Infatti il video che ho fatto per la Fondazione ha proprio affidato a un giovane uomo il compito di dire basta, ma ancora così stiamo? Non se ne può più di sentire come vengono trattate le donne, basta! È semplicemente finito quel tempo, però lo devono dire loro, perché noi lo abbiamo detto, lo abbiamo gridato in tutti i modi, in tutti i modi.

Accendendo la TV e ascoltando i notiziari, purtroppo, si ha effettivamente l’impressione che non basti.
“Lo so, è molto frustrante, però il problema è che la frustrazione a volte diventa bloccante e invece no, noi dobbiamo sempre rilanciare, non dobbiamo dare messaggi deprimenti. Ci sono dei piccoli segnali di fiducia che dobbiamo intercettare e cogliere come importantissimi e là ci dobbiamo appellare, là dobbiamo trovare ancora la forza e la volontà, soprattutto per le nuove generazioni, per dargli veramente una speranza, altrimenti per loro diventa quasi asfissiante questo clima da fine del mondo. Invece no, ciclicamente la storia ci insegna che ci sono periodi complessi. Stiamo vivendo in un clima molto buio, molto complesso, ma c’è sempre un rilancio dopo; noi dobbiamo puntare su quella luce, su quel cambiamento che ci sarà, ed è per questo che per me la Global Sumud Flotilla è così importante, perché rappresenta un segnale di estremo coraggio, è ciò di cui abbiamo bisogno“. 

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Anna Foglietta e la questione palestinese, oltre la Global Sumud Flotilla, “il comando dall’alto è ingiustificabile”

Questi Fantasmi!
Anna Foglietta in Questi fantasmi

A proposito della Global Sumud Flotilla, durante l’82ma Mostra del Cinema di Venezia sei stata fermata mentre manifestavi a favore del popolo palestinese. Qual è stata la tua prima reazione e qual è stato il tuo primo pensiero nel momento in cui ti hanno bloccata? Insomma, immaginavi che sarebbe successo?
Sì, lo metti in conto, vedendo come gira il mondo. Ti dispiace perché tutto quello che si sta facendo, tutto quello che si sta mettendo in atto, lo si sta facendo in maniera pacifica e non violenta; sono situazioni pacifiste queste, ovviamente non sono azioni volte a creare dissidi e disturbi, però evidentemente è ancora una tematica sulla quale ci possiamo permettere il lusso di controbattere ed è ciò che fa più male, è ciò che onestamente più mi disturba e che rinverdisce dentro di me la voglia e il bisogno di continuare ad alzare la voce e a farmi sentire, non per me, ma per il diritto di Stato del popolo palestinese.
Per quanto riguarda quello che è accaduto rispetto all’intervento delle forze dell’ordine, hanno semplicemente eseguito gli ordini dall’alto, ovviamente non sono una di quelle persone che va contro le forze dell’ordine, anche perché ne abbiamo fatti tanti di presidi e cortei e devo dire che tante volte le forze dell’ordine sono state dalla nostra parte; lo sapevamo, lo sentivamo, ci siamo confrontati, per cui non mi sento di prendere una posizione netta contro quello che è successo, da un punto di vista proprio istituzionale, commento ovviamente il comando dall’alto, per me è ingiustificabile, assolutamente, sono completamente contraria.”

Ascolta, alla luce di questo, l’arte ha il diritto o ha più il dovere di schierarsi? 
Entrambe le cose. Per quanto mi riguarda è un dovere da esercitare, quando si fanno film più leggeri abbiamo la possibilità di dire delle cose importanti e poi, sai cosa? Il dovere di esprimere un pensiero che sia uno spunto di riflessione, senza mai cadere nel dogmatico. Non deve essere mai didascalico, perché l’arte deve dare dei suggerimenti, ci è sempre servita a questo! Ci è sempre stata data l’opportunità di riflettere su delle cose anche scomode, perché se l’arte è comoda ed è compiacente non svolge, secondo me, il suo vero lavoro, la sua vera funzione. La scomodità dell’arte è proprio quella di farci sentire il disturbo con noi stessi, per stimolarci ulteriormente a una riflessione più importante; è una crescita continua e quindi credo che l’arte debba esercitare questo dovere nel migliore dei modi.
Ed è anche un diritto, dal momento in cui sappiamo che attraverso questo strumento noi possiamo davvero esercitare la nostra funzione di cittadini, perché l’artista innanzitutto è un cittadino e quindi è un diritto, il nostro, di far sentire i nostri pensieri e far sentire i nostri consigli rispetto a quello che succede nel mondo.

“Il mondo è diviso in due fazioni”

Continuando a parlare della Global Sumud Flotilla e di alcuni commenti, secondo i quali la questione di Gaza godrebbe semplicemente di un ufficio stampa migliore rispetto ad altri conflitti, l’attrice ha replicato dicendo: “Io credo una cosa: credo che l’Italia sia l’Italia, il mondo in questo momento si è diviso in due fazioni, la fazione di chi cerca di mettere in azione un pensiero di pace e di chi invece giudica queste azioni restando comodamente seduto sul proprio divano. Io credo che nel momento in cui ci sono delle persone, che vengono da 44 Paesi diversi, che si mettono in movimento per risvegliare un sentimento di pace attraverso un’azione non violenta e pacifista, noi di quelle persone dovremmo avere non stima, di più! In fondo i partigiani in Italia, quando hanno cercato di liberare il nostro Paese dall’occupazione nazifascista erano un gruppo sparuto di persone, il resto erano ignavi che se ne stavano nelle proprie case a giudicare, additando come sbagliato, magari, anche quello che facevano i fascisti, però non facevano granché. 
Ecco, per me tutti coloro che si mettono in movimento godono della mia incondizionata stima, io sono sempre dalla loro parte.

Anna Foglietta conferma così di essere non solo un’attrice capace di emozionare sullo schermo, ma anche una voce lucida e coraggiosa fuori dal set. Un’artista che non teme di trasformare la sua visibilità in un ponte tra il mondo del cinema e le battaglie più urgenti della società.