Testimone misterioso: la spiegazione del film e del finale

Analizziamo Testimone misterioso, il film Netflix di Régis Blondeau.

Testimone misterioso è recentemente uscito sulla piattaforma Netflix suscitando differenti accoglienze che però convergono quasi tutte verso un’unica direzione: il film di Régis Blondeau è un thriller che odora di già visto e forse già raccontato, che prende come spunto la pellicola di Kim Sung-hoon A Hard Day, sempre incentrata su ambientazioni thriller action che anche il film francese vuole cercare di mimare con questo remake.
Effettivamente non sono molti gli elementi da validare o decifrare, perché la narrazione è talmente lineare e a tratti banalmente prevedibile che addirittura le affermazioni dei personaggi principali che spiegano allo spettatore le loro intenzioni sono superflue e inutili.
Ma ci sono alcune considerazioni da fare riguardo forse la psicologia del soggetto principale che forse andrebbero analizzate per riuscire a capire come effettivamente debba essere letto sia come personaggio drammaturgico che come soggetto patologico.

Testimone misterioso: cosa succede nel film? La linearità di una narrazione banale

La narrazione si concentra prevalentemente su un tenente della polizia investigativa francese, Thomas Blin, compromesso con affari illeciti legati allo spaccio di stupefacenti. Questa predominante narrativa ci viene mostrata fin dalla primissima sequenza, in cui agenti della scientifica fanno irruzione nel dipartimento a cui fa capo Thomas e, mentre lui si sta recando al funerale della madre, i suoi colleghi cercano di occultare le prove dei suoi traffici.

La sua posizione si complica ulteriormente quando investe ed uccide sul colpo per errore un uomo, sbarazzandosi del corpo caricandolo nel portabagagli della sua auto per non destare sospetti ed aggravare la sua posizione già vacillante.

La struttura diegetica del film inizia a dispiegarsi in due filoni contigui in cui Thomas cerca di liberarsi da questo giogo mortalmente incriminante: quella per scoprire gli affari illeciti del protagonista e quella per occultare il cadavere dell’uomo investito. Solo che, verso la metà del film, quello che doveva essere nascosto si rivela essere un corpo molto importante: l’uomo collaborava con il capo della sezione narcotici, Marelli, il quale ricicla le sostanze stupefacenti sequestrate dalla sua stessa sezione per poi rivenderle illegalmente tutto il mondo diluite in alcolici. La vittima aveva ingerito la chiave del cavea con tutti i soldi dei proventi dello spaccio, perché Marelli ha iniziato ad uccidere tutti i suoi collaboratori. Thomas investe la vittima dopo che lo stesso capo dei narcotici lo aveva freddato sparandogli e facendolo quindi vacillare sulla strada, per poi essere investito dal protagonista. Le intenzioni di Marelli sono dunque dispiegate solo verso la fine, scoprendo che effettivamente è proprio lui il “testimone misterioso” che continua a minacciare Thomas: tutto il film, infatti, è pervaso da questo senso di angoscia provato dal protagonista perché contattato da un uomo misterioso che conosce tutti gli svolgimenti dell’omicidio e tutte le sue mosse.

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Certo, perché Marelli si trovava proprio dietro le piante che circondavano la strada maestra dove è avvenuto l’incidente. La figura dell’osservatore esterno è emblematicamente rappresentata dalla presenza dal cane che si palesa sulla strada subito dopo l’incidente mortale, che funge da simbolico presagio di quello che sta per accadere, ma anche di quello che è accaduto visto che è per evitare il cane che Thomas ha investito l’uomo. Se non fosse che, in un film sospeso tra realismo ontologico e veridicità mancate e assurdamente non credibili, il cane si pone dopo qualche sequenza come un deus ex machina che permette al protagonista – o al regista – di trovare quegli indizi necessari a far proseguire l’azione filmica.

Cosa succede nel finale del film? Indagine di un soggetto emblematico

Testimone misterioso cinematographe.it

La figura del protagonista Thomas è altrettanto emblematica, ponendosi forse come unico dilemma su cui indagare per comprendere la sua psicologia che si esprime poi attraverso le sue scelte: un agente di polizia che si macchia di reati perseguibili dalla stessa legge che egli rappresenta e che fa di tutto pur di legittimare il proprio operato e scampare a tutte le implicazioni legali. Utilizza un giocattolo della figlia, vìola il riposo eterno della madre, compromette il suo migliore amico: tutto per scopi prettamente egoistici. Thomas si trova quindi diviso tra due nature speculari, una apparentemente benevola (connaturata al suo ruolo da poliziotto) e una malefica e manipolatoria, che si esplicita perfettamente nel finale, in cui lo spettatore sperava in una sua redenzione, ma che effettivamente si traduce in un circuito senza fine di meschinità.

Tanto che emblematica e profetizzante è la frase pronunciata da quello che viene considerato l’antagonista di tutta la vicenda, Marelli, ma che può essere considerato alla fine come uno degli ingranaggi di questo sistema malato: “Gli onesti muoiono comunque, mentre i cattivi rimangono in vita”.

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