Mystic River: spiegazione e analisi del finale del film di Clint Eastwood

Il sospetto e la vendetta dominano il percorso di Mystic River, portando alle emblematiche immagini finali con una parata di errori e vicende personali.

La sete di vendetta accecante determina l’andamento di tutto Mystic River, uno dei più emotivamente controversi film di Clint Eastwood, che intreccia abusi e sospetti in una storia impossibile da districare. Le vicende che si incrociano sullo sfondo del Mystic River sono le stesse narrate sulle pagine del romanzo La morte non dimentica di Dennis Lehane (autore anche di Shutter Island): tre bambini si divertono per strada, quando una macchina accosta e fa salire uno di loro con la scusa di riportarlo a casa. Quando Dave arriva a casa qualcosa è inesorabilmente cambiato e l’ombra del sospetto aleggia su tutta la storia del giovane. 25 anni dopo i tre uomini sono cresciuti conducendo vite molto diverse tra loro, custodendo ognuno segreti molto importanti. L’omicidio della figlia di uno di loro scatena una serie di incomprensioni e dubbi la cui risoluzione sarà a dir poco drastica, quanto fuori fuoco.

Mystic River è un racconto di vendetta e di sospetti personali, che rovinano intere vite

Mystic River - Cinematographe.it

Sean, Jimmy e Dave all’inizio di Mystic River.

Il finale di Mystic river rappresenta una precipitazione di eventi che ricorda quasi l’epilogo di Romeo e Giulietta in quanto a decisioni drammatiche prese in base a frettolose conclusioni sbagliate. La sete di vendetta di Jimmy in cerca dell’assassino della figlia è talmente forte e accecante che ogni possibile razionalizzazione delle ricerche in corso perde efficacia: così, convinto del movente e della colpevolezza di Dave, il personaggio impersonato da Sean Penn uccide il presunto omicida, senza nessun riferimento ai fatti reali se non la speranza di riuscire a trovare soddisfazione da questa morte. La parata finale, con i due uomini sopravvissuti che assistono insieme alle rispettive famiglie con palese complicità per la condivisione di un pesante fardello, mette in mostra tutta la stratificazione della storia.

La citata complicità consapevole tra i due superstiti si scontra con la spasmodica ricerca della moglie di Dave, ancora ignara della sua fine. Sean e Jimmy condividono uno sguardo freddo, mentre passano un po’ di cosiddetto “quality time” con le famiglie, in un’occasione gioviale e farsesca come quella parata. Tutte queste dissonanze interne alla loro condizione vengono assordate dalla musica e dal vocìo, riconducendo il loro rapporto a una condizione comune a molti, con la vera comunicazione interpersonale vanificata da costruzioni sociali, da deviazioni personali e da una vita che spesso ha trovato lungo il percorso tanti ostacoli da superare (verrebbe da citare lo stesso tentativo fallito di comunicare tra Marcello e Paola nel finale de La dolce vita). In questo caso non ci sono vere e proprie urla sopraffatte dal frastuono; al contrario, tutte le lucide sofferenze dei protagonisti vengono recluse in un silenzio insondabile, condiviso tra loro eppure causa di un isolamento irrecuperabile.

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Sean (Kevin Bacon) e Jimmy (Sean Penn) in un momento di Mystic River.

Il finale di Mystic River condensa in pochi attimi tutto il passato vissuto dai personaggi

La ragione principe della corruzione dell’animo dei giovani Sean, Jimmy e Dave è facilmente riscontrabile nelle vicende della loro infanzia, ma sono anche il sospetto, le supposizioni personali, le convinzioni che la società porta ad avere che minano il campo a una genuina relazione tra loro, a una libera e onesta condivisione dei fatti, che potrebbe davvero portare a liberarsi di pesi e silenzi ingombranti. Clint Eastwood riesce a portare in immagini il disagio narrato sulle pagine del romanzo originario, producendo immagini immediatamente leggibili e contenenti un denso nucleo di consapevolezze, pronto a esplodere non appena se ne socchiudono i confini. Le interpretazioni dei protagonisti poi rappresentano la capacità dei tre attori di prendere una vasta gamma di emozioni e di vicende e di racchiuderle in pochi gesti, in poche parole, dando giustizia a personaggi che, per loro formazione, non eccellono certo per loquacità e apertura emotiva.

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