Giuseppe Tornatore: gli 8 film più belli del regista Premio Oscar

Compie 62 anni il 27 maggio uno dei registi più rappresentativi del cinema italiano contemporaneo: ecco gli 8 film più importanti di Giuseppe Tornatore, dal Premio Oscar Nuovo Cinema Paradiso al "film della vita" Baarìa.

L’amore per il cinema, l’amore per la Sicilia. Compie 62 anni Giuseppe Tornatore, uno dei registi di punta del cinema italiano attuale: nella sua carriera poco più di una decina di film, ma tutti – o quasi – successi internazionali. A partire da Nuovo Cinema Paradiso (1988) che eleva al rango di cineasta l’allora poco più che trentenne autore originario di Bagheria (provincia di Palermo), e arrivando alle preziose coproduzioni estere (La leggenda del pianista sull’oceano, 1998; La migliore offerta, 2013; ma c’è anche un capolavoro nascosto). Nel mezzo, le importanti e fondanti amicizie con lo storico produttore torinese Franco Cristaldi e con il grande Federico Fellini.
Ripercorriamo la sua carriera, attraverso gli 8 film più importanti della sua filmografia.

Il meglio della filmografia di Giuseppe Tornatore in 8 film

Il camorrista (1986) – Il film d’esordio di Giuseppe Tornatore

Giuseppe Tornatore Cinematographe.it

A soli 30 anni Tornatore ha già accumulato una non comune esperienza: gli inizi a teatro, l’esordio in Rai nel 1981 con il documentario Ritratto di un rapinatore, la collaborazione con lo sceneggiatore e critico Giuseppe Ferrara.

Il salto verso il grande schermo è ad un passo, e Tornatore decide subito di dedicarsi ad un’opera di impegno civile: Il camorrista racconta infatti la vera storia di Raffaele Cutolo, fondatore nonché capo della Nuova Camorra Organizzata. Piovono i premi: il Nastro d’Argento al Miglior Regista Esordiente, il David di Donatello al Miglior Attore non Protagonista (Leo Gullotta), oltre ad una buona diffusione all’estero, grazie alla presenza nel cast – proprio nel ruolo di Cutolo – dell’attore americano Ben Gazzara.
Per quanto il risultato possa essere positivo, nessuno può immaginare che per Tornatore di lì a due anni si possano già aprire le porte dell’Academy…

Nuovo Cinema Paradiso (1988): il film che gli fece vincere l’Oscar

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All’inizio – incredibile ma vero – fu un flop. Tornatore ricorda: «Quando il film uscì nel 1988 nelle sale italiane non andò a vederlo nessuno. Gli incassi furono disastrosi, tranne a Messina, dove il film andò benissimo e non capivamo il perché. Il gestore del cinema Aurora, Giovanni Parlagreco, si ostinò a tenerlo in cartellone, invitò la gente a entrare gratis e se il film fosse piaciuto alla fine avrebbero pagato».
Poi, il colpo di scena: il film porta a casa il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes nel 1989, e inizia la sua scalata verso gli Oscar. La statuetta arriva (Migliore Film Straniero 1990) e con essa il riconoscimento mondiale. La pellicola è un compendio dei temi centrali cari a Tornatore: l’amore per il cinema (con annessa nostalgia) e l’amore per la sua terra natìa, quella Sicilia che sarà al centro di quasi tutte le altre sue opere.

Una pura formalità (1994) – Il capolavoro nascosto di Giuseppe Tornatore

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Dopo Stanno tutti bene (1990), interpretato da Marcello Mastroianni e musicato da Ennio Morricone, Tornatore gira la sua prima folgorante coproduzione italo-francese, Una pura formalità. Il film rappresenta un punto di svolta nello stile del regista: i protagonisti Gérard Depardieu e Roman Polanski, che interpretano rispettivamente uno scrittore di successo e uno zelante commissario, passano una intera notte all’interno di un avamposto di polizia, che diventa quasi un luogo metafisico e irreale.

Un grande e sottostimato noir, che racimola poco sia in Italia (un David di Donatello per la Migliore Scenografia, un Nastro d’Argento per il Miglior Produttore, un Globo d’Oro per la Miglior Fotografia) che all’estero (l’infruttuosa partecipazione al Festival di Cannes 1994, ma del resto in concorso c’è un certo Quentin Tarantino con Pulp Fiction).
Col senno di poi, uno dei risultati più coraggiosi ed equilibrati del “nuovo” Tornatore, che non invecchia col passare dei decenni.

Il kolossal – La leggenda del pianista sull’oceano (1998)

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Dopo aver realizzato nel 1995 L’uomo delle stelle, che mette ancora una volta al centro della scena il suo incontrovertibile amore per il cinema (anche e soprattutto come luogo fisico in cui prende vita il film), Tornatore resta abbacinato dal monologo teatrale di Alessandro Baricco Novecento, e si mette al lavoro per realizzarne una trasposizione cinematografica.

Il risultato è una di quelle opere “bigger than life” (o in questo caso “bigger than cinema”), il primo vero – e forse unico al momento – kolossal della sua carriera. La gestazione è lunga e costosa, così come è complessa la caccia al cast giusto: per la fotografia viene scelto Lajos Koltai (collaboratore assiduo del regista ungherese István Szabó), per le musiche il sodale Ennio Morricone, mentre per il cast si avvale delle partecipazioni di Tim Roth, Mélanie Thierry e Kevin McNally (che raggiungerà la fama nel 2003 grazie alla saga dei Pirati dei Caraibi).
Casomai fosse ancora necessario, il film contribuisce ad alimentare la stima nei confronti di Tornatore, in Italia e in America.

Malèna (2000) – Il film controverso con Monica Bellucci

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Malèna è il film più criticato e discusso di Giuseppe Tornatore, quello che sarà destinato forse a restare per sempre incompreso. Si gira ancora in Sicilia, e si dichiara ancora la propria appartenenza alla Sicilia; ma stavolta lo si fa in modo diverso, offrendo un ritratto meno esaltante della amata terra natìa, più lucido e disincantato.

La protagonista Malèna È la Sicilia, con le sue eterne contraddizioni e le sue ipocrisie, metafora abbastanza limpida della fragilità e della bellezza da cui è attraversata. Ma alla critica e al pubblico al momento dell’uscita arrivano solo la prurigine e l’erotismo patinato (che sono mezzi, non fini), incarnati dalla protagonista Monica Bellucci, che grazie a questo film rilancia ancora una volta la sua immagine da sex symbol internazionale.
Una macchia nella carriera di Tornatore? Solo per chi non lo ha compreso, fermandosi alla superficie e alle apparenze.

Baarìa (2009) – Il film della vita

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Film della vita, testamento cinematografico, chiamatelo come preferite: Baarìa è il film più importante dell’intera storia cinematografica di Giuseppe Tornatore, quello che meglio rappresenta la sua essenza e il suo amore mai domo per Bagheria, il suo luogo di nascita. Una pellicola strabordante nei contenuti (si raccontano 50 anni di storia siciliana), nella durata (160 minuti) e nel budget (28 milioni stimati).

Ambiziosissimo e probabilmente non del tutto riuscito, ma denso di un affetto e di una generosità palpabili e ben visibili: del resto, ad una vicenda dichiaratamente autobiografica possono essere concessi anche alcuni vizi di forma, alcuni eccessi e alcune dimenticanze (la mafia in questo film sembra non esistere). Prendere o lasciare: un’opera da cui lasciarsi travolgere o a cui restare totalmente estranei.

L’ultimo gattopardo – Ritratto di Goffredo Lombardo (2010)

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Piccola ma non per questo trascurabile, la produzione documentaristica di Tornatore inizia nel 1981 con il sopraccitato Ritratto di un rapinatore, passa attraverso Lo schermo a tre punte (1994, amato da Martin Scorsese) e arriva a L’ultimo gattopardo, ritratto – come dice il sottotitolo – del produttore napoletano Goffredo Lombardo.

Perché “ultimo gattopardo”? Perché tra le sue produzioni c’è anche Il gattopardo (1963) di Luchino Visconti, oltre a Pane, amore e… (1955) e Rocco e i suoi fratelli (1960). Il documentario viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2010 e vince nel 2011 un Nastro d’Argento Speciale, a testimonianza della centralità del personaggio di Goffredo Lombardo, figlio del fondatore della società cinematografica Titanus Gustavo Lombardo.

La migliore offerta (2013) – Il rilancio internazionale  di Giuseppe Tornatore

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Negli ultimi anni Tornatore si riaffaccia alle coproduzioni estere, prima con La migliore offerta e poi con La corrispondenza (2016), storia dell’amore impossibile fra la giovane studentessa di astrofisica Olga Kurylenko e il maturo professore Jeremy Irons.

La migliore offerta ci porta nell’ambiguo mondo delle battute d’asta, narrando la vicenda di un richiestissimo antiquario e del torbido rapporto che instaura con una apparentemente indifesa ragazza, che gli chiede una valutazione su un’opera d’arte. Cast di primissimo ordine: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland e Sylvia Hoeks.
In mezzo a questi due successi, quello che è di fatto il maggior fallimento di Tornatore: la mancata realizzazione di Leningrad, kolossal sulla battaglia di Leningrado, vecchio sogno di Sergio Leone. Un progetto monstre messo in cantiere dal 2004, ripreso più volte e ora – pare – definitivamente abbandonato, nonostante la realizzazione di vari sopralluoghi, la composizione dei temi musicali ad opera di Ennio Morricone e l’accordo con il produttore americano Avi Lerner.
Il nostro augurio per i 62 anni di Tornatore: che Leningrad prima o poi possa finalmente vedere il buio della sala cinematografica.