La famiglia Bélier: la canzoni più significative del film

La famiglia Bélier e la musica lavorano di pari passo per mostrare allo spettatore la crescita della protagonista, "costretta" e desiderosa di vivere la propria vita sulla scia delle note.

Ne La famiglia Bélier Paula (Louane Emera) parla, addirittura canta. Poca cosa si potrebbe dire, invece è un vero “miracolo” se sei l’unica della famiglia, composta da mamma (Karin Viard), papà (François Damiens) e fratello (Éric Elmosnino), a poterlo fare. La ragazza, una sedicenne vivace e piena di vita, ha un ruolo fondamentale a casa Beliér – questo è il suo cognome -, l’unica dotata di udito in quella casa in cui tutti sono sordi, tradurre, codificare e decodificare.

È una mediatrice Paula quando i suoi genitori devono parlare con qualcuno che non conosce il linguaggio dei segni, devono lavorare, devono spiegarsi. Non fa molte cose per sé l’adolescente, impegnata ad aiutare i genitori nella fattoria in cui producono formaggio, nella campagna elettorale il padre che decide di candidarsi. Un giorno decide di partecipare alle lezioni di coro della scuola, un paradosso per una che a casa non usa la voce, un segreto da tenere con la propria famiglia, ancora di più quando scopre di cantare in modo meraviglioso. Parte da qui La famiglia Bélier, il film di Éric Lartigau che racconta la disabilità trasformandola in una pochade venata a tratti da una crudele ironia, spesso senza pietà.

La famiglia Bélier Cinematographe.itLa famiglia Bélier: un film che si costruisce attraverso la musica

La famiglia Bélier – che vince il Premio César per la miglior interpretazione di un’attrice esordiente (Louane Emera) – ha colpito in un modo o nell’altro il pubblico: ha conquistato più di 7 milioni di spettatori francesi ma è anche stato molto criticato per la sua rappresentazione della disabilità, per molti macchiettistica e poco aderente alla realtà. Sicuramente uno degli elementi più interessanti è la colonna sonora, intensa e struggente composta da Evgueni Galperine e Sacha Galperine, e cantata dalla voce da usignolo di Louane Emera. La musica segue e insegue il percorso della protagonista che in un primo momento è spaventata dal suo “prodigio” (le prime lezioni di canto ne sono una prova), scappa da esso, non canta con la sua vera voce ma la soffoca per confondesi con i compagni, poi però, grazie al suo maestro che riconosce in lei il talento, scopre ciò di cui è capace e si scopre. Le canzoni vanno di pari passo con questa metamorfosi, da componente del coro a voce solista, e diventano espressione di ciò che Paula vuole dire al mondo.

La famiglia Bélier Cinematographe.itLa famiglia Bélier: En chantant, la canzone in cui Paula scopre il suo dono

In En chantant, la canzone in cui il coro si cimenta, Paula inizia a comprendere che la musica non è solo un rifugio dove nascondersi attraverso gli auricolari, ma è una via d’uscita grazie alla quale trovare la propria strada e la propria identità. La ragazza pensa che il canto sarà compreso con difficoltà dalla sua famiglia e che sia in qualche modo quasi un torto ai danni dei suoi genitori e di suo fratello. Lei è utile e necessaria, senza di lei nulla è più possibile per loro o almeno così crede; il canto per la giovane vuol dire crescere, spezzare quel cordone ombelicale attraverso cui forse in realtà tiene in vita i suoi familiari e non se stessa.

Le monde est plus marrant,

C’est moins désespérant

En chantant

Inizia a comprendere proprio questo Paula, il mondo, fatto di incombenze, impegni non suoi ma dei suoi genitori, sa e può essere più divertente e meno angosciante se lo si vive cantando.

La vie c’est plus marrant,

C’est moins désespérant

En chantant

Capisce che ci sono anche le sue esigenze, i suoi progetti, i suoi impegni; comprende tutto ciò nel giorno in cui avrebbe dovuto avere una lezione di canto, a casa del suo maestro, ma per le bugie raccontate è costretta a rinunciarvi per assistere ad un’intervista del padre per la corsa alle elezioni e fare da “traduttrice”. Senza quella lezione sente di non aver fatto qualcosa che la fa stare bene ed essere più felice, tiene a questo suo primo progetto, partecipare al concorso; così proprio come dice En chantant sente che la vita è più divertente e meno angosciante se la si passa cantando.

L’amour c’est plus marrant,

C’est moins désespérant

En chantant

Mentre “incontra” il canto e anche se stessa, incontra anche Gabriel, un compagno di coro che le fa battere il cuore e con cui deve “costruire” un duetto. Ed ancora per comprendere ciò che ha nella testa torna utile la canzone En chantant: l’amore, tra le note e in musica, è più divertente e meno angosciante e così la relazione tra Paula e Gabriel nasce e trova forza proprio mentre studiano insieme.

La famiglia Bélier Cinematographe.itLa famiglia Bélier: una canzone che è un inno d’amore

La canzone del duetto, Je vais t’aimer, cantata da Paula e Gabriel è come tutti i primi amori, dirompente e passionale. I due ragazzi si guardano negli occhi e intonano versi di desiderio e amore; il maestro li invita e stringersi e a danzare perché questo contatto potrebbe aiutarli a eliminare la timidezza.

e vais t’aimer

Comme on ne t’a jamais aimée

Je vais t’aimer

Plus loin que tes rêves ont imaginé

Je vais t’aimer, Je vais t’aimer

Dice Gabriel e in tutta risposta Paula risponde:

Je vais t’aimer

Comme personne n’a osé t’aimer

Je vais t’aimer

Comme j’aurai tellement aimé être aimé

Je vais t’aimer, Je vais t’aimer

Diventa un inno d’amore che travalica lo spazio e il tempo e una dichiarazione di sentimenti puri e genuini; solo con le note i due riescono a parlarsi veramente senza scontrarsi o litigare. Dopo aver intonato Je vais t’aimer Paula e Gabriel si baciano per la prima volta.

La famiglia Bélier Cinematographe.itLa famiglia Bélier: Je vole, una canzone che è una dichiarazione d’amore e d’intenti

Per Paula decidere di partecipare al concorso diventa motivo di rottura con i genitori che non riescono a concepire come la loro figlia possa voler andare a studiare lontano da casa e come possa pensare di farlo per la musica. Uno dei momenti più intensi e dolorosi è quello in cui il padre e la madre ammettono che è stato quasi tragico sapere che la figlia era dotata di udito e l’adolescente si sente diversa e non accettata proprio nel luogo in cui si sarebbe dovuta sentire “a casa”. Se per i genitori è già inconcepibile una figlia parlante e udente è un vero e proprio trauma che sia un grande talento nel canto: Paula usa un linguaggio a loro è sconosciuto, tocca corde che non riescono a percepire a causa della sordità. Questo dialogo sconvolge talmente tanto Paula che la porta a rifiutare di partecipare al concorso; deve mettere da parte i suoi sogni per il bene della sua famiglia.

Continua a cantare ma lo fa nel piccolo paese, nel coro della scuola. L’esibizione fatta da lei e dai suoi compagni è uno dei momenti più toccanti del film in cui il regista gioca con il suono e l’assenza di suono. Mentre il pubblico applaude, si commuove, partecipa empaticamente i genitori e il fratello di Paula sono “estranei” a ciò che sta accadendo, applaudono ma senza sapere a cosa, per sostenere la loro figlia.

Qualcosa cambia quando, a casa, papà Beliér per comprendere l’entusiasmo del pubblico chiede alla figlia di cantare e le poggia la mano intorno al collo per percepire il suo canto attraverso le vibrazioni. Dopo questo “esperimento rivelatore” l’uomo non ha più dubbi: Paula ama ciò che fa e deve andare a Parigi.

Durante l’audizione Paula canta Je vole in cui fa una dichiarazione d’amore e atto di libertà nei confronti dei suoi genitori.

Mes chers parents, je pars

Je vous aime mais je pars

Vous n’aurez plus d’enfant

Ce soir

Je n’m’enfuis pas je vole

Comprenez bien, je vole

Paula deve spiccare e per farlo comprendere ai genitori usa il linguaggio dei segni e dice ciò che fino ad ora non è stata in grado di dire: “Vi voglio bene ma parto…. cercate di capire io volo”. Finalmente il papà e la mamma della ragazzina sentono attraverso il loro linguaggio ciò che la figlia deve e vuole dire e si commuovono perché tutto è loro chiaro. Quella madre preoccupata (“Soucieuse troublée ma mère“) e quel padre sorridente (“Et mon père démuni a souri“) del testo della canzone sono come i due Beliér che finalmente si rendono conto che la loro bambina è cresciuta e che deve uscire dalla gabbia d’amore e di cure in cui si era rinchiusa.

La famiglia Bélier e la musica lavorano di pari passo per mostrare allo spettatore la crescita della protagonista, “costretta” e desiderosa di vivere la propria vita sulla scia delle note. Questo, mentre avviene, comporta una rottura che era solo apparente; tale allontanamento (fisico questa volta) è necessario e proprio mentre sta per volare capiscono l’amore che li lega.