Il colore viola: significato del film di Steven Spielberg con Whoopi Goldberg

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Alice Walker, Il colore viola, 1985 è un classico della carriera di Steven Spielberg, nominato a ben 11 premi Oscar nel 1986, con un ricco cast che comprende: Whoopi Goldberg, Danny Glover, Margaret Avery e Oprah Winfrey. Racconta la storia di due giovanissime sorelle, Celie e Nettie, la prima abusata dal padre (in realtà patrigno) e costretta poi a separarsi dai due figli e a sposarsi col rude Albert che ne fa la propria schiava; l’altra riesce invece a fuggire dalla casa paterna e a rifugiarsi con Celie, fino a quando Albert non le separa nuovamente. Tra le due sorelle l’amore resterà sempre, nonostante la lontananza.

Il colore viola: la condizione femminile nel Sud degli Stati Uniti nei primi anni del ‘900

Il film è incentrato su Celie (interpretata da una magnifica Whoopi Goldberg nominata all’Oscar come Miglior attrice protagonista) e sulla sua vita di soprusi, dolore e castighi inflittale prima dal patrigno, poi dal marito; la condizione femminile è al centro della pellicola del regista, una condizione particolare perché ambientata in un luogo (Sud degli Stati Uniti) e in un periodo (primi anni del ‘900), dove essere donna ed essere di colore significava non avere nessun diritto, nessun valore. Ma quanta sofferenza una persona può sopportare? Quanta speranza deve avere nel futuro? Quanto deve pregare per ottenere una possibilità di riscatto?

Questi sono gli interrogativi di Il colore viola, viola come i fiori in un campo sterminato che fanno tornare il sorriso anche nei momenti più neri.

Celie

Di solito faccio finta di non esserci neanche, tanto per lui è la stessa cosa: non mi chiede mai che cosa sento, non mi chiede mai niente di me, mi monta sopra e fa i suoi bisogni.” (Celie)

E fa i suoi bisogni? Ma come sarebbe? A sentire te sembra che vada di corpo quando fa l’amore!” (Shug)

Beh, a me pare così.” (Celie)

Celie si confida con Shug (interpretata da una brava Margaret Avery nominata all’Oscar come Miglior attrice non protagonista), una cantante, ex amante di Albert che ogni tanto torna a fargli visita. Ovviamente Celie l’accoglie e la serve come un’ospite, dato che la sua ingenuità non le fa comprendere la situazione.

Dopo un’iniziale antipatia, le due donne diventeranno amiche e Shug salverà Celie portandola via dalla sua prigione. Dallo scambio di battute si evince la non comprensione di Celie della sessualità e del rapporto intimo che si instaura fra due persone innamorate; l’abuso di Albert la svilisce a tal punto da farla sentire come un vaso da notte “mi monta sopra e fa i suoi bisogni“. Grazie a Shug, però, Celie scoprirà cosa significa amare.

Il colore viola: Dio esiste?

Celie e Nettie sull’altalena

A stare in galera, in quella galera, c’è mancato poco che ci crepavo. Che cosa brutta Miss Celie: ti viene voglia di fare un giro e invece niente, ti viene voglia di cantare e te la fanno passare a furia di botte. Ti voglio ringraziare, Miss Celie, per tutto quello che hai fatto per me. Io mi ricordo quel giorno che ero nel negozio con Miss Millie ed ero a pezzi, davvero ero a pezzi come non lo ero mai stata…e quando ho visto te ho capito che c’è un Dio e che sarei tornata a casa in qualche modo.” (Sofia)

Sofia (Oprah Winfrey offre un’ottima interpretazione, anche lei nominata all’Oscar), moglie di Harpo (uno dei figli di Albert avuto con la prima moglie), non teme nessuno: donne, uomini, neri o bianchi. Grazie al suo brusco temperamento, finisce in galera per diversi anni e poi diviene la serva personale dell’odiosa Miss Millie, moglie del primo cittadino, bianca e dispotica.

Anche Sofia, nonostante la sua forza, viene spezzata dalla vita e dalle sue ingiustizie ma, nel momento in cui Celie prende in mano la propria e si libera dalla gabbia di Albert, Sofia ritrova la luce e riesce a riprendere le redini della propria esistenza. “Ogni momento è un’occasione per rivoluzionare tutto completamente” affermava il personaggio di (un’altra!) Sofia nel bellissimo Vanilla Sky, 2001 di Cameron Crowe (tratto a sua volta da Apri gli occhi, 1997 di Amenábar).

Il colore viola: Vita è speranza

Io sono povera, sono negra, sono anche brutta ma buon Dio sono viva, sono viva!” (Celie)

Nel momento della sua ribellione da Albert, Celie viene da lui insultata in quanto donna negra, brutta e povera. Celie risponde maledicendolo, con la promessa che ogni suo pensiero si tramuterà in polvere fino a quando lui non riparerà al male che le ha causato. Ma la vittoria più grande di Celie è quella di dimostrare ad Albert che non importa la propria condizione: quando c’è vita e quando c’è voglia di cambiare, nulla è impossibile.

Albert contribuirà a far ricongiungere Celie a sua sorella Nettie e ai suoi figli, che hanno trascorso la loro vita in Africa; il momento del loro incontro è uno dei più commoventi del film: sullo sfondo vediamo un Albert redento, che con il suo cavallo passeggia nel campo di fiori viola dove le due sorelle tornano a giocare come quando erano bambine. La speranza non deve mai abbandonarci.