Alfonso Cuarón al Roma FF16: “Checco Zalone? Il maestro della commedia italiana”

Alfonso Cuarón è l'ospite della settima giornata del Roma FF16. Il regista Premio Oscar è stato invitato nella Capitale per un close encounter aperto al pubblico. 

Ospite della settima giornata della Festa del Cinema di Roma 2021 è il Premio Oscar Alfonso Cuarón. Nei mesi precedenti la manifestazione, Antonio Monda (il direttore artistico della Festa), ha chiesto al regista di inviargli 4 titoli, selezionati tra le pellicole del cinema contemporaneo e 8 film scelti nel panorama del cinema classico italiano, per rispondere a quello schema tipico del Close encounter che la rassegna propone da anni. Il risultato è stato un incontro pieno di spunti e riflessioni, al quale noi di Cinematographe eravamo presenti.

Per iniziare Alfonso Cuarón ha svelato il primo film che ha visto e il ricordo che ancora conserva. “Il primo film che ho visto è stata La spada nella roccia.” – ha detto – “Ricordo l’espressione che feci quando a Merlino si incastrò la barba da qualche parte. Ho sempre mantenuto un rapporto importante con la Disney”.

Sulle modalità con cui il cinema italiano è entrato nella sua vita, invece, racconta: “Una sera, quando avevo sette o otto anni, mio cugino rimase a dormire a casa mia mentre i miei erano fuori per una festa. Ebbi la possibilità di guardare la tv e i programmi per adulti. Capitò di vedere Ladri di biciclette. L’amore per il cinema esiste da quando ho memoria, ha preso tutta la mia vita. Mi sono confrontato con un cinema diverso, è stato il punto di partenza della mia curiosità”.
Non è mancato poi il riferimento a Checco Zalone, che il regista ha definito “maestro della commedia”. 

Alfonso Cuarón analizza il cinema italiano, dai F.lli Taviani a Federico Fellini

1. Fratelli Taviani, Padre Padrone

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“Devo fare una dichiarazione. Avrei voluto mandarti molte più di dodici sequenze, ma non sono Quentin. Lui è fantastico a fare liste di dieci, gli piace tanto. Per me il cinema italiano è fertile, vastissimo, diversissimo, eppure fuori dall’Italia molti registi sono dimenticati: Fellini, Antonioni, Pasolini, Visconti. Padre Padrone l’ho visto in Messico, conoscevo già molto del cinema italiano ma questo ha una qualità specifica per la quale non posso non onorare i fratelli Taviani (Monda conferma la presenza di Paolo Taviani tra la folla in platea e il pubblico in sala gli dedica un’ovazione). Il cinema per me è un’attrazione misteriosa, il processo di creazione dei film dovrebbe essere una cosa semplice, eppure con il cinema dei fratelli Taviani è stato un mistero. Padre Padrone ha una profonda umanità, ma è anche un approccio mitico con una disciplina marxista, dove tutto avviene senza retorica.”

2. Ettore Scola, Dino Risi, Mario Monicelli, I nuovi mostri

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“Questo film è una scusa per parlare del grande regista della commedia italiana, uno stile fondamentale per il cinema mondiale. Mi riferisco a Monicelli, ma anche a Scola, e specifico di questa commedia è il fatto che parli di tante cose. È un’osservazione sociale, e nel caso di Monicelli una melanconia della vita, una critica fortissima al carattere italiano. Dopo questo tipo di commedia, la critica si è convertita in una celebrazione. Oggi è Checco Zalone il maestro della commedia italiana.”

3. Marco Ferreri, Il seme dell’uomo

“Ferreri è il regista più sovversivo del cinema, come Godard ma con l’assurdo di Buñuel. La sua è una diagnosi così precisa della società.”

4. Francesco Rosi, Salvatore Giuliano

Antonio Monda racconta che la scelta di Martin Scorsese, ospite qualche anno fa del Roma FF, ricadde sullo stesso titolo selezionato da Cuarón. “È l’unico momento del film in cui si vede il suo volto” – dice il regista – “Il resto è una mitologia di Salvatore Giuliano. La madre è LA madre, è La Pietà, incarnazione di tutte le madri del mondo che piangono. È come se Rosi stesse dicendo – Questo sei tu -. Credo che il film, forse sbaglio, possa essere considerato un precursore de La Battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo per la disciplina nella ricostruzione di un certo evento storico. Quando si parla di liste si parla di film e registi, ma non dei veri eroi del cinema italiano, ossia la gente che lavora al di fuori della camera. È il caso di Gianni di Venanzo, il direttore della fotografia di questo film, morto giovanissimo purtroppo.”

5. A. Deed, L’uomo meccanico

“Ho scelto questo film per parlare di quel movimento del cinema muto italiano che è il futurismo. Non è un esempio preciso, lo so. È difficile trovare il film futurista dell’epoca, ma accenna il sapore. Il film è interessante perché è il primo esemplare di robot nel cinema, in 45’ anticipa Terminator. Se guardi al disegno, questo film precede Metropolis (Fritz Lang).”

6. Mario Monicelli, I compagni

“È un film tragico, quasi diverso dal resto delle opere di Monicelli. Per Mastroianni sembra tutto facile, è uno di quegli attori che senti amico, lo conosci subito e questa è la ragione per cui può rischiare di fare personaggi ambigui. Lo spettatore non lo giudicano. È uno dei miei attori preferiti in tutta la storia del cinema. Mastroianni è delizioso. ”

7. Ettore Scola, C’eravamo tanto amati tra i film di cui ha parlato Alfonso Cuarón alla Festa del Cinema 2021

Proiettato al Roma FF16 il 19/10, per celebrare i 100 anni dalla nascita di Nino Manfredi e il novantesimo anniversario dalla nascita di Ettore Scola, C’eravamo tanto amati è uno dei film preferiti da Cuarón. Del film il regista dice: Scola è un cineasta che amo, con una carriera così diversa. Il suo primo film è più vicino alla commedia, poi ha cominciato a dedicarsi al melodramma. Questo forse è il film più bello sul passare del tempo. Il mondo cambia così come la sua percezione, con questo film Scola comincia a mostrare una preoccupazione più formale, che ha approfondito poi nel resto dei suoi lavori. Rispetto alle sceneggiature americane, quello italiano è un melodramma più realista, fortemente legato al contesto sociale.”

8. Federico Fellini, La Dolce Vita

“Fellini è una pietra fondante del cinema moderno. Ho montato la sequenza in acqua di Roma ispirandomi al vento della scena finale de La Dolce Vita. È un maestro formalista, tecnico, il più grande che abbiamo avuto. Fellini si preoccupa della donna con una certa ossessione.”

Il regista Alfonso Cuarón passa poi a commentare le quattro sequenze selezionate tra i film del cinema contemporaneo che più lo hanno conquistato.

1. M. Frammartino, Le quattro volte

“Una frase che utilizzo per provocazione è che la narrativa è il veleno del cinema. Perché il cinema esiste anche senza suono, attori, colore, storia, ma non può esistere senza il principio del  tempo. Frammartino è un maestro del tempo, osserva il flusso dell’esistenza contemporaneo. Questo è uno dei film più importanti di questo secolo.”

2. E. Crialese, Respiro

“Credo di amare questo film. Emanuele è grande. Se guardi la camminata della prima scena puoi dire tranquillamente- Questo può essere un film del primo Visconti, Rossellini forse -. Poi è un’esplosione del Crialese più puro, un cinema moderno, astratto e questo funziona perché tutto è ancorato alla realtà non solo contestuale ma emozionale. Io provo profonda ammirazione per il cinema di Emanuele.”

3. Valeria Golino, Miele: 

“Valeria non solo è una bravissima attrice, ma anche una dei registi moderni più importanti. Ho visto questo film a Londra, è stato una sorpresa per me. In tutto il film, tutto quello che guardi sembra che accada realmente. Allora guardavo il film e provavo ad analizzarlo, la tecnica non era mai ostruttiva. Quello che Valeria fa con Miele è oscurare la tecnica, che è perfetta ma sparisce. Il personaggio è sempre in primo piano senza sentimentalismi né retorica. In tutti i secondi si sente il mondo.

4. Alice Rohrwacher, Lazzaro Felice 

“Con Lazzaro Felice, Alba cerca la bontà dell’umanità.”