Instant Family: la storia vera che ha ispirato il film di Sean Anders

Dopo Daddy’s Home e il suo sequel, il regista Sean Anders torna a parlare di famiglia con Instant Family, ma questa volta prendendo spunto dalla sua esperienza personale, quella dell’adozione.

L’adozione è un tema delicato, soprattutto perché spesso vede coinvolti bambini e adolescenti abbandonati a loro stessi, ma nel suo nuovo film, il regista Sean Anders è riuscito a trattarlo con l’ironia e il sarcasmo giusto per raccontare la storia di una coppia innamorata e di tre fantastici ragazzi. Sono loro infatti i protagonisti di Instant Family.

Tra battute, sketch esilaranti e momenti anche toccanti (ma mai smielati), il film segue le vicende di Pete ed Ellie Wagner, due restauratori ormai vicini ai quaranta che, a causa del lavoro, non hanno avuto tempo di allargare la loro famiglia. Desiderosi tuttavia di avere un figlio, i due decidono di adottare un bambino: da quel momento la loro vita cambierà per sempre. Pete ed Ellie infatti faranno la conoscenza di Lizzie, un’adolescente abbandonata dalla madre e spesso rifiutata dai possibili genitori adottivi a causa della sua età. Questo tuttavia non sembra essere un problema per i nostri protagonisti che, una volta scoperto che la ragazza ha anche un fratello e una sorella più piccoli, decidono di adottare tutti e tre. Ma a cosa si ispira la storia di Instant Family?

Instant Family: la linea sottile tra il film e la storia vera del regista Sean Anders e sua moglie Beth

Instant Family cinematographe.it

L’intera vicenda raccontata nel film prende spunto da una battuta che Pete rivolge a Ellie: “Adottiamo un bambino di 5 anni, così possiamo far finta di averlo concepito quando ne avevo 36”. La battuta non è inventata ma è la stessa cosa che disse il regista Sean Anders a sua moglie Beth quando pensarono di adottare un bambino. Instant Family infatti è ispirato alla storia personale del regista, tanto che alcune frasi e aneddoti sono realmente accaduti così come Anders li ha riportati nel film. Lo stesso Anders ha raccontato che per anni lui e sua moglie hanno pensato di avere figli ma solo quando l’uomo è riuscito a vendere un paio di sceneggiature e a lanciare la sua carriera, i due si sono sentiti sicuri per quel passo importante. Ormai però si erano avvicinati a quarant’anni e avevano paura di aver perso la loro occasione, finché Anders non ha proposto l’adozione. Così, dopo aver completato tutto il percorso e la preparazione, nel 2012 i due hanno adottato tre bambini di 6, 3 e 1 anno.

Instant Family e la tematica dell’adozione: tutti noi vogliamo solo avere una famiglia

Per Instant Family tuttavia, il regista ha voluto aggiungere un elemento che non era presente nella sua esperienza personale: l’adozione di un adolescente. Spesso infatti i possibili genitori adottivi preferiscono avere un bambino piccolo piuttosto che un ragazzo in piena crescita: Anders invece voleva mostrare proprio come anche i più grandi non desiderano altro che una famiglia che possa accoglierli. Per il film ha chiesto quindi l’aiuto di donne che sono state adottate quando erano adolescenti per conoscere le loro esperienze. Tra tutte, Maraide Green è diventata una vera e propria consulente durante le riprese, tanto che buona parte della sua storia è finita direttamente nella sceneggiatura.

Nella sceneggiatura di Instant Family però troviamo anche momenti che il regista e sua moglie hanno realmente vissuto, come quello in camera da letto. Dopo i primi giorni con i ragazzi, Pete e Ellie dubitano della loro scelta e così è successo al regista, come ha raccontato lui stesso:

[Pete e Ellie] Iniziano a discutere: “Come possiamo uscire da questo? Come possiamo trovare la via per tornare alla nostra vita piacevole, tranquilla, facile che avevamo?”. Anche se mia moglie ed io non avremmo mai considerato questa opzione, nei tuoi momenti disperati, pensi: “Abbiamo commesso un terribile errore, che cosa abbiamo fatto alle nostre vite?”. Non ne sono orgoglioso. Non sono orgoglioso di alcune delle cose che ho pensato e alcune delle conversazioni che abbiamo avuto, ma ho dovuto metterle lì per essere onesti.

Nel film sono stati inseriti anche aneddoti più divertenti, come quello che vede Pete colpire per sbaglio il bambino che vorrebbe adottare con una palla da basket. Lo stesso è successo a Anders, anche se fortunatamente il pallone in questione era da calcio e quindi più leggero:

Io stavo solo provando a giocare ed essere un bravo ragazzo e incontrare i bambini, e poi naturalmente, sono lì per tipo 15 minuti e già l’avevo ferito! Era molto reale.

Con Instant Family Sean Anders vuole fare luce sul processo di adozione e raccontare al meglio cosa succede e cosa provano non solo i ragazzi, ma anche le famiglie adottive durante questo periodo difficile. Il film ha già avuto buoni riscontri da parte delle assistenti sociali e delle famiglie adottive, ma anche da parte dei figli di Anders. Come ha raccontato lo stesso regista, all’inizio i ragazzi erano un po’ scettici: pensavano di essere una normale famiglia, anche un po’ noiosa, ma invece guardando il film hanno capito quanto la loro storia sia importante e possa essere d’esempio per gli altri.

Il film è al cinema dal 21 marzo con 20th Century Fox.