Psycho (1998): le curiosità sul remake di Gus Van Sant

Le curiosità su Psycho, il remake shot-for-shot del capolavoro di Alfred Hitchcock, realizzato da Gus Van Sant nel 1998.

Quando si sente pronunciare Psycho, il primo lungometraggio che ci sovviene in mente è il capolavoro di Alfred Hitchcock e non sicuramente il remake shot-for-shot realizzato da Gus Van Sant nel 1998, circa quarant’anni dopo la distribuzione dell’eccellente opera cinematografica del Maestro della Suspance.

Ancora oggi quando si parla del Psycho di Gus Van Sant, i fedeli di Hitchcock e, in generale, la maggior parte dei cinefili si chiudono in smorfie perplesse, di sconcerto e di indignazione. Il rifacimento cinematografico del regista americano sembrerebbe creare un totale rifiuto nello spettatore, specialmente a causa del metodo con cui il lungometraggio è stato realizzato e del capolavoro che si è decisi di riproporre. Perché mai replicare inquadratura dopo inquadratura un film cult? Perché mai guardare un remake shot-for-shot quando si può direttamente visionare l’originale? Queste sono solamente alcune delle domande che continua a porsi il pubblico.

Tuttavia, l’articolo non è volto a condannare il remake cinematografico – non vuole nemmeno trasformarsi in un’apologia della stessa. Anzi, come evidenziato dal titolo dell’articolo stesso, ci si soffermerà a delineare unicamente le curiosità che si nascondono in Psycho di Gus Van Sant.

Non si sta parlando di un remake, parola di Gus Van Sant

L’americano Gus Van Sant, al centro del turbine di polemiche che l’ha visto protagonista a partire dal momento in cui ha espresso la volontà di creare un rifacimento cinematografico di Psycho di Alfred Hitchcock, non ha mai considerato il proprio film come un remake del film originale diretto nel 1960. Non si tratterebbe, secondo il regista, di una copia: stando alle parole dell’artista, stringere in mano una telecamera – nonostante quest’ultima si trovi nello stesso identico posto– non vuol dire che le immagini da essa registrate assumeranno magicamente lo stesso aspetto di quelle originali.

Il nostro Psycho ha mostrato che non puoi mai davvero appropriarti [dell’arte di un altro, Ndr]. Oppure puoi, ma non sarà la stessa opera”, queste le parola di Van Sant.

La precisione certosina di Gus Van Sant

Psycho - Cinematographe.it

Durante la realizzazione di Psycho (1998), il remake di Gus Van Sant, il regista non ha deciso di riproporre solamente i dettagli che si vedevano nell’originale di Alfred Hitchcock, ma anche i particolari più nascosti e invisibili: il lungometraggio, infatti, è stato girato in sei settimane, lo stesso arco di tempo nel quale era stato diretto Psycho (1960).

E se il remake di Gus Van Sant fosse tutto quello che Hitchcock aveva sempre desiderato dirigere?

Psycho - Cinematographe.it

Alfred Hitchcock ha a lungo dichiarato che avrebbe voluto dirigere diversamente Psycho e, in particolar modo, avrebbe voluto modificare la scena iniziale – nelle sue fantasie, infatti, il lungometraggio sarebbe dovuto iniziare con uno zoom panoramico che, partendo da sopra i palazzi della città, sarebbe dovuto entrare direttamente all’interno della stanza di Marion. Purtroppo, i limiti tecnici dell’epoca non gli permisero di materializzare tale sua strampalata e visionaria idea e quindi il Maestro si dovette accontentare dell’utilizzo di tradizionali panoramiche e di interessanti dissolvenze.
Gus Van Sant, invece, è riuscito a sfruttare l’evoluzione tecnologica e a realizzare la scena che Hitchcock aveva sempre desiderato dirigere.

Un remake shot-for-shot, ma a colori

Psycho - Cinematographe.it

Forse si sta parlando di una delle domande (e, quindi, delle critiche) che sono state più rivolte al remake di Gus Van Sant: Come mai fare un remake inquadratura per inquadratura per poi decidere di girarlo a colori, rifiutando la bellezza del bianco e nero hitchcockiano? La risposta alla domanda sul perché della realizzazione di un remake a colori di Psycho (1960) può essere rintracciata all’interno della prospettiva con cui il regista americano ha voluto utilizzare nel suo approccio con la realizzazione del lungometraggio, ovvero la prospettiva per cui il capolavoro di Hitchcock dovesse essere ri-attualizzato. Secondo tale punto di vista, quindi, l’utilizzo del colore risulterebbe terribilmente importante. Dopotutto, se l’epoca del Maestro della Suspance era l’epoca del bianco e nero, la nostra è l’era del colore, no?

A tale spiegazione, tuttavia, si affianca anche una dichiarazione dello stesso Gus Van Sant, il quale ha detto che la scelta del colore è stata fatta da lui perché se no l’avrebbe fatta qualcun altro dopo di lui. “Nessun altro può più farlo” ha dichiarato il regista durante un’intervista.

Il rapporto tra il remake di Psycho e gli errori del film originale

Psycho - Cinematographe.it

Durante la lavorazione, Gus Van Sant portava perennemente con sé una copia del film originale del 1960, quasi come se non volesse dimenticarsi nessun dettaglio, quasi come se volesse continuare a ripetere e ripassare infinitamente la lezione del Maestro della Suspance. Visione dopo visione, il regista americano è riuscito a scovare anche i più piccoli difetti del capolavoro hitchcockiano, errori che ha deliberatamente riproposto nel suo lungometraggio.

A causa della sceneggiatura di Psycho, Robert Forster pensò di essere vittima di uno scherzo

Psycho - Cinematographe.it

 

Dopo essere stato contattato per la partecipazione al lungometraggio nel ruolo del Docteur Fred Simon, Robert Forster richiese l’invio della sceneggiatura originale in modo da preparare la propria parte. Quando l’attore ricevette il copione del film di Gus Van Sant, credeva si fosse trattato di uno scherzo o di un errore – era impossibile che i produttori gli avessero volutamnete mandato una copia della sceneggiatura di Psycho (1960). Il regista Gus Van Sant, allertato dell’errore, decise di ricontattare nuovamente e personalmente l’interprete in modo da confermargli che la decisione era quella di utilizzare la stessa sceneggiatura del lungometraggio originale.

Il remake di Psycho è ambientato alla fine degli anni Novanta

Psycho - Cinematographe.it

Seppur Gus Van Sant abbia deciso di seguire in modo praticamente identico la storia del film originale, così come le inquadrature, alcuni cambiamenti pervasivi sono stati applicati: con l’incipit del film è stato chiarito che le vicende sono ambientante alla fine degli anni ’90, una decisione che ha portato a lievi, ma importanti modifiche in parte dei dialoghi, in modo da farli apparire moderni e per nulla anacronistici. Ad esempio, i riferimenti al denaro vengono modificati, indicati in dollari – in particolar modo, la cifra dei 40.000 dollari del primo film si moltiplica fino a diventare parti a 400.000, quasi a voler rendere più credibile la narrazione agli occhi di uno spettatore moderno. Altre modifiche, tuttavia, riguardano il livello di scene esplicite all’interno del remake di Van Sant: per esempio, Sam (Viggo Mortensen) è mostrato completamente nudo a letto con Marion.

Il remake di Psycho e il commento di Patricia Hitchcock a riguardo

Figlia unica del regista Alfred Hitchcock e della montatrice e sceneggiatrice Alma Reville, Patricia Hitchcock è stata contattata da Gus Van Sant, il quale le ha proposto di affiancarlo nella realizzazione del remake del capolavoro della suspance. La donna, dopo aver interpretato un ruolo secondario nel lungometraggio originale diretto dal padre, ha accettato di essere assistente del regista americano, aiutandolo durante le riprese del rifacimento cinematografico.

Ma qual è stato il pensiero della figlia del Maestro della Suspance in merito al titanico progetto di Van Sant? Patricia ha dichiarato che suo padre, grande amante dei remake e lui stesso autore di remake, sarebbe stato lusingato di vedere una ri-trasposizione del suo film, interpretato quarant’anni dopo secondo le convenzioni e i gusti artistici di una società più moderna.