Gli ultimi saranno ultimi: il finale e la spiegazione del film

La spiegazione che si cela dietro al film di Massimiliano Bruno: una storia di precarietà, dolore, sacrificio, ma soprattutto forza.

Un mondo abitato da poveri cristi, da disgraziati che non arrivano a fine mese. Un piccolo angolo di terra dove ci si aggrappa ad ogni cosa per sopravvivere; basta un lavoro umile, ma che almeno c’è, bastano gli aiuti degli amici di una vita, quelli con cui hai condiviso tutto. Sono uomini e donne che si accontentano di poco, a cui è sufficiente un pranzo con la compagnia per sorridere. Ci sono i vicini, la vamp del paese, la guarda giurata gentile e comprensiva, l’apprendista pronta a fare le scarpe e poi c’è Antonio (Fabrizio Bentivoglio), il poliziotto, arrivato in paese per espiare la colpa che grava sulla sua testa, che viene accolto con disprezzo dai colleghi e che, quasi per elezione naturale, cadrà ancora in errore. Sono uomini e donne che si stringono in un abbraccio disperato e straziante, ma almeno riescono ad andare avanti. Questo è ciò che vivono Luciana (Paola Cortellesi) e Stefano (Alessandro Gassmann), i protagonisti di Gli ultimi saranno ultimi, il film – nato come pièce teatrale – di Massimiliano Bruno che racconta la crisi (economica e sociale) e il bisogno (per sopravvivere) di far finta che non ci sia.

Gli ultimi saranno ultimi: la trama del film di Massimiliano Bruno ruota attorno a Luciana e Stefano, due persone qualunque

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Luciana e Stefano sono sposati, sperano con ogni fibra del loro corpo di diventare genitori ma sembra non giungere mai il loro momento. Lei lavora in fabbrica, lui, che non vuole stare sotto un padrone, è perennemente senza lavoro ma pieno di idee che dovrebbero fargli “svoltare la vita” ma che alla fine non portano a nulla. Il fato è ancora più ingiusto con gli ultimi, ancora più beffardo con chi deve fare i conti con il portafoglio per vivere le giornate. Luciana scopre di essere incinta e, proprio per questo, dopo pochi giorni – a causa di una collega che fa la spia nonostante sia stata proprio la donna ad aiutarla per l’assunzione -, viene licenziata, o, come piace dire al suo capo, Finardi, non le viene rinnovato il contratto.

Un duro colpo per Luciana – lieve e sorridente sempre e comunque, predestinata alla lotta dal padre Mario – che non si arrende mai e, almeno all’inizio vede, come solo chi è costretto a subire e a rialzarsi, il lato positivo: comunque sarebbe dovuta rimanere a casa per la maternità, questo è solo una incidente di percorso facilmente risolvibile, sembra dirsi. Mentre Stefano non sembra voler “mettere la testa a posto” neanche sentendo l’urgenza di un lavoro fisso per poter garantire alla moglie e al bimbo che sta per nascere il minimo per andare avanti, Luciana dal canto suo continua a credere negli altri e agli altri. Quando il capo le dice che avrebbero riparlato di una sua riassunzione alla nascita della creatura, la donna non pensa neanche per un istante che quelle siano solo parole e si aggrappa a quella promessa come un naufrago ad una corda.

Nel frattempo Antonio, inconsapevolmente ancora e tragicamente legato alla storia di Luciana, inizia a vivere le oscure e beffarde piccolezze e peculiarità di Anguillara: gli occhi della gente, i ripetitori che trasmettono la messa dai lavandini di cosa – come per dire che l’unica salvezza per gli ultimi è la religione -, i colleghi che lo umiliano, il rapporto particolare con una parrucchiera. L’uomo non sa che chi sbaglia una volta è predestinato all’errore.

Gli ultimi saranno ultimi: la crisi si fa sentire

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A poco a poco la precarietà inizia a farsi sentire per Luciana e Stefano. Le urgenze quando un figlio sta per nascere sono sempre maggiori e la donna vive con tormento le riflessioni riguardo a come faranno quando il figlio arriverà. Luciana però mente, si nasconde e non racconta la crisi profonda in cui si ritrovano. La situazione è chiara, gli amici la conoscono, in paese si sa ma proprio perché tra gli ultimi c’è solidarietà nessuno chiede e nessuno dice. Così è normale per le amiche e gli amici di Luciana e Stefano regalare un corso per gestanti a lei nonostante il compleanno sia di lui o un buono per un lettino senza bisogno che venga chiesto. La donna, “sempre più incinta”, è anche sempre più consapevole, si rende conto che la spirale in cui è rimasta intrappolata la stringe senza via d’uscita.

Stefano, assistendo con la sua solita guascona indolenza alla gravidanza della moglie, vive in un’altra dimensione, tenta di fare ciò che può ma il destino non è dalla sua parte: si ritrova nel suo appartamento con cento sedie che un “cliente” non vuole più comprare, va a lavorare un giorno solo sotto un padrone ma quella non è proprio la sua vita. Quelle cento sedie rappresentano ciò che Bruno vorrebbe fare, cercando di prendere l’insegnamento del grande cinema italiano in grado di mescolare dramma e commedia, riso e pianto, utilizzando la Cortellesi e Gassman, perfettamente nel ruolo.

Gli ultimi saranno ultimi e ciò che precede la scena: Luciana perde la testa

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Era una vita di merda, però era quello che c’era capitato e ci piaceva così.

Tutte le tessere si rimettono al loro posto, tutto appare chiaro, non c’è possibilità di uscire da questo cono d’ombra, per lei e per quelli come lei. Nessuno le ridarà il lavoro, le promesse non verranno mantenute, il marito non avrà mai un’occupazione “seria”. Deve fare qualcosa, un gesto estremo che ha inizio con una camminata verso la fabbrica dove si è recata ogni giorno per tanto tempo – sa che le maestranze si stanno incontrando per decidere anche sulle sorti dei dipendenti. Sudata, stremata, “appesantita” dal dono che ha più desiderato, macina pensieri che poi irrimediabilmente e fatalmente non si concretizzano nella realtà. Pensa di poter parlare per chiedere aiuto, ma non è come con i suoi “pari”, ci sono delle regole altre: gli ultimi sono gli ultimi. Parla senza schermi, dice che ha bisogno di lavorare, racconta la sua situazione ma i primi sono miopi.

Svegliate Lucià che chi se fa pecora il lupo se lo magna.

Il lupo se l’è mangiata Luciana, un Cappuccetto Rosso moderno a cui è toccata in sorte una storia triste di ordinaria amministrazione per molte donne di oggi; l’ha stanata, braccata e infine ne ha mangiato le carni fino all’osso perché fino ad ora è sempre stata una “pecora”, ha abbassato la testa e ha accettato (l’atteggiamento con l’apprendista ambiziosa, quello con Finardi) senza fare niente. Non vuole essere più una pecora e quindi, quando viene mandata via dall’ufficio, alza il capo tutto in una volta, sfila la pistola dal fodero e la punta contro i capi. Non c’è la tenera e gentile Luciana, c’è la disperata Luciana con il trucco sciolto, la tensione e la rabbia negli occhi (dopo aver scoperto anche il tradimento del marito), le mani tremanti ma sicure. “Senza lavoro se puzza molto di più” ha detto Luciana nell’incontro Finardi, durante la festa di paese e tutto ciò che ha subito esplode in questa scena. Vuole far loro paura, far capire che fa sul serio, ucciderebbe anche, perché un ultimo non ha niente da perdere.

Mentre tutti osservano, come spettatori impotenti il colpo di testa della dolce e docile Luciana, l’unico che cerca di fare qualcosa, parlandole sinceramente, con pietà, è Bruno (Stefano Fresi), la guardia giurata, che la capisce e sa che quello è solo l’atteggiamento di una persona che non sa più cosa fare. Con dolcezza tenta di farla ragionare, di aprirle gli occhi, si mette sulla stesso piano, anche lui è un po’ come lei; di nuovo è la solidarietà tra gli ultimi ad avere la meglio. Ma non basta.

Gli ultimi saranno ultimi: Luciana non è più un’ultima

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Si sente uno sparo, nella notte e, il fato vuole che il poliziotto più vicino al luogo sia Antonio. Teso, sfibrato dalle angherie dei colleghi, umiliato dalla vita, l’uomo arriva con la pistola carica; in passato non aveva premuto il grilletto – e così il compagno di pattuglia è morto – ora invece fa il contrario. Spara per fermare quella donna con la pancia e il trucco degli occhi sciolto dal sudore e dalle lacrime, dalla rabbia e dall’orgoglio, quella donna a cui si sono rotte le acque, verso cui chiunque proverebbe compassione e tenerezza. Spara per riscattarsi di ciò che non ha fatto anni prima. Sono due disgraziati uno di fronte agli occhi dell’altra, alla deriva, arrivati al culmine della sofferenza.

Mentre portano via Luciana con l’ambulanza lo spettatore pensa al peggio: la ferita al petto sanguina e nello stesso tempo il bimbo chiede di venire al mondo. Vita e morte fanno a botte ma nulla è come appare. Gli ultimi saranno ultimi, un film duro e intenso, fa credere a chi guarda che tutto sia finito, che non ci sia speranza per Luciana, per Stefano che assiste inerte alla scena da fuori, che tiene la testa alla moglie durante il parto. Bruno però non ha in mente questo per i suoi personaggi.

C’è uno stacco. Stefano sta aggiustando una moto e parla con Mario, un bambino forte, sorridente, e di spalle a guardare verso il futuro c’è Luciana. Tutti hanno imparato la loro lezione, tutti da quella notte profonda e oscura sono cresciuti: Stefano è diventato un uomo, Luciana è consapevole del fatto che tutti prima un poi saranno i primi, Martino conosce la storia della sua nascita e della sua mamma: un’ultima che ha alzato la testa per sopravvivere.