Valeria Golino è Goliarda Sapienza, tra Fuori e L’arte della gioia
Dopo aver messo in scena, da regista, L'arte della gioia, Valeria Golino torna da Goliarda Sapienza per interpretarla in Fuori di Mario Martone. Breve guida su affinità e differenze tra il libro, il film e la miniserie, tra la vera scrittrice e i personaggi solo immaginati.
Con l’accento e senza: Valeria Golino è Goliarda Sapienza, Valeria Golino e Goliarda Sapienza. Persino oggi, quando tutto al (il) cinema è serialità, il matrimonio artistico tra Valeria Golino e Goliarda Sapienza è un inedito. La brava attrice e regista napoletana è a Cannes per presentare, in Concorso, il nuovo film scritto (insieme a Ippolita Di Majo) e diretto da Mario Martone. Si chiama Fuori, nel cast ci sono anche Matilda De Angelis ed Elodie e da noi arriva il 22 maggio 2025 per 01 Distribution. Liberamente tratto da due testi di Goliarda Sapienza, L’università di Rebibbia e Le certezze del dubbio, racconta un periodo complicato ma decisivo nella vita della grande scrittrice siciliana, che morirà nel 1996 senza aver goduto del meritato successo per la pubblicazione del suo capolavoro, L’arte della Gioia. Uscirà postumo, prima in Francia e poi in Italia, osannato da pubblico e critica, dopo una serie di rifiuti e un oblio di decenni.
Valeria Golino: i due volti di Goliarda Sapienza, da L’arte della Gioia a Fuori
In sintesi: Valeria Golino è Goliarda Sapienza in Fuori. Un anno prima – Cannes 2024 – Valeria Golino era stata Goliarda Sapienza, in un modo un po’ diverso. Da regista, cioè, dell’atteso adattamento (per Sky e per il cinema) di L’Arte della Gioia. Che rapporto c’è dunque tra le due eroine – della miniserie e del film – Modesta e Goliarda? In che modo l’arte e la vita della grande scrittrice hanno influenzato Valeria Golino per la messa in scena della miniserie e la prova d’attrice in Fuori? Se ne parla più avanti. Per ora, c’è da dire che le sorprendenti connessioni tra le due non si esauriscono qui.
Il filo rosso di Valeria Golino, per L’arte della gioia e Fuori, è la libertà di Goliarda Sapienza e di Modesta

Valeria Golino e Goliarda Sapienza si incontrano negli anni ’80 mentre la prima lavora sul set di Francesco Maselli, regista ed ex marito della seconda. La vicinanza tra le due resta inesplorata e non approfondita fino agli anni Venti del XXI secolo, fino all’immersione assoluta di Valeria Golino nel mondo di Sapienza, grazie all’adattamento della miniserie e all’interpretazione nel film di Mario Martone. Fuori è la storia (vera) di un momento buio e luminoso nella vita della scrittrice siciliana, l’estate del 1980 a Roma subito prima e subito dopo – il film gioca con il tempo – la reclusione nel carcere romano di Rebibbia per un furto di gioielli in casa di un’amica (Carolina Rosi). Il filo rosso tra il libro, il film e la miniserie, per quel che riguarda Valeria Golino, è proprio questo: la libertà.
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In carcere Goliarda Sapienza (Valeria Golino) trova, grazie alla vicinanza di due detenute che col tempo diventaranno amiche preziosissime, Roberta (Matilda De Angelis) e Barbara (Elodie), il modo di essere e sentirsi libera. La sua libertà è una condizione interiore, psicologica: libertà dalla paura, dai condizionamenti della società. Al momento dell’arresto non ha soldi, sentimentalmente è al palo mentre continua a lavorare, di aggiustamento in aggiustamento, a un romanzo che sa essere un capolavoro ma che tutti le rifiutano. Il paradosso del film di Mario Martone, incarnato dalla giustapposizione tra un dentro di libertà e un fuori imprigionato, è un controsenso materiale su cui si innesta un significato emotivo, spirituale: nello spazio soffocato del carcere, Goliarda rimette in sesto la sua vita e si scopre libera. Valeria Golino naviga questa acque contraddittorie e profonde con grande disinvoltura. D’altronde, la sua L’arte della gioia, miniserie Sky, parlava della stessa cosa.
Il romanzo Goliarda Sapienza lo scrive tra il 1967 e il 1976 – seguono eterni, puntigliosi, ritocchi – e quindi prima dell’arresto, ma non è così importante. Modesta, la protagonista del libro e della miniserie (la interpreta Tecla Insolia, per il ruolo vincitrice del David di Donatello), non sperimenta materialmente la condizione del carcere; spiritualmente, sì. Valeria Golino gira L’arte della gioia immaginando la vita della protagonista come una progressione di carcere in carcere: la prigionia del tugurio familiare, quella del convento, la vita da giovane aristocratica. La sfida, per Modesta, è trovare se stessa dentro ogni prigione, imparando a non farsi sottomettere e definendo la propria identità senza cedere alle spinte conformiste del mondo e delle persone. Valeria Golino mette in scena L’arte della gioia non allontanandosi dal romanzo ma non è azzardato supporre che, nel modellare la prigione senza sbarre di Modesta, sia tornata con il pensiero all’esperienza di vita della scrittrice, l’esperienza traumatica e liberatoria che riproprorrà a distanza di un anno, ma solo da attrice, con Fuori.
Una donna bambina e una bambina donna

Ci sono anche differenze, e sostanziali, tra la pagina scritta e il cinema, tra la vita e l’artificio, tra la scrittrice e la sua creazione. Modesta e Goliarda Sapienza vivono – vita d’inchiostro per la prima, reale per la seconda – ai margini della società, animate da un’ambizione smisurata e dal bisogno di essere indipendenti. Il contrassegno della libertà di entrambe è una morale autonoma, privata, costruita non contro ma accanto a quella ufficiale, e che ha molti segni: l’annullamento delle barriere sociali, il rifiuto di una vita familiare tradizionale, la sessualità come veicolo di emancipazione, la bisessualità ostentata. Con alcune precisazioni: la sessualità di Modesta, messa in scena da Valeria Golino in L’arte della gioia, è esplicita e viscerale, laddove Mario Martone in Fuori cerca una dimensione più sfumata, onirica e a tratti incestuosa. Valeria Golino e Matilda De Angelis sono, l’una per l’altra, amiche, quasi amanti, sostegno, madre e figlia!
Non solo, c’è da parlare anche di manipolazione e spregiudicatezza. Modesta fabbrica per sé una morale a tinte forti. Ogni opera d’arte non si limita a riprodurre la vita, la drammatizza, e L’arte della gioia firmata Valeria Golino, coerentemente, ci consegna una protagonista spregiudicata al punto da spingersi all’omicidio pur di raggiungere i suoi scopi. Goliarda Sapienza, per come ce la racconta il film, è un esempio di libertà interiore più rassicurante. La differenza tra le due caratterizzazioni, di Tecla Insolia nella miniserie e di Valeria Golino in Fuori è, letteralmente, quella che passa tra un delitto e un furto di gioielli. Modesta e Goliarda manipolano le persone? Certo, ma nel primo caso la manipolazione è più innocua, è quella istintiva dell’autrice che vampirizza il mondo e le persone per costruire il suo immaginario letterario. Modesta e Goliarda rubano alla vita per costruire se stesse; il percorso è identico, anche se ogni versione della storia lo realizza in modo diverso. Il romanzo e la miniserie esasperano la realtà, il film la rappresenta dilatandola. C’è una bella differenza.
E non finisce qui, perché è possibile isolare una distanza tra le due che, paradossalmente – e Fuori è, a conti fatti, un manifesto per immagini della forza salvifica dei paradossi – le avvicina. Nel costruire Modesta, è evidente – analizzando la sincronia tra drammatizzazione e vita vissuta – che Goliarda Sapienza pensasse anche a se stessa; è la chiave di volta dell’arte partire dall’io per aprirsi al mondo e, nell’opera, esprimere verità universali sulla vita e le persone. La scrittrice siciliana riempie Modesta di attributi personali che sovraccarica di pathos, potenza ed emozione, perchè il romanzo ha bisogno di questo. Modesta è una Goliarda Sapienza all’ennesima potenza, un po’ autobiografica e un po’ no, una bambina con la coscienza e l’animo di una donna più grande, e così Valeria Golino vuole rappresentarla in L’arte della gioia. In Fuori la scrittrice, più vicina al vero, è restituita come una donna matura all’anagrafe ma con la fragilità, gli stupori e l’incertezza per il futuro di una più giovane. Una ragazza-donna e una donna-ragazza: a metà strada tra L’arte della gioia e Fuori, prima regista poi attrice, immersa nell’enigma umano e letterario di Goliarda Sapienza, Valeria Golino ci ha presentato i due volti dello stesso mistero.
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