I segreti di Michelle Williams: la consacrazione dell’attrice in cinque ruoli chiave
Ex ragazza di campagna, madre di due figli che protegge dalla curiosità altrui, attrice duttile e amata tanto dall’industria quanto dai circuiti indipendenti, Michelle Williams compie quarant’anni da protagonista indiscussa del cinema contemporaneo, con una 'predilezione' per le donne infelici.
I capelli, salvo eccezioni per ruoli che lo richiedano, Michelle Williams li porta rigorosamente corti da quando, sul set del film-culto di Ang Lee I segreti di Brokeback Mountain (2004), conobbe Heath Ledger, colui che sarebbe diventato suo compagno di vita e padre della sua prima figlia, Matilda Rose, nata nel 2005. All’attore australiano dispiaceva, infatti, quando una folta chioma le copriva il bel viso. E, così, Michelle Williams ha continuato a seguire il suo consiglio di stile anche dopo la fine del loro amore e la morte prematura di lui, avvenuta nel 2008 per overdose di farmaci. Altri amori sarebbero venuti dopo, alcuni celebri, come quello – di breve durata – per Spike Jonze o quello per lo scrittore Jonathan Safran Foer, altri più misteriosi, tra cui quello per il cantautore indie Phil Elverum, con il quale si è sposata in gran segreto nel 2018 (ma sei mesi dopo era già tutto finito), e l’ultimo, quello per il suo attuale compagno Thomas Kail, il regista teatrale e televisivo incontrato sul set del musical Fosse/Verdon con cui ha avuto, appena tre mesi fa, un bambino di cui non è mai trapelato il nome.
E, non a caso, a inizio anno, con il pancione che già s’intuiva sotto le pieghe di un abito arancio, nel ritirare la statuetta con cui ai Golden Globes la premiavano proprio per il suo ruolo in Fosse/Verdon, Michelle Williams ha pronunciato un discorso di ringraziamento che alle orecchie di alcuni è risultato divisivo: l’attrice ha, infatti, rivendicato a gran voce la necessità per le donne di decidere sulla propria vita e sul proprio corpo senza dover rendere conto a nessuno delle scelte fatte.
Nata in un piccolo centro del Montana e poi trasferitasi a San Diego da adolescente, Michelle Williams sa di non doversi sentire in colpa per il successo raggiunto ed è consapevole della forza silenziosa con cui si è costruita la sua autorevolezza d’artista. Radicata nell’immaginario comune come la Jen Lindley dall’animo inquieto che faceva innamorare di sé, pur in modo diverso, sia Dawson sia Pacey nella serie televisiva Dawson’s Creek che l’ha resa celebre al grande pubblico nel crinale tra fine anni Novanta e gli inizi del Duemila, Michelle Williams può oggi vantare una filmografia varia e sempre di qualità, che tradisce, forse, una predilezione per ruoli venati d’amarezza e inclini a destini tragici. Difficile scegliere tra i suoi titoli di successo, ma, nel ripassare la carriera dell’attrice oggi che compie quarant’anni, scegliamo cinque interpretazioni di altrettanti personaggi femminili in qualche modo simili tra loro, nella direzione di una comune vulnerabilità al fallimento, al ripiegamento malinconico, alla fatica silenziosa di sopravvivere quotidianamente ai piccoli (e grandi) dissesti emotivi.
Michelle Williams: la sua consacrazione passa per cinque ruoli in particolare
Blue Valentine: radiografia ‘frastagliata’ di un amore
Michelle Williams è Cindy in Blue Valentine (2010) di Derek Cianfrance, storia di un amore accidentato che viene mostrato a singhiozzo alternando il passato dell’incontro con il presente dell’addio, la felicità di scoprire un sentimento e l’infelicità nell’accertarne la morte, o meglio la trasformazione. Ryan Gosling, in stato di grazia nella parte di Dean, un ragazzo dall’animo buono portato alla sconfitta, l’affianca in uno struggente passo a due, da cui lei, più scostante ed ombrosa ma anche coraggiosa nella fedeltà a se stessa, sceglie di ritrarsi per continuare da sola a cercare una vita che stia alle sue condizioni. Il talento dell’attrice qui si rivela proprio nel fare antipatico, nell’esasperazione di una femminilità che non leviga gli spigoli per farsi amare ma che si fa amare proprio perché non lo chiede.
Manchester by the Sea: il dolore senza voce e le parole che redimono
‘Sorella minore’ di Cindy di Blue Valentine (2016) è la Randy di Manchester by the Sea, ex moglie di Lee Chandler, il protagonista, interpretato da Casey Affleck, di ritorno al borgo marinaro natio per occuparsi del nipote rimasto orfano. Anche qui non ci sono eroi, ma solo anime ferite da errori e dolori che si sarebbero voluti evitare prima e dimenticare poi, senza che nessuna delle due operazioni riesca mai. La parte, pur piccola, risulta decisiva proprio perché si fa motore di una catarsi: la Randy di Michelle Williams, nella desolazione di una sofferenza che non trova parole per dirsi, scheggia la coltre di gelo che ha immobilizzato una vita, quella del suo ex marito, e, così facendo, le permette di ripartire, di accogliere la colpa, di venirne in qualche modo a patti. Il personaggio è cesellato con sapienza sottrattiva, mimetico rispetto a un contesto sociale caratterizzato dalle radicali contrazioni emotive.
Marilyn: la verità (disperata) della donna dietro la diva
Non esiste una Donna, esistono solo le donne, ciascuna nel singolarità del loro scoprirsi tali. Ciò vale, senza dubbio, anche e soprattutto per Marilyn Monroe, paradigma assoluto di bellezza e femminilità che, dietro il mito, nascondeva la realtà di continue cadute depressive, sentimenti di solitudine, dipendenze inestirpabili da psicofarmaci, insicurezze senza soluzione. E alla verità della donna singolare, quella minuscola, della figura di successo che sulla scena sembra dominare il mondo, ma nelle retrovie della propria intimità incespica e deraglia, Michelle Williams si dedica tutta, restituendo allo spettatore un biopic, Marylin (2011), che, grazie alla sua precisione interpretativa, non manca di colpire il segno di un’esistenza segnata da una vocazione all’infelicità.
Suite francese: l’amore nemico che sorprende
Di nuovo una moglie, di nuovo infelice e mortificata nel suo slancio vitale: Michelle Williams presta corpo e anima a Lucile, vedova bianca di un soldato caduto prigioniero dei Tedeschi, che vive sorvegliata dalla dispotica madre del marito in una casa nella campagna francese, oppressa dalla convivenza con la suocera e sollevata solo dalla presenza di un pianoforte. Un affascinante tenente tedesco entra nella sua vita per mostrarle che gli antagonismi formali e le ragioni politiche difficilmente si accordano alle pulsioni e ai moti invisibili della psiche, dei suoi desideri, delle sue vibrazioni inconfessabili. Film poco noto, ma di grande potenza emotiva, Suite francese (2014) si sorregge sull’alchimia tra Michelle Williams e il suo partner di scena, l’attore belga di enorme bravura Matthias Schoenaerts. Qui l’attrice americana aggiorna il catalogo delle sue eroine anti-eroiche, dosando alla perfezione esasperazione e trasporto, languori malinconici e ardori appassionati.
Certain Women: resistere alle complicazioni della vita
Film corale e diretto con sensibilità e distacco dalla talentosa Kelly Reichardt, Certain Women è un piccolo gioiello della cinematografia indipendente che riporta Michelle Williams, che aveva già laborato con la Reichardt in Wendy and Lucy (2008), qui nelle parti di Gina, moglie tradita alle prese con una figlia adolescente e la ricerca di un posto in cui edificare la propria abitazione, nel Montana in cui è nata. Alla durezza del paesaggio, maestoso e sferzante, si aggiungono i problemi della vita di tutti i giorni, le complessità e le complicazioni della condizioni femminile, di cui si rivendica l’indipendenza dallo sguardo maschile sul mondo e dalle sue spesso fuorvianti semplificazioni. Michelle Williams vince un premio a Toronto per la sua interpretazione e si conferma esperta nel portare in scena crisi coniugali. Non è un caso che il prossimo film sarà il già annunciato remake del bergmaniano Scene da un matrimonio.