The people under the stairs (La casa nera): recensione

Quando tra gli amanti dell’horror viene nominato Wes Craven, i discorsi diventano molteplici assegnandogli di diritto il ruolo di uno dei padri fondatori del cinema horror della golden age anni ’80/’90. Il regista statunitense sicuramente viene ricordato per aver creato la saga di Nightmare, Scream o Le colline hanno gli occhi ma forse non tutti sanno che, seppur con il suo stile macabro, ha anche creato prodotti “per famiglie”, piccoli capolavori dell’orrore adatti anche ad un pubblico più giovane.

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«’Folle’, un ragazzino di colore del ghetto, ha la madre malata di cancro e non ha i soldi per l’operazione; a questa disgrazia si aggiunge anche lo sfratto ad opera di due particolari figure, i Robeson, possidenti di molti immobili che demoliscono scacciando gli inquilini. Le Roy, un ladruncolo, scoperto casualmente l’indirizzo dei due e sapendo che essi possiedono una favolosa collezione di monete d’oro, decide di rapinarli con l’aiuto di Folle e di un amico, Spencer. Costui riesce a penetrare nella casa con uno stratagemma, ma non ne esce più. Usciti i padroni, Le Roy e Folle si introducono nella sinistra abitazione piena di trappole e sorvegliata da un feroce rottweiller, dove si sentono rumori inquietanti. Ma il mistero si infittisce quando scoprono che nel sottoscala ci sono delle persone segregate…»

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Se mi chiedessero di dare una definizione per “The people under the stairs” (da noi “La casa nera“, probabilmente per questioni di marketing e per seguire il capolavoro di Raimi) lo definirei come “il Goonies dell’orrore“: mettete insieme dei ragazzini che cercano di risolvere un mistero, brutti ceffi che tentano in qualsiasi modo di non uscire allo scoperto e un pizzico di orrore ed ecco pronta la ricetta per un buon horror per adolescenti. C’è da dire però che le sorprese non mancano all’interno del film e, anche se il sangue è presente in poche scene, quando c’è si vede eccome. La regia di Craven è sempre azzeccata e la classica villetta a schiera americana diventa un labirinto deformante sotto gli occhi dello spettatore: i corridoi onirici e distorti sotto i movimenti di camera dinamici che fanno uso massiccio di steadycam e, uniti alla fotografia curata da Sandi Sissel, creano la giusta atmosfera gotica per portare il film ad un livello superiore.

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La casa nera può essere considerata una pellicola a metà tra la favola per la buonanotte e un libro di Piccoli Brividi (li ricordate?) e potrebbe essere uno dei primi film dell’orrore da mostrare ad un pubblico più giovane. Nonostante l’età dei protagonisti (che comunque se la cavano più che bene), il film di Craven porta con sé un messaggio molto importante, ricordandoci che i mostri molto spesso sono gli uomini e non le creature che vivono sotto le scale.

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In conclusione “The people under the stairs” è un film di culto che ha fatto appassionare milioni e milioni di persone al genere horror: se amate i film di stampo anni ’80 (dove l’azione parte dalla seconda metà del film mentre la prima parte funge da introduzione), qualche brivido e una fiaba dark questo film farà sicuramente al caso vostro; Se invece non siete minimamente attirati dall’idea, il nostro consiglio è comunque quello di recuperare una pellicola che ha fatto storia e che non potrà non appassionarvi!

 

Giudizio Horror House

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.2
Fotografia - 4
Recitazione - 3.7
Sonoro - 3.2
Emozione - 3.5

3.5

Voto Finale