Shutter Island: spiegazione del finale del film di Martin Scorsese

Cosa accade nel finale di Shutter Island? Il thriller noir diretto nel 2010 da Martin Scorsese e basato sull’omonimo romanzo di Dennis Lehane si rivela, agli occhi degli spettatori, come un film astruso, labirintico e ambiguo. Ciò che vediamo nel corso della pellicola potrebbe essere solo una proiezione della mente, una bugia perenne che solo nella scena finale ci svela la realtà dei fatti, ma lo fa con riserbo, lasciandoci in un limbo di dubbi e incertezze e con un domanda, una sola, che però potrebbe cambiare il senso all’intero film.

Prima di spiegare la scena finale di Shutter Island, però, è bene comprendere bene cosa accade nel film.

Interpretato da Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Emily Mortimer e Max von Sydow, Shutter Island ci conduce nel 1954 presso l’ospedale psichiatrico Ashecliff Hospital, situato nella ventosa e suggestiva Shutter Island.

Vediamo gli agenti federali Edward “Teddy” Daniels (Leonardo DiCaprio) e la sua spalla Chuck Aule (Mark Ruffalo) giungere in loco per indagare sulla scomparsa di Rachel Solando (Emily Mortimer), scomparsa misteriosamente nonostante si trovasse in una stanza blindata e impossibilitata a lasciare l’isola.

La storia di Rachel è solo uno dei tanti tasselli che animano il contorto puzzle di convinzioni che albergano nella mente di Teddy, in cui vero nome è Andrew Laeddis, un folle criminale ricoverato presso l’Ashecliff Hospital, il paziente numero 67 – questo dettaglio può tornarvi utile durante la visione -, accusato di aver sparato alla moglie (una maniaca depressiva) dopo che quest’ultima ha annegato i loro tre bambini.

Edward “Teddy” Daniels e Andrew Laeddis sono la stessa persona

shutter island

Nella sua mente, Teddy ha dato vita a una storia parallela nella quale lui è un eroe dell’FBI, creando Rachel Solando per affrontare il dolore e conferendo ai membri dell’ospedale un ruolo differente da quello che ricoprono nella vita reale. In particolare, il personaggio interpretato da Mark Ruffalo altri non è che il Dr. Sheehan, mentre il protagonista crede sia la sua spalla Chuck Aule.

È il Dr. Sheehan a incoraggiare Andrew Laeddis (DiCaprio) a mettere in atto la sua illusione, nella speranza che ciò lo aiuti e lo riporti nella vita reale, ma questo gioco di ruolo ha esito negativo. Se in un primo momento, infatti, Andrew sembra aver compreso, al mattino dà chiari segni di cedimento e lo sguardo del medico ci fa intendere chiaramente che l’unica chance del protagonista è la lobotomia.

L’anello mancante, responsabile della mancata comprensione della scena finale di Shutter Island, risiede nella frase pronunciata dal personaggio di Leonardo DiCaprio alla fine:

Questo posto mi fa pensare […] che cosa sarebbe peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?

LEGGI ANCHE Cinema e pazzia: 10 film che hanno portato la follia sul grande schermo

Shutter Island – Le teorie sul finale del film di Martin Scorsese

L’ultima scena del film lascia pensare anche lo spettatore, confondendolo e fornendo diverse chiavi di lettura. Secondo alcune ipotesi, la spiegazione di Shutter Island risiede nel ritenere l’ultima parte del film – quindi le parole di Andrew – una mera elucubrazione di un individuo fuori di testa.

Secondo alcuni, però, Andrew sta solo fingendo di aver avuto una ricaduta. Messo davanti agli atti compiuti non sopporta l’idea di ricordare ciò che ha fatto e per questo decide di fingersi pazzo e farsi lobotomizzare, in modo da sfuggire al senso di colpa.

Quale delle due versioni sembra essere più coerente? Il punto è che non lo sa neanche il regista. O, meglio, si è rifiutato di dare spiegazioni; il che ci lascia in bilico tra realtà e illusione. L’atteggiamento di DiCaprio potrebbe ridursi a essere un flash momentaneo, un momento di lucidità in mezzo a innumerevoli attimi di follia.

Ma qualcosa ci dice che è molto di più. Nella scena finale di Shutter Island il personaggio di Leonardo DiCaprio sceglie il suo destino.

shutter island

Sceglie di cedere, di non lottare più, di non salvarsi, perché tutta la verità che gli viene sputata addosso è troppo pesante da sostenere. È come se Andrew volesse farla finita, ma non ha il coraggio di togliersi la vita e così si consegna nelle mani di quei medici che si apprestano a lobotomizzarlo.

Quest’ultima ipotesi sembra la più plausibile. Se consideriamo che Teddy non era nemmeno a conoscenza del fatto di aver ucciso la moglie, motivo che lo condurrebbe a definirsi un “mostro”, è palese che il personaggio che vediamo alla fine è identificabile come Andrew Laeddis: vera personalità del protagonista, consapevole delle sue azioni, che si finge matto pur di dimenticare.

E se tutto fosse solo un sogno?

Alcune inquadrature e agganci di scena ci fanno effettivamente pensare che Shutter Island altro non sia che un sogno del protagonista, quindi nulla di ciò che vediamo potrebbe essere reale. Magari sì, Andrew si trova in quell’ospedale sotto le cure del Dr. Sheehan, ma magari nessuno di quei medici ricorrerà al gesto estremo. Dopotutto vediamo che alcuni uomini vestiti di bianco si avvicinano a lui cercando di non dare nell’occhio, ma non vediamo in effetti nulla di concreto.

Il personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio si allontana e noi possiamo solo immaginare il suo destino ma non ne saremo mai certi. Il finale rimane aperto, come la mente o quei sogni in cui non capisci se sei sveglio o stai dormendo.

Shutter Island di Martin Scorsese è volutamente ambiguo e, visto che ci è concesso scegliere, vogliamo pensare che sia meglio morire da uomo per bene.