Tenet e il misterioso significato dietro al suo palindromo

In questo articolo cerchiamo di spiegare cosa significa veramente "Tenet", addentrandoci nei misteri del quadrato del Sator. Non sapete cosa sia? Allora leggete qui!

Se fate parte del fortunato gruppo di cinefili che hanno già visto Tenet, allora siete nel posto giusto, altrimenti forse è meglio che vi salviate questo articolo per poterlo leggere con calma dopo la visione del film. Se avete visto l’undicesimo film di Christopher Nolan allora non avrete ancora smesso di pensare a concetti come “entropia”, “paradosso del nonno” e “manovra a tenaglia temporale”. Oppure potreste anche aver deciso di rivedere il film per cercare di capirci qualcosa di più. In ogni caso, è possibile che vi siate chiesti cosa significhi veramente la parola Tenet. “L’unica cosa che posso dirti è una parola: Tenet. Ti aprirà le porte giuste, ma anche quelle sbagliate”, dice il personaggio di Martin Donovan al Protagonista John David Washington, un agente reclutato da un’organizzazione segreta per salvare l’umanità da un attacco del futuro, evitando così la terza guerra mondiale.

Cosa significa la parola Tenet? La risposta è più complessa dei paradossi temporali di Christopher Nolan

Tenet non è solo la parola d’ordine del Protagonista per portare a termine la missione che gli è stata assegnata, ma è il nome dell’operazione stessa o, addirittura, dell’organizzazione per cui lavora. Ma perché questo nome? Si è speculato molto su questa parola palindroma che, proprio come i personaggi del film, ha senso letta in entrambe le direzioni. Ma essendo il regista del film un tipo come Nolan…  deve pur esserci qualcos’altro sotto. E infatti c’è.

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La parola appare nel misterioso quadrato del Sator, un ritrovamento archeologico che fu scovato a Pompei nel 1925 – luogo menzionato anche nel film – e che fu successivamente ritrovato in diverse altre rovine romane: in Inghilterra (nelle rovine romane di Cirencester), in Francia (nel castello di Rochemaure), in Italia (a Roma nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, al Duomo di Siena e nella Certosa di Trisulti a Collepardo), in Spagna (a Santiago di Compostela), in Ungheria (nelle rovine della fortezza romana di Aquincum) e in Svizzera (a Riva San Vitale), giusto per citare alcuni posti.

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Il quadrato del Sator tra le sue cinque parole forma un multi palindromo, potendo leggere in tutte le direzioni le parole latine ROTAS, OPERA, TENET, AREPO e SATOR. Se avete visto il film avrete già riconosciuto tutte queste parole. Andrei Sator è il personaggio interpretato da Kenneth Branagh; Rotas è il nome della sua “azienda”; Opera è il luogo in cui inizia il film, durante l’attentato; Arepo è nome del falsario dei dipinti di Goya con cui Sator ricatta sua moglie (Elizabeth Debicki) e Tenet… è abbastanza facile intuire cos’è.

Ma perché nell’antichità hanno sparso questo misterioso quadrato in insediamenti in tutta Europa? Le interpretazioni sul suo significato sono inesauribili, dalle traduzioni latine “SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS: Il seminatore Arepo guida le ruote con cura” a “S AT ORARE POTEN ET OPERA ROTAS: Abbastanza potere per pregare e lavorare quotidianamente” una spiegazione cristiana o esoterica. Non a caso, le cinque parole possono essere poste a forma di croce dando origine alla parola PATERNOSTER, con due A e due O rimanenti, che poste alle quattro estremità della croce, come se fossero alfa e omega, indicano l’inizio e la fine. Il significato delle parole è però ancora fonte di molti dubbi.

La parola “sator” significa seminatore o, in senso figurato, padre. La parola “arepo” è la più misteriosa, perché non compare in nessun testo della lingua latina classica; molti la considerarono infatti un nome proprio. Le ultime tre parole sono invece le più semplici da capire: Tenet significa “tiene”, “regge” o “guida”. “Opera” significa “con cura” e infine “rotas” è tradotto come “le ruote” (di un carro o, più metaforicamente, del destino). Vi è poi una terza interpretazione del significato del quadrato Sator. Secondo alcune teorie la conformazione delle parole risponderebbe più a dei criteri estetici che a fondamenti filosofici. Questa osservazione ci fa sorridere perché sembra essere ciò che la critica cinematografica dice sui film di Nolan.