Jason Clarke: i 10 migliori film dell’attore australiano
Una carriera silenziosa, ma costruita da grandi titoli.
Nato nel Queensland, in Australia, da una famiglia modesta – il padre era allevatore di pecore – Jason Clarke ha raccontato più volte di aver sognato il cinema quando ancora non sapeva bene cosa volesse dire “fare l’attore”. Dopo gli studi alla prestigiosa Victorian College of the Arts di Melbourne, si è fatto le ossa tra teatro e televisione australiana, interpretando piccoli ruoli in serie locali prima di tentare la fortuna a Hollywood. I suoi primi anni negli Stati Uniti furono tutt’altro che semplici: Clarke ha spesso ricordato di aver lavorato come muratore per pagarsi l’affitto, mentre cercava disperatamente un agente disposto a credere in lui. Poi arrivarono i primi ruoli, inizialmente marginali ma sempre incisivi. La sua ascesa non è stata improvvisa, bensì una lenta costruzione.
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Da Twilight di Robert Benton, dove appariva per pochi minuti accanto a giganti come Paul Newman, fino ai ruoli da protagonista in film come Everest o Mudbound, Clarke ha sempre preferito la sostanza alla fama. È un interprete che lavora in sottrazione, che sembra prediligere figure ai margini della storia, uomini costretti a confrontarsi con dilemmi morali o con i propri limiti. Nel corso del tempo ha collaborato con registi del calibro di Michael Mann, Kathryn Bigelow, Dee Rees, John Hillcoat e Christopher Nolan. Ha interpretato soldati, criminali, pionieri, senatori e scienziati, attraversando generi e epoche. Jason Clarke è, in definitiva, uno di quegli attori “silenziosi” di cui spesso facciamo fatica persino a ricordare il nome. La sua carriera è un viaggio nel cinema degli ultimi venticinque anni, un itinerario che qui proviamo a ripercorrere attraverso i suoi 10 migliori film.
1. Twilight (1998), di Robert Benton

Prima che il suo nome diventasse noto, Jason Clarke fece le sue prime apparizioni sul grande schermo in film come Twilight, diretto da Robert Benton, un noir classico e malinconico che vedeva protagonisti Paul Newman, Gene Hackman e Susan Sarandon. Ambientato tra i vizi e le ombre di Hollywood, il film racconta la storia di un ex investigatore privato che si ritrova coinvolto in un intrigo di omicidi e segreti. Clarke, qui in uno dei suoi primi ruoli cinematografici, interpreta un personaggio secondario, ma il giovane attore australiano inizia a mostrare il suo talento. Twilight rappresenta un punto di partenza, un piccolo tassello di una carriera che nel tempo avrebbe conquistato i registi più importanti del panorama mondiale.
2. La generazione rubata (Rabbit-Proof Fence) (2002), di Phillip Noyce
Il primo vero grande film che mette in luce la bravura di Jason Clarke è La generazione rubata, diretto da Phillip Noyce. La pellicola, basata su una storia vera, racconta la drammatica vicenda di tre bambine aborigene australiane strappate alle loro famiglie negli anni ’30 per essere educate secondo i costumi occidentali. Clarke interpreta l’ispettore Riggs, simbolo del sistema coloniale, incaricato di catturare le fuggitive. Pur incarnando il lato oppressivo della vicenda, l’attore evita il cliché del cattivo monolitico, imponendosi piuttosto come interprete di forte presenza morale e drammatica. Il film, commovente e rigoroso, è oggi considerato uno dei capisaldi del cinema australiano contemporaneo.
3. Public Enemies – Nemico pubblico (2009), di Michael Mann

Nel 2009 arriva per Clarke il grande salto internazionale con Public Enemies di Michael Mann. Al fianco di Johnny Depp e Christian Bale, interpreta John “Red” Hamilton, il fedele braccio destro del leggendario rapinatore John Dillinger. Ambientato durante la Grande Depressione, il film ricostruisce la storia della banda più ricercata d’America, mostrando l’ascesa e la caduta del mito criminale. Hamilton è un uomo fedele fino all’ultimo, consapevole del proprio destino, ma incapace di sottrarsi a quella vita. Mann, con la sua regia elegante e realista, restituisce un’epoca in cui il crimine aveva ancora un volto romantico. Public Enemies segna l’ingresso definitivo di Clarke nel cinema americano.
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4. Texas Killing Fields – Le paludi della morte (2011), di Ami Canaan Mann
Con Texas Killing Fields, diretto da Ami Canaan Mann (figlia di Michael), Clarke si cimenta in un thriller cupo ambientato nei meandri più oscuri del Texas. Interpreta Brian Heigh, un detective che indaga su una serie di omicidi di donne nella zona paludosa nota per i suoi crimini irrisolti. Il film è insoma un viaggio dentro il male, reale e psicologico, e l’attore si ritrova a vestire i panni di un uomo stanco, ossessionato dalla giustizia ma anche segnato da profonde ferite interiori. Al suo fianco, Sam Worthington e Chloë Grace Moretz completano un cast ben calibrato.
5. Lawless (2012), di John Hillcoat

Il 2012 è un anno cruciale per Clarke. È infatti l’anno di Lawless, diretto da John Hillcoat. Ambientato durante il Proibizionismo, il film racconta la storia vera dei fratelli Bondurant, contrabbandieri di alcol nella Virginia rurale degli anni ’30. Clarke interpreta Howard Bondurant, il maggiore dei tre, un uomo rozzo e tormentato che combatte per la sopravvivenza della famiglia. Accanto a Tom Hardy e Shia LaBeouf, Clarke abita un film che mescola poesia e violenza, ma che, anche grazie al suo contributo, non scade mai nel banale.
6. Zero Dark Thirty (2012), di Kathryn Bigelow
Nello stesso anno, Kathryn Bigelow lo sceglie per Zero Dark Thirty, la ricostruzione minuziosa della caccia a Osama bin Laden. E qui Clarke interpreta Dan, un agente della CIA coinvolto negli interrogatori e nelle operazioni di intelligence, che incarna però l’ambiguità del potere e la disumanizzazione della guerra al terrorismo. Il film, aspro e realistico, evita facili giudizi e si affida alla forza degli interpreti per raccontare la complessità della verità.
7. Everest (2015), di Baltasar Kormákur

In Everest, diretto da Baltasar Kormákur e ispirato a eventi realmente accaduti nel 1996, Jason Clarke è Rob Hall, l’alpinista neozelandese che guidò una spedizione tragicamente travolta da una tempesta. La sua interpretazione è toccante e ,cosa forse ancora più decisiva, si inserisce perfettamente nella coralità del film. Kormákur alterna spettacolarità e introspezione, trasformando la montagna in una metafora della vita e dei suoi limiti. Everest è una delle prove più emozionanti della carriera di Clarke, un film che mette in scena l’eroismo silenzioso tanto dell’uomo quanto dell’attore.
8. Mudbound (2017), di Dee Rees
Con Mudbound, Jason Clarke torna al dramma storico, questa volta nella profonda America del dopoguerra. Diretto da Dee Rees, il film racconta l’intreccio tra due famiglie – una bianca e una nera – nel Mississippi degli anni ’40, tra razzismo, povertà e speranza. Innegabilmente una delle interpretazioni più umane e malinconiche dell’attore, qui ritrovatosi a prestare volto e corpo a Henry, un marito devoto, ma anche un uomo che fatica a comprendere il mondo che cambia. Il film fu candidato a quattro Premi Oscar.
9. Lo scandalo Kennedy (Chappaquiddick) (2017), di John Curran

Sempre nel 2017, Jason Clarke si misura con uno dei ruoli più difficili della sua carriera: il senatore Ted Kennedy in Lo scandalo Kennedy, diretto da John Curran. Il film ripercorre il drammatico incidente del 1969, quando l’auto guidata da Kennedy finì in mare, causando la morte di Mary Jo Kopechne. Clarke offre qui un ritratto straordinariamente sfaccettato, mostrando le fragilità e le contraddizioni di un uomo schiacciato dal peso del proprio nome e delle proprie colpe. Una cosa va sottolineata in particolare: l’attore evita ogni giudizio morale e si concentra sul lato umano, restituendo un Kennedy combattuto tra rimorso e ambizione politica.
10. Oppenheimer (2023), di Christopher Nolan
L’ultimo tassello di questa carriera in costante crescita è Oppenheimer, il kolossal di Christopher Nolan che racconta la vita del padre della bomba atomica. Clarke ha un ruolo breve ma fondamentale: interpreta Roger Robb, l’avvocato che interroga J. Robert Oppenheimer nella sequenza dell’udienza che segna la rovina pubblica dello scienziato. In pochi minuti, l’attore riesce a costruire una tensione glaciale, diventando il volto della macchina di un potere in procinto di distruggere. Oppenheimer è una riflessione sul genio, la colpa e la memoria, e Clarke ne incarna il lato più spietato, quello della verità processata come un crimine. Un’altra grande prova (l’ennesima) per un percorso attoriale sempre più maturo e riconosciuto a livello internazionale.
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