Quello che non so di Lei: il finale del film di Roman Polanski

Quello che non so di lei, un film noir diretto in maniera brillante da Roman Polański con due protagoniste eccezionali. Il finale? Si svela nel titolo.

Quello che non so di Lei – titolo originale D’après une histoire vraie – è un thriller franco-belga co-scritto e diretto dal grande Roman Polanski, e arrivato nei cinema nel 2017. È un adattamento del romanzo omonimo di Delphine de Vigan ed è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2017.

Quello che non so di Lei: la trama del film

Quello che non so di lei - Cinematographe.it

Delphine (Emmanuelle Seigner) è l’autrice di un romanzo bestseller dedicato a sua madre. Stanca e indebolita da un’ondata di ricordi ed emozioni, inizia a ricevere una serie di lettere anonime che l’accusano di aver dato letteralmente in pasto l’intimità della propria famiglia ad un pubblico così vasto come i suoi lettori. Questo tormento le fa venire il cosiddetto “blocco dello scrittore” ed è proprio in questa fase di sonno creativo che Delphine incontra Lei (Eva Green), una bellissima donna seducente, intelligente e soprattutto molto intuitiva che riesce a leggere l’anima e comprende i turbamenti di Delphine meglio di chiunque altro. Delphine si confida con Lei, si abbandona fino a fidarsi completamente di questa misteriosa giovane donna.

Quello che non so di Lei: come finisce il film di Roman Polanski?

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Un film bellissimo, ma che per capirlo bene, andrebbe visto almeno due volte, anche tre. Una sorta di Misery non deve morire che parte con la storia di una scrittrice, proprio come i romanzi di Stephen King i cui protagonisti sono prevalentemente scrittori. Una mente brillante come quella di Roman Polański non poteva non fare bene. Delphine (Emmanuelle Seigner), tormentata donna che non riesce a godere pienamente del suo successo come scrittrice, perché profondamente turbata da veneti che la circondano, è una figura fragile, contorta, stressata dalla quotidianità che trova rifugio in Lei (Elle), interpretata dalla meravigliosa Eva Green che, anche con questo ruolo, conferma la sua bravura.

Quello che nn so di Lei, trova la soluzione finale già nel titolo, dove “Lei” è appunto Elle, ma è anche l’altra Delphine. A ben guardare, infatti, entrambe i personaggi hanno occhi verdi e capelli rossi, l’una sembra essere lo specchio dell’altra ed infatti è così. Quella mancanza di ispirazione, quel blocco dello scrittore che tormenta la protagonista, sono solo gli interruttori che creano – nella mente di Delphine – un alter-ego più deciso, meno fragile e sicuramente più brillante. Nella pellicola Lei (Elle) ad un certo punto si trasferisce a casa della protagonista: ma in realtà è il modo che il regista ha per spigare che la personalità più creativa e brillante di Delphine sta prendendo il sopravvento. Lo spettatore fino alla fine non comprende bene chi sia il personaggio di Eva Green, ma i tanti indizi “seminati” come pollicino tra una scena e l’altra, fanno capire che si tratta solo del frutto della mente – ormai stanca – di Delphine.

Polanski, ancora una volta, è riuscito nel suo intento: quello di entrare nella mente del pubblico e manipolarla facendo credere che la verità sia un’altra, quando la soluzione è proprio davanti agli occhi, scena dopo scena, battuta dopo battuta, fin dall’inizio. La sceneggiatura quasi disturbante e le location sempre scure, cupe, come se fossero la trasposizione dell’animo di Delphine, rendono Quello che non so di Lei un autentico capolavoro noir. Come ne Il Sesto Senso, lo spettatore fino alla fine, percepisce Lei come un’altra, e invece, a ben guardare Delphine è l’unica e sola che può vederla  e con cui può parlare. Un film d’alta classe indubbiamente, dove libro e pellicola si fondono in una cosa sola: il doppelgänger è ricorrente così come l’ambiguità che accompagna la protagonista per tutta la durata del film. Il finale della pellicola può significare solo una cosa: la protagonista non può fare a meno né della propria lucidità, ma nemmeno di Lei che è nella sua testa e si nutre di quello stato emozionale estremizzato e totalmente fuorviante.