Yara: la storia vera del film di Marco Tullio Giordana

La storia vera del film di Marco Tullio Giordana riguarda l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate di Sopra nel tardo pomeriggio del 26 novembre del 2010.

Sono passati 11 anni dalla scomparsa di Yara Gambirasio, l’evento da cui è partito il regista Marco Tullio Giordana nel suo film in uscita il 5 novembre 2021 su Netflix.

Yara: una ragazzina sparita nel nulla

Tullio Giordana prende la storia di Yara e la porta al cinema, decide di piegare la realtà, modificando alcuni elementi pur restando ligio alla verità dei fatti e alle carte del processo. La ragazzina scompare da Brembate di Sopra nel tardo pomeriggio del 26 novembre del 2010. La giovane è in palestra per gli allenamenti – mentre nel film è lì per portare lo stereo del padre – e non farà più ritorno a casa che dista pochi minuti a piedi. Non vedendola tornare, dopo circa un quarto d’ora di attesa, i genitori provano a telefonarle, ma il cellulare è spento. C’è solo una cosa da fare, denunciare la scomparsa della ragazzina.

La ricerca inizia, tutto si mette in moto. In base alle testimonianze, gli inquirenti stabiliscono che è rimasta in palestra fino alle 18.40; il primo ostacolo avviene nel momento in cui emerge che le telecamere di sorveglianza della palestra non funzionano. Gli accertamenti sulle celle stabiliscono che alle ore 18.44 il cellulare della ragazza si trova nella zona di Ponte San Pietro, in via Adamello. Cinque minuti più tardi il cellulare aggancia la cella situata a Mapello. L’ultima informazione risale alle ore 18.55, quando il telefono di Yara si aggancia alla cella di via Ruggeri, Brembate di Sopra.

Il primo sospettato è Mohamed Fikri, piastrellista di origini tunisine che viene fermato dalla polizia su una nave, partita da Genova, alla volta di Tangeri, il 5 dicembre 2010 per un’intercettazione telefonica in cui sembra che lui dica: “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”. Dopo altre perizie emerge l’errore di traduzione dall’arabo, Fikri dice: “Allah ti prego, fai che risponda”. Il 7 dicembre viene scarcerato ma le accuse di omicidio e occultamento di cadavere vengono ritirate solo nell’inverno del 2013.

La ricerca di Ignoto 1

Il corpo di Yara viene trovato tre mesi dopo la scomparsa lungo un torrente, poco distante dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9 chilometri di distanza da Mapello dove si erano concentrate le ricerche; proprio lì la ragazza è stata uccisa e probabilmente è stata prima portata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla (una delle prime piste seguite è quella dei pedofili che seguivano le gare di ginnastica ritmica per soddisfare il proprio piacere). La situazione si fa sempre più drammatica e complicata, emerge dalle analisi sui suoi vestiti che quelle tracce non compatibili con quelle della ragazzina appartengono a un maschio, forse colui che l’ha uccisa o un suo complice. Quell’uomo è Ignoto 1 e quel DNA è prova regina. Il lavoro è certosino: sono state controllate tutte le persone entrate in contatto con la ragazza negli ultimi giorni prima della sua scomparsa; è stato analizzato il DNA dei frequentatori della palestra, dei lavoratori del cantiere di Mapello e dei frequentatori della discoteca a poche centinaia di metri da dove era stato trovato il cadavere. Gli investigatori trovano un legame genetico, seppur parziale, tra Ignoto 1 e un uomo di nome Damiano Guerinoni. Vengono disposti test del DNA su tutti i suoi familiari, e questo porta all’identificazione di tre cugini di Guerinoni con una compatibilità genetica ancora più alta con il DNA maschile trovato sugli slip e i leggings di Yara Gambirasio. Per avere un quadro completo gli investigatori hanno bisogno del DNA del padre dei tre cugini, Giuseppe, morto nel 1999. Dopo una prima verifica sul DNA ottenuto dalle tracce di saliva sul retro di una marca da bollo apposta sulla patente di Giuseppe Guerinoni, viene disposta la riesumazione del cadavere. Ricercando tra le parentele di Guerinoni viene a galla che Ignoto 1 è suo figlio ma concepito fuori dal matrimonio. L’indagine cambia, bisogna trovare la madre di Ignoto 1. Così si arriva a Ester Arzuffi, la madre di Massimo Giuseppe Bossetti, cresciuto dal padre non biologico.

Lunedì 16 giugno, Massimo Giuseppe Bossetti, operaio nel cantiere, marito e padre amorevole, viene arrestato per l’omicidio di Yara. Viene portato in caserma dove viene sottoposto a un primo interrogatorio, durante il quale si avvale della facoltà di non rispondere. L’uomo viene poi condannato all’ergastolo, nel luglio del 2014, pur continuando imperterrito a proclamarsi innocente.

Marco Tullio Giordana vuole raccontare le verità sul caso

Il film di Tullio Giordana, racconta tutte le tappe di questa dolorosa storia, mescolando l’emotività e la ricerca della verità. Sia la famiglia Gambirasio che gli avvocati di Bossetti dicono di non essere stati contatati dal regista per aver un “lasciapassare” per affondare le mani in una delle ferite più profonde della storia recente.

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