Suffragette: dalla storia vera al film di Sarah Gavron

Supportata dalla finzione, d'obbligo per riempire i vuoti di una storia che si tende a nascondere, la regista Sarah Gavron racconta con Suffragette la nascita del movimento che ha gettato le basi del femminismo.

Un lavoro logorante, poco o mal retribuito, violenze di ogni genere scandiscono le giornate di queste donne, decise a cambiare il corso della loro vita. “Deeds not words” è il motto del movimento delle suffragette di cui è a capo Emmeline Pankhurst, interpretata da Meryl Streep, movimento che si fa portavoce dell’istanza di emancipazione della donna. Sarah Gavron mette in scena proprio questo in Suffragette – che deriva da “suffragio” e identifica coloro che si sono battute per la libertà -, le sorelle che si ribellano e urlano il loro desiderio e diritto di esistere.

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Il film parte dal 1903 quando a Londra operaie, borghesi, ragazze nubili e madri di famiglia si uniscono in un solo corpo, ribelle e sovversivo, dando vita a una vera e propria lotta contro chi non riconosce loro il diritto di voto che vuol dire avere una voce, essere parte integrante della società. Gavron ha raccontato una storia fatta di donne veramente esistite (la Punkhurst, Emily Davison) o che traggono ispirazione da persone reali (Edith Ellyn è la sintesi di due suffragette, Edith Garrud e Edith New); pone al centro i fatti avvenuti tra il 1912 e il 1918 in Inghilterra che portarono all’approvazione, nel 1928, della prima legge sul voto alle donne.

Suffragette: Maud e le altre

Suffragette Cinematographe.itGavron con Suffragette narra di Maud Watts (Carey Mulligan), operaia, moglie e madre, di quando si è unita alla causa delle femministe, Edith Ellyn (Helena Bonham Carter), Violet Miller (Anne-Marie Duff) e Emily Davison (Natalie Press),morta durante una manifestazione, e fa ciò per riempire un vuoto storico e culturale.

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Maud – che quasi per caso viene inglobata nel movimento – diventa simbolo della situazione femminile e del rapporto col maschio: è un’operaia, passa tredici ore in una lavanderia a spaccarsi la schiena, ma il danaro che guadagna non è suo ma dell’uomo che le sta accanto, lavora le stesse ore del maschio ma con minor stipendio e in condizioni ancor più disumane, eppure sopporta apaticamente la sua situazione perché non sa di avere altre possibilità. È moglie ma non compagna – il marito durante la lotta l’allontana e l’abbandona perché estranea all’idea di dolce angelo del focolare -, è solo un oggetto nelle mani del marito che può e deve comandarla e indirizzarla. È madre, ha generato un figlio su cui però non ha alcuna potestà (terribile il momento in cui il marito le impedisce di vedere il figlio e poi lo consegna ad un’altra famiglia).
Tutto per lei muta quando, dopo aver assistito ad una manifestazione di alcune suffragette, entra a far parte del loro movimento ed inizia ad avere uno scopo diverso rispetto a quello che le hanno insegnato. Edith, Violet e Emily distruggono la città, rompono vetrine, mettono bombe, per Maud tutto questo è strano e sbagliato perché le hanno detto chi e come deve essere; è lei infatti a subire il cambiamento più profondo: prima è funzionale costola di Adamo, poi è timida partecipante alla lotta e infine è una guerriera che si schiera senza se e senza ma. Si assiste alla costruzione di un’attivista che perde lavoro, marito, figlio, ma acquista consapevolezza, forza e volontà di autodeterminazione.

Suffragette: un film che è anche una sorta di documentario

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“Noi non siamo contro la legge. Noi vogliamo fare la legge”, dice così Emmeline Pankurst, attivista e politica britannica, alla guida del movimento che ha spinto le donne ad andare avanti sempre e ad ogni costo. La Streep dipinge una donna fuori dai canoni e fuori dal comune che prende le mosse da quella della realtà che tra il 1908 e il 1914 è stata incarcerata 13 volte proprio a causa delle sue idee.
Gavron costruisce il suo lavoro proprio intorno alla disobbedienza civile, le suffragette finiscono in carcere, vengono seguite e perseguite dalla polizia, vengono denudate e malmenate perché lottano per avere gli stessi diritti degli uomini. La cineasta, grazie anche alla sceneggiatura di Abi Morgan, mescola finzione e realtà. La ricerca storiografica attinge a diari, memoriali, lettere che ripercorrono i giorni della lotta; questo è stato un lavoro lungo, difficile e impervio perché i documenti su tale argomento sono pochi (molte donne erano analfabete).

Suffragette è un film che è opera finzionale ma anche documentario, teso a mostrare gli anni violenti di una guerra civile e le donne che quella guerra l’hanno combattuta, per spiegare meglio: la narrazione della morte di Emily Davidson. La donna è deceduta nel 1913 dopo essere stata travolta durante una gara di equitazione da un cavallo; per il film la suffragetta si è immolata volontariamente alla causa, scegliendo di sacrificarsi, per altri invece la donna aveva in tasca un biglietto per tornare a casa, testimonianza del fatto che la morte è stata accidentale e che lei voleva solo fare un gesto dimostrativo, sventolando la bandiera del movimento. Che sia stato un fatto accidentale o meno questo non ha importanza, ciò che conta è che quell’avvenimento è diventato una delle tappe fondamentali del movimento femminista inglese e che quelle immagini hanno fatto il giro del mondo.

Suffragette: il racconto di “piccole” donne che hanno gettato le basi del pensiero femminista

Suffragette Cinematographe.it“Il ruolo della donna nella Storia è stato marginalizzato, io voglio dedicare il mio cinema a riscoprirlo”, così ha parlato Gavron, dimostrando con questa dichiarazione quale sia lo scopo di Suffragette. La regista solleva il velo, mostra le ore passate da Maud al lavoro, costretta in quelle quattro mura dai 7 ai 24 anni, le violenze di ogni tipo subite dalle lavoranti, fa luce su botte, manette, vessazioni, pedinamenti delle forze dell’ordine il cui capo non protegge le cittadine ma assiste ai pestaggi.

Suffragette fa emergere ciò che si conosce poco o è stato nascosto, non fa un’agiografia del movimento e neppure della sua guida, racconta invece le piccole donne che hanno con le loro idee, la loro opere e talvolta con la loro vita gettato le basi del pensiero femminista.