Se succede qualcosa, vi voglio bene: la storia vera dietro al corto Netflix

Se succede qualcosa, vi voglio bene, il cortometraggio Netflix diretto da Will McCormack e Michael Govier, parla di una storia vera?

Will McCormack e Michael Govier portano su Netflix il cortometraggio Se succede qualcosa, vi voglio bene, presentato dal colosso dello streaming insieme alla Gilbert Film e prodotto dalla Oh Good Production, con Laura Dern come produttrice esecutiva.
Lo short movie si serve di un’animazione minimalista e annulla le parole per dare spazio ai ricordi e far implodere il dolore in frasi non dette e gesti mai fatti. Così, con delicata e fulminante eleganza, ci impone (e giustamente) di guardare in faccia la problematica del gun control, ovvero tutte quelle leggi che regolano la produzione, la vendita e il possesso delle armi da fuoco negli Stati Uniti, colpevoli di aver favorito l’avvenimento di tragici eventi, come quello narrato in If Anything Happens I Love You.

La storia, che sa tenersi al riparo dalla pesantezza del dolore, ci mostra attraverso un ingarbugliarsi di ombre e corpi l’elaborazione del lutto da parte di due genitori che hanno perso la figlia a causa di una sparatoria avvenuta a scuola. Una storia che chiunque ha potuto ascoltare ai notiziari, anche solo di sfuggita. Tuttavia il messaggio inviato dalla bambina, che dà il titolo all’opera, ci induce a domandarci quali siano i particolari di questa tragedia che combaciano con la realtà e, nello specifico, se quanto narrato fa riferimento a un episodio in particolare.

I registi di Se succede qualcosa, vi voglio bene hanno ascoltato le testimonianze di diversi genitori al fine di portare sul piccolo schermo il cortometraggio. Più che di storia, dunque, occorrerebbe parlare di storie vere. Chi ha deciso di mettersi a nudo davanti a Will McCormack e Michael Govier, spalancando le porte dei sentimenti e rivivendo il dolore causato dal lutto, l’ha fatto per onorare quei figli strappati ingiustamente alla vita in un giorno come tanti altri, mentre si trovavano semplicemente a scuola, nel posto in cui dovevano stare in quanto ragazzi e bambini.
A dare supporto al duo ha provveduto anche la Everytown for Gun Safety, un’organizzazione senza scopo di lucro che si batte a favore della non violenza e dell’uso controllato delle armi. La loro cooperazione è stata così assidua che i registi hanno persino mostrato loro la sceneggiatura prima di iniziare a lavorare sull’animazione in cui appare palese come la morte altro non sia che un’estensione della vita, un’esperienza che tocca da vicino tutti (direttamente o indirettamente). Sperare e cercare il modo di andare avanti è l’unica soluzione per resistere alla vita, cercando di sostituire l’amore col dolore.

Se succede qualcosa, vi voglio bene: si può sopravvivere al dolore?

Se succede qualcosa, vi voglio bene - Cinematographe.it

Nel corto Netflix i genitori ripercorrono i ricordi della figlia e immaginano come sarebbe cresciuta, tutte le cose che avrebbero condiviso se fosse ancora viva. Ed è proprio quel pensiero che alla fine li fa sentire ancora una famiglia, avvicinandoli nuovamente e finalmente.
Ciò che il film mostra è l’effetto del lutto su chi resta, il caos che si scatena in una famiglia dopo la perdita di un caro. La logica, infatti, vorrebbe che un evento del genere induca chi lo vive a stare più vicino e invece, stando al alcuni studi, tantissimi reagiscono allontanandosi e chiudendosi in un circolo di incomunicabilità, proprio come accade ai protagonisti del corto, che gli animatori rappresentano in maniera stilizzata, lasciando che a parlare siano le loro ombre: proiezione azzeccata di un malessere represso, costretto in un circolo di apparenze che, se salva la faccia, manda allo sfascio il cuore.
Solo alla fine le ombre rientrano nei corpi e i genitori, prima così distanti, finalmente si ritrovano e si abbracciano, mentre una figura luminosa (la loro bambina) illumina lo spazio tra le loro ombre.

Per rispondere dunque alla domanda iniziale Se succede qualcosa, vi voglio bene va oltre la verità di un singolo evento per abbracciare la sensazione che si prova davanti alla perdita improvvisa e ingiustificata di una persona cara. Un’opera che è obbligatorio vedere e sulla cui tematica è un sacrilegio non riflettere. Nello specifgico, il messaggio d’addio che dà titolo all’opera è un netto riferimento alla sparatoria avvenuta nel 2018 alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, in cui persero al vita diciassette persone. In questa occasione i genitori hanno ricevuto messaggi d’addio da parte dei loro figli.

È infine bene sottolineare che Netflix non è l’unico ad aver dato voce a questo delicato argomento. Anche nella serie televisiva Glee, per esempio, si parla di sparatorie a scuola ed esistono diverse canzoni che affrontano questo problema, come ad esempio Quando mi vieni a prendere di Luciano Ligabue, che fa riferimento alla tragedia di Dendermonde (vicino Bruxelles), quando un ventenne entrò dentro un asilo uccidendo la maestra e due bambini e ferendone altri dodici con un coltello. In questo caso nel titolo della canzone si condensa la speranza del piccolo che spera che la madre arrivi prima, salvandolo e riportandolo a casa.

 

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