Agadah: il regista Alberto Rondalli e il cast parlano del film

Il regista Alberto Rondalli parla de suo nuovo film, Agadah, insieme al cast: Umberto Orsini, Alessio Boni, Valentina Cervi e Federica Rossellini.

Durante la conferenza stampa per l’anteprima di Agadah emerge immediatamente l’audacia e la spettacolarità di questo film. Tutti gli attori presenti, ovvero Umberto Orsini, Alessio Boni, Valentina Cervi e Federica Rossellini, ci tengono a sottolineare il coraggio di un film del genere ai giorni nostri, un film che il pubblico di oggi non si aspetta più. Il film Agadah, che ha come protagonista Nahuel Pérez Biscayart, è tratto liberamente dal Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki. Risalente ai primi dell’ottocento, è un racconto nel racconto e a sua volta ancora nel racconto, in cui diversi metodi e generi di narrazioni si mescolano in un racconto onirico, unito al genere rocambolesco, cabalistico, esoterico e allo stesso tempo con un certo tono ironico. Il film cerca di restituire tutti questi aspetti alla pellicola e di renderne la complessa struttura del testo scritto.

Il regista Alberto Rondalli racconta, in merito ad Agadah:

“Il film, pur essendo una piccola riduzione dell’enormità del romanzo, il quale racconta 66 giornate e in cui si intersecano centinaia di personaggi, per necessità doveva fare un piccolo sunto, solo 10 giornate, una delle riduzioni che Potocki stesso aveva fatto. Abbiamo cambiato il titolo in Agadah che significa proprio narrare, ma narrare secondo varie accezioni, quindi non solo la narrazione di storie filosofiche, piuttosto che gotiche, piuttosto che erotiche, é un’accezione che ingloba tutte queste forme di narrazione.”

Alla domanda come gli attori avessero lavorato sul loro personaggio e se si siano approcciati, oltre che alla sceneggiatura, anche al libro, ognuno a risposto diversamente e in maniera interessante:

Prende la parola per primo Alessio Boni:

“Non ho letto il libro di Potocki, ho parlato molto con Alberto, mi sono buttato dentro più sul fatto cabalistico ebreo, gli esercizi fatti mi hanno portato più dentro l’ebraismo, la postura e i gesti del ‘700 del mio personaggio. Mi ha colpito della sceneggiatura un tentativo, quasi onirico e folle alla Cervantes di Don Chisciotte e Sancho Panza dentro un viaggio onirico, cabalistico e quant’altro. Mi affascina, mi ha attratto, so e lo sa Alberto, non è il genere di film che va oggi, ma questa cultura che appartiene all’uomo, questo viaggio onirico meraviglioso mi ha portato dentro uno spazio a sé stante, mi ha portato dentro la follia dell’essere umano, un mondo a sé stante, un mondo a sé stante.”

Valentina Cervi: “Quando ho letto la sceneggiatura ho avuto la stessa sensazione di una grande possibilità e un grande privilegio di far parte di un film che si prendesse il tempo di esplorare certe cose.”

Umberto Orsini: “Io sono molto pragmatico. Ho girato tre lunedì. Mi sono visto mettere addosso una parrucca, una barba, Alberto mi spiegava il personaggio e la storia la conoscevo tramite la sceneggiatura anche io. In qualche modo mi sono affidato al mio istinto e ai consigli della regia, a avere quel tipo di ironia ed ambiguità ,che poi ho visto dentro al film con grande sorpresa, quando uscivano questi aspetti. Sono abituato a recitare le parole più che le azioni, io faccio un teatro di parola e quindi per me era buttarmi in un gioco usuale, cioè lavorare sulle parole. Ho avuto davvero grande ammirazione per il coraggio produttivo per il tipo di proposta.”

Federica Rossellini: “Io ho letto il romanzo dopo aver letto la sceneggiatura di Alberto, perché mi sono molto appassionata. Mi ha fatto fare un viaggio. I personaggi femminili avevano una grazie e una complessità che non è sempre detto che ci siano in uno sguardo di una regia al maschile.”

Si conclude la conferenza con le parole del regista sulla coesistenza nel film di lavoro artigianale e digitale per gli effetti speciali, come fosse importante per lui trovare un equilibrio estetico per un film che non risultasse troppo fantasy ma pittorico, un film in cui tecnologia e artigianalità si incontrano.