Major Grom: Il medico della peste – la spiegazione del film Netflix

Spiegazione del finale del film tratto da una graphic novel della Bubble Comics, disponibile su Netflix dal 7 luglio 2021.

In catalogo su Netflix dal 7 luglio 2021 c’è Major Grom: il medico della peste, secondo adattamento per il cinema della graphic novel di punta della Bubble Comics, creata da Artyom Gabrelyanov. Il film è diretto da Oleg Trofim e vede Tikhon Zhiznevskiy indossare i panni di Igor Grom, detective di San Pietroburgo dal carattere spigoloso e dalla prodigiosa mente analitica, alle prese con una minaccia senza precedenti. Il film mescola e rielabora forme e spunti del cinema action/supereroistico contemporaneo (analogie ci sono e parecchie con Il Cavaliere Oscuro). L’esito, potere della contraddizione, un po’ a metà strada tra rinnovamento e ripetizione.

Major Grom: la trama del film Netflix. San Pietroburgo si piega sotto la minaccia del “medico della peste”

Major Grom: Il medico della peste cinematographe.it

Non è un periodo facile per San Pietroburgo. La città, oppressa da criminalità e corruzione, è scossa alle fondamenta dalle pretese di un giustiziere misterioso, oscuro vigilante che si fa chiamare “Il medico della peste”. Il dottore, bontà sua, tiene alto il nome della professione perchè fa la diagnosi e contemporaneamente fornisce anche la cura. La città è malata, e il morbo si chiama illegalità. La cura, una purga che ha tanto il sapore della decimazione. La legge non può consentire di vedersi scavalcata a questo modo.

Ma non è facile per la polizia fare i conti con una simile minaccia, nel momento in cui tanti uomini e donne seguono l’esempio del cattivo maestro e mettono a ferro e fuoco la città. Igor Grom è in grande difficoltà, forse per la prima volta nella sua vita. A poco vale una lucidità analitica fuori del comune, se è presa in contropiede dalle astuzie di un nemico che sembra sempre un passo avanti. Più veloce, più deciso, più consapevole. La seconda metà del film scorre veloce nell’attesa del grande duello tra Igor Grom e il demoniaco giustiziere. Scorrerà del sangue e ci saranno parecchie sorprese. Tante, che vale la pena di chiarire alcuni aspetti controversi dell’intenso finale. Ovviamente attenzione, seguono spoiler.

Un’anima spezzata in due: metà luce, metà tenebre

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Per buona parte del film, la regia di Oleg Trofim manovra il senso dell’orientamento collettivo indirizzando i sospetti dello spettatore verso un potenziale villain troppo perfetto per essere vero. Chi, se non Oleg Volkov (Dmitry Chebotaryov)? Anima nera, Rasputin sulfureo del milionario in odor di santità Sergei Razumovsky (Sergei Goroshko), a sua volta fondatore dell’innovativo social Insieme. Punto di riferimento nobile della città, in evidente contrapposizione al mefistofelico compagno. Per un certo tempo, anche Igor Grom pensa di aver sbrogliato la matassa.

Ma si sbaglia, perché come sarà chiaro nel terzo atto di Major Grom: il medico della peste, nascosto tra le pieghe dell’integrità e della coscienza sociale di Razumovsky si nasconde un abisso di perversione alimentato da una sindome schizofrenica. Oleg Volkov è in realtà morto, e ciò che il milionario crede di vedere, modellata nelle fattezze dell’amico scomparso, è la personificazione del suo lato oscuro. Razumovsky è il “medico della peste” e il suo piano è fondato su una spaventosa manipolazione.

Dopo aver abilmente incastrato Grom e aver indotto la polizia a credere che proprio il detective si nasconda nei panni del vendicatore, Razumovsky mette in moto la parte decisiva del piano. Fomenta i followers incoraggiando l’insurrezione popolare contro le autorità costituite. Attende paziente che la distruzione prenda piede in città, fino all’arrivo delle forze armate. La popolazione inferocita farà a pezzi le oligarchie di San Pietroburgo, mentre l’esercito annienterà i manifestanti. A questo punto, resterà in piedi un solo attore pronto a rimodellare la città secondo i suoi capricci, Sergei Razumovsky. C’è ancora spazio per la speranza?

Major Grom – Il medico della peste: la spiegazione del finale e della scena post-credits

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C’è sempre spazio per la speranza. Il piano di Razumovsky si ferma a un centimetro dal traguardo, come da tradizione. Mentre un gruppo di sanpietroburghesi doc, guidati da un informatore di Igor Grom, affrontano i rivoltosi, il detective incastra il giustiziere. Con l’ausilio dei fidi Yulia (Lyubov Aksyonova), insistente blogger e giornalista, e Dmitry (Aleksandr Seteykin), poliziotto stagista maldestro ma con il cuore al posto giusto.

Catturare Razumovsky non è sufficiente, al resto ci pensa Yulia. Raccogliendo con una cimice la rivelazione del piano omicida del magnate, la donna inchioda il mostro alle sue responsabilità e scagiona il detective. La città torna al suo aspetto abituale, il governo promette riforme del sistema giudiziario (l’abbiamo già sentita questa), Yulia Igor e Dmitry festeggiano il successo dell’operazione con una calorosa celebrazione dell’amicizia. Finisce qui?

No. C’è spazio per un paio di gustose sorpresine nella scene mid e post-credits. Da un lato Razumovsky (mid-credits), nell’isolamento di una clinica psichiatrica, lotta con il suo lato oscuro e prepara il ritorno in scena. Contemporaneamente, e qui sta la grossa sorpresa (post-credits), da qualche parte probabilmente in Siria Oleg Volkov, l’amico d’infanzia di Sergei Razumovsky, dato per morto ma in realtà vivo e vegeto, scopre guardando la televisione dell’arresto di Razumovsky. Il suo sguardo accigliato e pensoso non promette nulla di buono per Igor Grom. Una doppia nemesi minaccia San Pietroburgo.

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