Vi presento Joe Black: il significato del film e del finale

Il senso più profondo di uno dei film con Brad Pitt più celebri di sempre.

Tutti lo conoscono, pochi ne hanno approfondito il significato: si tratta del famosissimo Vi presento Joe Black, film che racconta dell’incontro fra William Parrish (Anthony Hopkins), magnate mediatico che sente la propria vita volgere al termine, e la personificazione della Morte – che assume il corpo dell’affascinante Joe Black (Brad Pitt). Parrish riceve un’offerta: vivere qualche giorno in più se si impegna a mostrare a Joe (cioè alla Morte) come si vive. Simultaneamente la figlia Susan (Claire Forlani) – coinvolta in una relazione senza passione – incontra Joe/La Morte e si innamora di lui. Questa struttura serve da veicolo per il tema vero del film, non è il tema stesso.

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Il fulcro del film sta nel rapporto fra vivere ed essere vivi, riconoscendo la precarietà della condizione umana. William Parrish, quando scopre che la Morte bussa alla sua porta, inizia a riflettere su ciò che davvero conta: non solo il successo, ma l’amore, l’eredità, la qualità del tempo che resta. Joe, che all’inizio è spettatore incognito della vita, sperimenta le piccole gioie – il cibo, il tocco, l’amore – e capisce che ciò che rende la vita degna è proprio ciò che sfugge alla Morte. Susan rappresenta invece il potenziale inappagato: viene sollecitata dal padre a non accontentarsi di un amore tiepido.

Quando incontra Joe, qualcosa di “magico” accade, e si apre a una versione più intensa della vita. In definitiva, la Morte non è solo antagonista ma specchio: ci mostra quanto la vita sia preziosa perché finisce. Così, il film non è un horror o un thriller metafisico ma una sorta di analisi personale in forma di racconto: cosa faresti se sapessi che il tempo ti manca?

Vi presento Joe Black: l’amore inteso come trasformazione

Ti presento Joe Black- Cinematographe

Nella seconda metà del film emerge un altro livello: non basta vivere, bisogna anche lasciare vivere. Joe, innamorandosi di Susan, comprende che non può trattenere ciò che ama per sé, per questo deve rinunciare al diritto di “prenderla” con sé. Questo è forse il momento etico centrale, quando l’amore autentico implica la libertà dell’altro, senza imporre la propria presenza. Parrish intanto fa i conti con la sua figura paterna, con il lascito sia affettivo che professionale e chiude il cerchio della propria vita in modo dignitoso.

Non a caso, la sua “partenza” viene vista simbolicamente come una festa, piena di dolci e fuochi d’artificio, ma anche come una conclusione – “65 years … don’t they go by in a blink?”-. Una delle citazioni ricorrenti del film, che Susan riceve dal padre, è proprio l’avvertimento a “non accontentarsi”, aprendosi di conseguenza all’imprevisto. Il film invita lo spettatore a fare lo stesso, grazie alla straordinaria trasformazione emotiva della Morte, la quale ci costringe a riflettere su quanto la vita quotidiana sia spesso vissuta come se fosse infinita.

Vi presento Joe Black: il significato finale del film

Ti presento Joe Black- Cinematographe

Da un lato, il film è potente: grazie a Hopkins e alla sua presenza teatrale, a mano a mano che la narrazione accelera verso la fine, si avverte una commozione autentica. Dall’altro lato, c’è da ammettere che molti hanno criticato la lunghezza della pellicola (quasi 3 ore) e il ritmo estremamente lento, che impediscono a molti di cogliere il senso del film fino in fondo.
Per l’appunto, alcuni lo considerano più un’esperienza che un film tradizionale, per merito soprattutto del messaggio che la vita acquista valore grazie alla sua fine. Infine, il film ci porta a confrontarci con ciò che spesso rimandiamo: la qualità delle relazioni che instauriamo nel corso della vita. E lo fa smontando il pregiudizio che solo chi è “molto giovane” possa cogliere la vita: un uomo anziano, un magnate, può riscoprire cosa significa sentire davvero. Non si tratta di un film sull’aldilà fine a sé stesso, ma di un prodotto sul qui e ora.

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