Paul Giamatti: 10 film che raccontano un gigante controcorrente
10 titoli per riassumere un grande dell'industria.
C’è un paradosso curioso nella carriera di Paul Giamatti: è uno degli attori più riconoscibili del cinema americano contemporaneo, eppure raramente ha incarnato il classico volto da star. Non ha il fisico scolpito, né il fascino patinato delle prime file hollywoodiane. Eppure, proprio per questo, è diventato unico. Nato nel 1967 a New Haven, Connecticut, figlio di un professore universitario che sarebbe poi diventato presidente di Yale, Giamatti cresce circondato dai libri prima che dalle luci di scena. Il teatro, che frequenta a lungo da giovane, lo forgia con una solida preparazione tecnica e una capacità di adattarsi a personaggi diversissimi. Nel cinema arriva quasi in sordina, spesso in ruoli minori, ma con un’intensità che cattura l’attenzione anche quando compare per pochi minuti. Con il tempo diventa una sorta di “eroe anti-glamour”: l’uomo comune, l’irregolare, il fragile, l’antieroe pieno di tic e nevrosi che, proprio perché non perfetto, si fa straordinario. Oggi è considerato uno degli interpreti più versatili e rispettati di Hollywood, capace di passare da una commedia demenziale a un dramma storico senza mai perdere credibilità. Ecco dieci titoli che tracciano questa parabola sorprendente.
1. Donnie Brasco (1997), di Mike Newell

È uno dei primi set importanti per Giamatti, che qui appare in un piccolo ma incisivo ruolo accanto a giganti come Al Pacino e Johnny Depp. Donnie Brasco racconta l’infiltrazione dell’FBI nella mafia newyorkese, una storia di amicizie tradite e identità in bilico. Giamatti non ha ancora lo spazio che conquisterà negli anni successivi, ma porta già in scena quella sua capacità di caratterizzare i personaggi secondari con un’immediatezza che li rende memorabili. In un film corale e denso, la sua presenza contribuisce a costruire l’atmosfera di autenticità di un mondo criminale fatto non solo di boss e pistole, ma anche di figure marginali, grigie, che danno sostanza al racconto.
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2. The Truman Show (1998), di Peter Weir
Quando appare in The Truman Show, Giamatti è ancora “uno dei tanti” nel firmamento hollywoodiano, ma basta poco per capire che c’è qualcosa di diverso in lui. Nel film che racconta la vita interamente costruita di Truman Burbank (Jim Carrey), Giamatti interpreta uno dei tecnici che gestiscono lo show televisivo. Il suo ruolo è piccolo, ma emblematico: un uomo ordinario che si muove ai margini di un ingranaggio gigantesco. La sua faccia, più che il suo tempo in scena, resta impressa. È il classico esempio di come Giamatti sappia trasformare anche un’apparizione in un momento di verità.
3. American Splendor (2003), di Shari Springer Berman e Robert Pulcini

Qui avviene la consacrazione. Giamatti interpreta Harvey Pekar, fumettista underground noto per il suo sguardo disincantato sulla vita quotidiana. Il film mescola biopic, fiction e inserti documentari, restituendo un ritratto complesso e straniante. È un ruolo cucito addosso a Giamatti, che con la sua fisicità lontana da Hollywood e la sua voce inconfondibile dà corpo e anima a un outsider geniale. La critica applaude la sua performance, che diventa un manifesto del suo stile: incarnare la normalità e trasformarla in qualcosa di universale. Con American Splendor Giamatti si ritaglia un posto preciso nel cinema indipendente americano, diventando il volto perfetto per raccontare storie che sfuggono agli schemi.
4. Sideways – In viaggio con Jack (2004), di Alexander Payne
Il film che cambia tutto. Nei panni di Miles, scrittore fallito e appassionato di vino, Giamatti trova un ruolo che sembra scritto per lui. Sideways è un road movie sull’amicizia e sulla disillusione, e la sua interpretazione cattura la malinconia e la vulnerabilità di un uomo che non riesce a trovare il proprio posto nel mondo. L’alchimia con Thomas Haden Church rende il film un successo di critica e di pubblico, e la sua performance diventa una pietra miliare nella rappresentazione del “perdente” americano. Giamatti non vince l’Oscar (nonostante molti lo ritenessero meritevole), ma conquista definitivamente l’attenzione di Hollywood. Da qui in poi non sarà più un caratterista, ma un protagonista riconosciuto.
5. Cinderella Man – Una ragione per lottare (2005), di Ron Howard

In questo dramma sportivo ambientato negli anni della Grande Depressione, Giamatti interpreta Joe Gould, manager e amico del pugile James J. Braddock (Russell Crowe). È un ruolo che gli vale una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista. Gould è un personaggio che vive nell’ombra del campione, ma Giamatti lo interpreta con una passione e un’energia che lo rendono essenziale alla storia. La sua capacità di alternare momenti di comicità a scatti di disperata intensità dà spessore a un film che, senza di lui, rischierebbe di ridursi a un racconto lineare di riscatto sportivo.
6. The Illusionist – L’illusionista (2006), di Neil Burger
In questo elegante thriller in costume, Giamatti interpreta l’ispettore Uhl, poliziotto diviso tra lealtà al potere imperiale e fascinazione per il mistero incarnato dal mago Eisenheim (Edward Norton). È un ruolo complesso, che gli permette di esplorare ambiguità e contraddizioni. Uhl non è un semplice antagonista: è un uomo che si interroga, che oscilla tra il dovere e la curiosità, e che finisce per diventare quasi il vero narratore della vicenda. Giamatti porta profondità a un film che vive di atmosfere sospese e giochi di illusione, confermandosi capace di dominare anche il cinema più raffinato e visivamente ricercato.
7. La versione di Barney (2010), di Richard J. Lewis

Tratto dal romanzo di Mordecai Richler, il film racconta la vita tumultuosa e contraddittoria di Barney Panofsky, produttore televisivo e uomo pieno di vizi e fragilità. Giamatti offre una delle sue prove più monumentali, vincendo il Golden Globe come miglior attore. Barney è un personaggio larger-than-life, capace di passare dall’ironia corrosiva alla disperazione più cupa. Giamatti lo interpreta con una sincerità spiazzante, senza mai cadere nell’eccesso. È uno dei rari casi in cui la sua fisicità non convenzionale diventa un vantaggio narrativo: il pubblico si riconosce in lui, nella sua umanità imperfetta e struggente.
8. Mosse vincenti (Win Win) (2011), di Thomas McCarthy
Un film piccolo, intimo, che dimostra ancora una volta la predilezione di Giamatti per storie lontane dai grandi riflettori. Qui interpreta Mike Flaherty, avvocato di provincia e allenatore di wrestling che cerca di barcamenarsi tra le difficoltà economiche e familiari. È un ruolo apparentemente ordinario, ma Giamatti lo trasforma in un ritratto autentico e commovente dell’America di provincia. La sua interpretazione cattura le contraddizioni di un uomo comune, sospeso tra etica e necessità, tra desideri e responsabilità. È la conferma che Giamatti riesce a trovare grandezza nella quotidianità.
9. Private Life (2018), di Tamara Jenkins

In questo dramma contemporaneo, Giamatti interpreta Richard, uomo di mezza età che insieme alla moglie (Kathryn Hahn) affronta un doloroso percorso di fecondazione assistita. È una performance intensa e vulnerabile, che mette in luce un lato ancora più intimo dell’attore. Il film esplora i dilemmi dell’infertilità, le pressioni sociali e i conflitti interiori, e Giamatti vi si cala con una naturalezza disarmante. Qui non c’è spazio per la retorica o per il melodramma: tutto è giocato sulla verità dei piccoli gesti, degli sguardi, dei silenzi. Un’altra dimostrazione della sua sensibilità nel trattare temi complessi con delicatezza e profondità.
10. The Holdovers – Lezioni di vita (2023), di Alexander Payne
Il cerchio si chiude, quasi vent’anni dopo Sideways, con un’altra collaborazione con Alexander Payne. In The Holdovers, Giamatti interpreta Paul Hunham, professore burbero e disilluso che si ritrova a passare le vacanze di Natale con un gruppo di studenti rimasti al collegio. È una performance che ha fatto parlare di sé per l’equilibrio tra ironia e malinconia. Hunham è un personaggio scontroso, ma sotto la superficie nasconde una complessità emotiva che Giamatti restituisce con maestria. Il film diventa un nuovo tassello fondamentale nella sua carriera, confermandolo come uno degli attori più profondi e rispettati del panorama americano contemporaneo.
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