Il G8 di Genova: così il cinema ci spiega cos’è, dalla Diaz alla morte di Giuliani

I fatti e l'orrore di ciò che accadde al G8 di Genova nel 2001 raccontati dalla settima arte tra fiction e documentari.

Genova 2001. Bastano queste due parole per aprire un mondo, per scoperchiare un vaso di Pandora dell’orrore, che a vent’anni di distanza non ha perso nulla della sua terribile forza, della sua pesantissima eredità nel ricordarci cosa successe nel capoluogo ligure, perché ancora oggi l’Italia se ne deve vergognare.
Il G8 di Genova, le manifestazioni per le strade, la totale disorganizzazione della macchina contenitiva messa in campo dal Governo, lasciarono libero sfogo alle frange più estremiste dei Black Block, che ridussero la città di Andrea Doria in un inferno.
A farne le spese fu il fronte pacifico, trovatosi tra incudine e martello, tra l’estremismo antagonista e le forze dell’ordine, che toccarono in quei giorni il loro punto moralmente più basso dalla fine del secondo dopoguerra.
Le botte indiscriminate, le sevizie, la morte di Carlo Giuliani, l’orrore che si consumò nell’assalto ingiustificato alla Diaz… tutto questo è stato poi raccontato, rievocato, richiamato alla memoria dalla settima arte. Sovente il risultato è stato quello di inasprire lo scontro politico, le polemiche, di dividere. Ma rimane la realtà necessaria di tale azione, lo scopo di tramandare la memoria e parlare di ciò che è stato, per cui nessuno ha realmente mai pagato.

Cosa è successo a Genova G8? I fatti del 2001 raccontati dalla settima arte 

Diaz – Non Pulire Questo Sangue: il G8 di Genova raccontato da Daniele Vicari

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Impossibile non riconoscere il primato a Diaz – Non Pulire Questo Sangue di Daniele Vicari, film di 127 minuti che si snoda attraverso le violenze più ributtanti che videro la sera del 21 luglio diventare un macchia sull’onore di questo paese.
I fatti della Diaz vengono raccontati con minuzia terribile e realistica, in un film corale girato quasi completamente all’estero (per l’opposizione della politica nostrana), che conta attori del calibro di Claudio Santamaria, Alessandro Roja, Elio Germano, Francesco Acquaroli e Jennifer Ulrich. Non vi è un protagonista, ma un incrociarsi di destini, un progressivo crescere della tensione e della follia, che porterà chi si trovava in quella scuola, a subire ogni genere di angheria e sopruso.
Forse non così audace o complesso nella sceneggiatura, il film però rimane un’opera di enorme spessore, in grado di far ragionare sulla deriva morale di un Paese, in cui tutti erano colpevoli e nessuno lo era, come nella più italica tradizione.
Più che per i premi, è ricordato per aver infervorato la polemica politica, tra la destra e la sinistra, entrambe abili a strumentalizzare un film dotato però di grande intensità e coraggio, che non risparmia nulla allo spettatore.
Si è dovuto aspettare un capolavoro come Sulla Mia Pelle per trovare un film tanto onesto e feroce nel nostro cinema.

I ricordi di The Summit e Genova per Noi

I documentari uscirono immediatamente dopo i fatti di Genova, perlopiù frutto di indagini giornalistiche a cui di certo non mancavano spunti, idee o fonti per gettare una luce inquietante su ciò che era successo.
The Summit però, uscito nel 2012, è forse il migliore, perché creato a dieci anni di distanza, facendo i conti con i ricordi, le conseguenze, i traumi di chi visse in prima persona il caos di quella città diventata campo di battaglia.
Diretto da Franco Fracassi e Massimo Lauria, si muove soprattutto nel cercare le cause, i motivi per cui non si fece nulla per fermare le frange più estremiste, i misteri circa quel lassismo inspiegabile da parte dei comandanti. Si fa uso di esperti di tattiche militari e di contenimento per illuminare un disastro generalizzato, uno dei momenti di più crassa inadeguatezza, che viene però posta come parte di un disegno eversore e programmato.

Molto diverso l’approccio di Genova per Noi di Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Wilma Labate e Francesco Ranieri Martinotti. Documentario a pochissimo tempo di distanza da quei fatti, opera un veloce viaggio indietro nel tempo, parlandoci delle torture a Bolzaneto, della Diaz, dei disordini e dell’anarchia in cui fu lasciata Genova, concentrandosi sulle memorie e testimonianze di chi fu vittima di soprusi e violenze assurde. Non raffinato come altri, ma indubbiamente dotato di una forza spaventosa dal punto di vista emotivo.

Carlo Giuliani, un ragazzo come tanti, morto

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Ma parlare di Genova, del G8, vuol dire per tutti parlare di lui, di Carlo Giuliani. La sua morte, durante gli scontri di piazza, è ancora oggi oggetto di dibattito e diverse chiavi di lettura da parte della società civile e della politica italiane.
Vale la pena però ricordare un documentario di Francesca Comencini, Carlo Giuliani, Ragazzo, uscito pochi mesi dopo che l’Italia aveva dovuto scolpirsi nella memoria quella scena, di quel ragazzo con l’estintore in mano e di quella pistola, impugnata dal carabiniere Mario Placanica.
Ma chi era Carlo? Quale era la sua storia? Perché si trovava a Genova? Come è morto e perché era finito ad impugnare un estintore in quei momenti drammatici e caotici?
A fare da voce narrante è la madre di Carlo, Haidi Gaggio Giuliani, che ci parla di suo figlio, di cosa ha voluto dire perderlo in quel modo, della sua lotta per fare luce sui troppi misteri, le troppe cose inspiegabili che circondano quella giornata.
Alla fin fine, ciò che rimane (al netto di un tono troppo accesso e sovente carico a dismisura) è la conferma di una dimensione di totale insufficienza morale delle Forze dell’Ordine italiane, come del resto confermato da anni.
Si, perché fin dai tempi di Lamarmora e dei cannoni contro il proletariato, per poi risalire verso gli anni del dissenso alla dittatura, degli scontri del dopoguerra e degli anni di Piombo, fino ad arrivare ai recenti fatti di cronaca una certezza è emersa: Genova 2001 è il cardine di una problematica inerente la moralità del nostro apparato di sicurezza che non si è mai voluto affrontare.

Per questo, soprattutto per questo, ricordare quei giorni di Genova, chi ha sofferto, il disastro a cui andò incontro la città, le violenze e le ingiustizie da cui sono usciti sostanzialmente assolti tutti, rimane un dovere. Ed il cinema in questo gioca un ruolo di prima importanza.