Wes Craven: l’uomo, il mito, l’incubo

Wesley Earl Craven (Wes Craven) regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, è scomparso all’età di 76 anni. L’eredità lasciataci dal “Guru of Gore” (così venne soprannominato) è di molteplici capolavori per gli amanti del genere horror, del cinema o semplicemente per gli estimatori del grande artista statunitense.

La paura è una delle emozioni più importanti che l’uomo possa provare. La paura ci salva la vita. Facciamo i conti con essa tutti i giorni, da quando nasciamo a quando moriamo. Ho avuto molte paure nella mia vita. Ne ho avuta tanta quando è morto mio padre e io avevo solo sei anni. Ora sono anziano, le uniche paure che mi rimangono sono quelle della malattia, per me e per i miei figli.

 

 The Last House on the Left

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“Mary, appena diciassettenne,ottiene dai  genitori il permesso di passare il giorno del suo compleanno con la sua amica Phyllis, mentre la famiglia prepara i festeggiamenti. Cercando erba da fumare per festeggiare in solitudine, conoscono un’eroinomane che le invita a casa sua per vendere loro la droga ma ben presto si accorgeranno di essere cadute in una trappola. Il branco di orchi, dopo aver barbaramente seviziato, torturato, violentato e poi ucciso le due ragazze, decide di lasciare il paese per non farsi trovare dalla polizia. Prima di andarsene cercheranno rifugio per l’ultima notte nell’ultima casa a sinistra dove vivono i genitori di Mary; scoperto l’omicidio, al branco spetterà un destino crudele fatto di sangue e vendetta” 


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Il debutto cinematografico di Wes Craven è una piccola produzione a tratti rozza e primitiva, che ha nella tecnica una patina granulosa tramite la quale descrive il ritratto della malvagità umana che si infiltra all’interno di una famiglia della classe media. Il film, nonostante il regista si sia ispirato a Ingmar Bergman e al suo La fontana della vergine, ha in realtà più cose in comune con Sam Peckinpah  e il suo Cane di paglia per come esso ripercorre l’ascesa/discesa di una coppia sposata innocua trasformata in assassini metodici. Insieme a La notte dei morti viventi di George Romero e Non aprite quella porta di Tobe Hooper, Wes Craven ha contribuito a ridefinire l’orrore americano con questo debutto – tutti e tre i film ritraggono la società moderna fatiscente immersa nella follia e orrore – ma, a differenza dei suoi colleghi, Wes Craven dà al suo film una verosimiglianza di disagio, impostandolo esattamente nel cuore della moderna America. Mentre a volte è scomodo e incoerente, con intermezzi comici di distrazione, la sua gestione delle scene di orrore brutali è inquietante, e la morte della figlia è un momento inaspettatamente tranquillo e lirico. Il film è il capostipite del genere dei “Rape & Revenge” movie e vanta un remake datato 2009.

The Hills Have Eyes

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La famiglia Carter sta guidando un camper all’interno del deserto americano e, malgrado gli avvertimenti dati da un uomo ad una stazione di servizio, decidono di addentrarsi all’interno delle colline rocciose. Quella che sembrava una gita di famiglia si trasformerà ben presto in un incubo quando scopriranno che le colline sono abitate da esseri deformi e affamati di carne umana.

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Intenso e brutale, Le colline hanno occhi si presenta come un tipico film Grindhouse, totalmente differente rispetto a L’ultima casa a sinistra e la sua notorietà associata. Il cast riciclato da Eat my dust di Charles Griffith, oggetti di scena di Robert Burns da Non aprite quella porta, i 120 gradi di calore percepibili ad ogni scena, lesioni ,effetti speciali, e parecchio gore, fanno sì che la seconda pellicola diretta da Wes Craven a metà tra il Cannibal Movie e l’horror da Drive-in (omaggiato anche da Raimi nel suo La Casa) sia un pugno allo stomaco per ogni amante dell’horror.

La parentesi televisiva di Summer of Fear e Deadly Blessing

Rachel vive in una fattoria insieme al fidanzato. Julia, dopo aver perso i genitori, va a vivere nella fattoria insieme alla cugina. Da quel momento fatti inspiegabili e terrificanti cominciano a manifestarsi…

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La parentesi televisiva di Wes Craven datata 1978, nonostante il regista abbia sempre lavorato con budget molto bassi, si discosta totalmente dai primi due film: innanzitutto lo stampo televisivo si nota ancora oggi con uno stile totalmente diverso da quello visto nei lavori precedenti. Affrontare il tema della stregoneria negli anni ’70, poi, non era assolutamente cosa facile, ma per amare appieno il regista è un film da recuperare che sicuramente non piacerà a tutti per lo stampo troppo televisivo. Da segnalare la presenza di Linda Blair come protagonista.

Siamo nel 1981 e il regista torna alla regia di un lungometraggio per il cinema: Deadly Blessing (Benedizione mortale).

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Tre ragazze all’interno di una comunità Ittita dovranno cercare di sopravvivere a Incubus, presenza invisibile che non vuole accettare il progresso tecnologico commettendo efferati omicidi.

Il film è il frutto dello sceneggiatore Glenn M. Benest e produttore Max Keller. Jensen, Buckner e Stone creano un trio principale memorabile e il cast di supporto (in particolare Borgnine e Nettleton) sono impressionanti malgrado una sceneggiatura di non altissimo livello. Il direttore della fotografia Robert Jessup ottiene il massimo dai luoghi dove è stata girata la pellicola e la colonna sonora di James Horner è abbastanza efficace. La sorpresa finale in pieno stile Carrie è stata aggiunta su insistenza dei produttori e va contro la logica della sceneggiatura (che è più  un thriller psicologico che un film horror). La sequenza del sogno con Sharon Stone e una tarantola è da brividi, ma meno surreale degli incubi di A Nightmare on Elm Street. Il film però dimostra che Wes Craven – ancora ricordato per L’ultima casa al momento dell’uscita della pellicola – è stato in grado di fornire un studio cinematografico non indifferente e ben strutturato.

A Nightmare on Elm Street

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“1, 2, 3 Freddy sta arrivando per te.”  Demone, fantasma, serial killer: Freddy Krueger in tutta la sua crudele onnipotenza. Siamo nel 1984 e Wes Craven dirige il primo capitolo dell’immortale serie teen-slasher.

Freddy (Robert Englund) ossessiona il sonno degli adolescenti di Elm Street. I risultati sono terrificanti ma non solo: Kruger non si limita a tormentare le persone, le uccide mentre stanno dormendo all’interno dei loro incubi.

A Nightmare on Elm Street è il primo capitolo della serie incubo/slasher dalla lunga longevità cinematografica che ha totalmente rivoluzionato il mondo dell’horror. Incredibile ma vero, la storia prende spunto da una serie di articoli del Los Angeles Times, sulla morte di alcuni giovani rifugiati asiatici in seguito a degli incubi notturni, come dichiarato dallo stesso Wes Craven in un’intervista. La trama che coinvolge il pedofilo Fred Krueger, precedentemente ucciso (bruciato a morte) da parte dei genitori dei bambini del quartiere, è un’innovazione e un azzardo per l’epoca. Nonostante sia totalmente diverso dai suoi lavori precedenti, introducendo situazioni oniriche, Wes Craven tenta il colpo e ci riesce, regalandoci un mostro sacro del cinema dell’orrore conosciuto in tutto il mondo.

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The Hills Have Eyes II e The Twilight Zone

Nonostante il successo di A Nightmare on Elm Street sia stato enorme, Wes Craven si ritrovò con problemi economici. Decise quindi di girare un sequel del suo film che lo consacrò come “Guru of Gore”.

Un gruppo di motociclisti viaggia per il deserto e sono bloccati in una vecchia miniera. Presto realizzano che sono osservati da un gruppo di cannibali sconosciuti dal mondo civilizzato.

Una sceneggiatura debole, i continui flashback al film originale e la poca voglia di dirigere un sequel faranno sì che Le colline hanno gli occhi 2 diverrà il film rinnegato del regista statunitense.

« C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi…

Ai confini della realtà“. »

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Seppure considerata fantascientifica, la serie in realtà esplorò raramente i temi classici della fantascienza, focalizzandosi invece su storie incentrate sulle vite di normali persone che venivano radicalmente cambiate dall’incontro con l'”ignoto”, con uno squarcio nella realtà che faceva diventare credibile anche l’impossibile. Wes Craven diresse ben 5 episodi nella stagione 1985-1986.

The Serpent and the Rainbow / Shocker

“Nelle leggende vodoo il Serpente è il simbolo della terra. L’arcobaleno è il simbolo del paradiso. In mezzo ai due, tutte le creature nascono, vivono e muoiono. Ma siccome ha un’anima, l’uomo viene intrappolato in un posto terribile dove la morte è solo l’inizio.”

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Lo Zombie movie diretto da Wes Craven esplora le origini del mito dei non morti: l’antropologo Dennis Alan (Pullman), si reca ad Haiti, politicamente scossa, per compiere una ricerca: trovare la sostanza che si dice possa trasformare gli uomini in zombies. Arrivato là non troverà solo questo. Troverà l’amore della psichiatra Marielle, l’aiuto di svariati maghi e l’ira di uno stregone potentissimo legato al governo dittatoriale che cercherà in tutti i modi di trasformarlo in un morto vivente. Curato sotto il profilo tecnico in modo maniacale da Wes Craven, la pellicola è un piccolo gioiellino dell’horror. I protagonisti sono tutti al posto giusto anche se a molti ha fatto storcere il naso il fatto che il male sia stato messo nelle mani dei politici  ma, proprio quell’anno, è uscito un prodotto con un concetto molto simile che metteva invece nelle mani delle multinazionali il male assoluto totalmente nascosto all’occhio umano: Essi Vivono. L’anno successivo (siamo nel 1989) Wes Craven dirige forse il film più grottesco della sua intera carriera, con sfumature comiche miste ad horror esagerato: Shocker.

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Un serial killer dopo aver ucciso più di 30 persone finisce sulla sedia elettrica. Continuerà a mietere vittime anche da morto attraverso l’elettricità.

L’ambizioso progetto di Wes Craven verteva a creare un nuovo, formidabile e oscuro personaggio iconico come Freddy Krueger. Ma l’operazione non riuscì in pieno, dirigendo un film troppo lungo e pieno di numerose e inutili sottotrame. La mancanza principale del film è da attribuire alla mancanza di un vero e proprio antagonista carismatico che possa tenere su un film da 110 minuti.

The People Under The Stairs

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’Folle’, un ragazzino di colore del ghetto, ha la madre malata di cancro e non ha i soldi per l’operazione; a questa disgrazia si aggiunge anche lo sfratto ad opera di due particolari figure, i Robeson, possidenti di molti immobili che demoliscono, cacciando gli inquilini. Le Roy, un ladruncolo, scoperto casualmente l’indirizzo dei due e sapendo che essi possiedono una favolosa collezione di monete d’oro, decide di rapinarli con l’aiuto di Folle e di un amico, Spencer. Costui riesce a penetrare nella casa con uno stratagemma, ma non ne esce più. Usciti i padroni, Le Roy e Folle si introducono nella sinistra abitazione piena di trappole e sorvegliata da un feroce rottweiller, dove si sentono rumori inquietanti. Ma il mistero si infittisce quando scoprono che nel sottoscala ci sono delle persone segregate…

La casa nera può essere considerata una pellicola a metà tra la favola per la buonanotte e un libro di Piccoli Brividi (li ricordate?) e potrebbe essere uno dei primi film dell’orrore da mostrare ad un pubblico più giovane. Nonostante l’età dei protagonisti (che comunque se la cavano più che bene), il film di Wes Craven porta con sé un messaggio molto importante, ricordandoci che i mostri molto spesso sono gli uomini e non le creature che vivono sotto le scale.

Scream, la saga.

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Woodsboro, una pacifica cittadina in California, viene sconvolta dagli omicidi compiuti da un misterioso killer che si aggira indossando un costume di carnevale che riproduce le fattezze del soggetto del quadro di Munch “L’Urlo”. Sidney Prescott  diventa la preda del killer.  La giornalista d’assalto Gail Weathers ed il poliziotto imbranato Dwight Riley investigano…

Il film riprende le caratteristiche dei vecchi film horror (come Nightmare o Halloween, la notte delle streghe). In questo film possiamo ascoltare dei dialoghi che fanno della satira sui vecchi film horror. La pellicola (l’ultima di grande successo per Craven) fa parte di una quadrilogia: ad esso seguirono infatti Scream 2, Scream 3 e Scream 4 che però non raggiunsero mai la notorietà del primo capitolo. Basata sull’omonima saga cinematografica slasher Scream, esiste anche una serie televisiva con l’omonimo titolo e datata 2015 che vede protagonista un gruppo di studenti di una scuola superiore alle prese con un serial killer in una fittizia cittadina degli Stati Uniti.

 

Wes Craven: genio, mito, leggenda.

Ciao Wes, grazie per tutti gli incubi che ci hai regalato.

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