Il Primo Uomo… quando in Italia lo raccontò Tito Stagno

Il nuovo film di Damien Chazelle tratta dell’evento scientifico più importante del secolo scorso: lo sbarco sulla Luna. In Italia la lunga diretta televisiva che lo seguì fu targata Rai e raccontata da un giornalista passato alla storia.

Dopo i canoni del musical riscritti in La La Land, Damien Chazelle ci ha portati sulla Luna con il racconto realistico del primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Un salto retrò su una storia che non era mai stata trasposta cinematograficamente prima d’ora. La Hollywood fabbrica di sogni, pentagrammi sentimentali ed emozioni combattute tra innamorati di Chazelle ha lasciato spazio all’inseguimento bramoso dei limiti umani per superarli nel volo più difficile di tutti. Alle 2.56 del 21 luglio 1969 l’astronauta Neil Armstrong diventò Il primo uomo a camminare sulla Luna, seguito da Buzz Aldrin. Il primo su grande schermo ha il volto di Ryan Gosling, mentre il secondo è riproposto da Corey Stoll. La lunghissima diretta mondiale fu trasmessa dalla NASA e seguita dalle televisioni di tutto il mondo. In Italia, entrarono nella leggenda anche il nome e il volto amico del giornalista che seguì i punti salienti della diretta: Tito Stagno.

Il primo uomo. L’Italia e la diretta dello sbarco lunare

Ben 900 milioni di spettatori da ogni latitudine s’incollarono alla tv per l’occasione. Oltre 20 milioni erano in Italia, tutti sintonizzati sulla Rai, che al tempo aveva un unico canale. Il nostro Paese era uscito satollo dagli anni del boom economico. Presto la rivoluzione sessuale lo avrebbe sconvolto, ma lo sbarco sulla Luna fu l’evento indimenticabile per generazioni che sancì importanza e potenzialità del mezzo televisivo, nonché una nuova epoca di tecnologia, informazione e modo inimmaginabile di sognare l’ignoto.
Data l’interminabile diretta di 28 ore sulla Rai, gli orari degli uffici pubblici furono modificati in funzione della missione Apollo 11. Si stimò che le fasi salienti vennero seguite su 7 milioni di apparecchi televisivi. Scienza e fantascienza s’incontravano a quel tempo in maniera molto più semplice di oggi. Niente internet, pc o tablet, lontani ancora anni luce dalla fantasia umana, allora erano radio e tivù i mezzi per ascoltare e vedere il mondo senza viaggiare. I negozi decorarono a tema lunare le vetrine e ottennero il permesso di tenere accesa la televisione anche oltre l’orario di apertura. Il Ministero degli Interni, addirittura, concesse al carcere di Roma 600 apparecchi in prestito per le celle dei detenuti.

Il primo uomo. Un conduttore passato alla storia

Era un’epoca che vedeva una generazione di astronauti proveniente perlopiù da famiglie contadine, abituate a grandi sacrifici. Così il forte rischio corso dagli astronauti non era del tutto sorprendente, ma riuscì a tenere col fiato sospeso il mondo. Chazelle oggi al cinema racconta con effetto retrò l’avventura spaziale di Armstrong e del suo equipaggio, ma nella realtà, a quel tempo lo storytelling italiano fu affidato a Tito Stagno. Fu lui il protagonista assoluto di quella notte in Italia. Aveva studiato diligentemente i manuali forniti dalla Nasa. In collegamento da Orlando il commentatore per la Rai era Ruggero Orlando. “Era un ottimo commentatore Orlando” raccontò successivamente Stagno, “ma non indossava le cuffie, perché lo infastidivano, mentre io ascoltavo le voci degli astronauti, leggevo i messaggi della Nasa e contemporaneamente raccontavo al pubblico ciò che stava accadendo. Per gli ascoltatori, ogni mia parola era oro colato”.

Il primo uomo. Detrattori, gaffe e battibecchi per lo sbarco lunare

Plausi, parole di miele e soddisfazione dal mondo della scienza e della cultura scesero a pioggia dopo l’evento, ma il commento di Pier Paolo Pasolini lasciò sorpresi. Il regista si dichiarò orgogliosamente lontano “da quell’operazione enfatica e fastidiosa”. E come se non bastasse, il battibecco fra Stagno e Orlando coprì persino la frase storica “Qui base della Tranquillità, l’Aquila è atterrata” di Neil Armstrong. Passò alla storia della televisione italiana quella gaffe di Tito Stagno, durante la diretta. Il cronista annunciò con enfasi che il modulo lunare con a bordo Armstrong e Aldrin aveva raggiunto il suolo del nostro satellite, ma fu subito corretto dal collega Orlando. “Ha toccato!” annunciò il primo. “No, non ha toccato”. Rispose l’altro. La polemica lieve e tutta italiana andò avanti per anni prendendo le forme di sempre nuovi spiegoni reiterati nel tempo. Ma ciò che contava di più era altro: il superamento fisico di sogno e scoperta impossibili, l’uomo finalmente sulla Luna.

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