Fukushima 50: la storia vera del disastro nucleare alla base del film
La storia vera del disastro avvenuto l'11 marzo 2011 alle ore 15:40.
Fukushima 50 è un lungometraggio diretto da Setsurô Wakamatsu (Howaitoauto, Kubo Ibuki) con la sceneggiatura ad opera di Yoichi Maekawa (Fuzoku no tetsujin, Kumokiri Nizaemon), ispirata in particolare al romanzo On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi, saggio scritto da Ryusho Kadota che ricostruisce il terribile incidente accaduto alla centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, avvenuto precisamente l’11 marzo 2011 a partire dalle ore 15:40. In particolare, il nome del film fa riferimento al gruppo di specialisti, che, dopo il disastro, è stato chiamato a far fronte ad altre potenziali minacce che si possono verificare in futuro.
Fukushima 50, tra l’altro, è stato il primo lungometraggio che ha rappresentato, a livello cinematografico, il disastro accaduto in Giappone. La realizzazione, prodotta da Studio Kadokawa Daiei, con la distribuzione in italiano di Sky Cinema, è stato presentato in anteprima, nel paese d’origine, il 6 marzo 2020 mentre stasera, 17 gennaio 2023, potremmo vedere il film direttamente su Rai 4, alle ore 21:21, con la possibilità di vederlo anche on demand su Rai Play. In occasione dell’arrivo della realizzazione in televisione, è opportuno ricostruire, a caratteri generali, quanto è accaduto quel fatidico giorno di 12 anni fa in cui la vita dei giapponesi è cambiata di colpo.
Fukushima 50: la ricostruzione dell’incidente
Per capire realmente cosa viene mostrato all’interno di Fukushima 50 bisogna tenere in considerazione, innanzitutto, che il tragico evento condivide un triste primato con quanto è accaduto a Černobyl il 26 aprile 1986: entrambi i disastri, infatti, sono stati classificati con un livello 7 della scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale) ovvero il livello più alto di pericolosità degli incidenti nucleari. La causa scatenante, a differenza di quanto è successo in Ucraina, è stata di matrice naturale che ha poi portato ad una reazione a catena che è stata molto, ma molto complicata da fermare. A scatenare l’evento, infatti, è stato un forte terremoto e conseguente maremoto avvenuto lo stesso giorno nella regione di Tōhoku e nell’Oceano Pacifico.
Al momento di questi sconvolgimenti geologici, la centrale il sistema di sicurezza antisismico della centrale spense all’istante tutti i reattori con la procedura di SCRAM che si attivò automaticamente. In mancanza dell’elettricità dei reattori, si attivarono i generatori d’emergenza per consentire il normale funzionamento dell’impianto che apparentemente salvarono la situazione come mostrato anche all’interno di Fukushima 50. Peccato che però, dopo 40 minuti, arrivarono le prime onde dello tsunami che colpirono direttamente la centrale che non era assolutamente preparata a tale eventualità con le barriere in dotazione alte meno di 10 metri e l’acqua che arrivava circa ai 14 metri d’altezza.
Ciò causò molti danni in particolare al sistema di raffreddamento dei reattori 1,2,3 e, contemporaneamente, anche la linea elettrica che collegava i primi ai reattori 5 e 6. Con un blackout del sistema in corso, progressivamente si perse totalmente il controllo di ogni reattore, seguito successivamente anche da esplosioni dovute alla fuga d’idrogeno che in alcuni casi distrussero le strutture superiori degli edifici. Un disastro su tutta linea che, a quanto pare, poteva essere evitato come tra l’altro è stato dimostrato per l’incidente di Černobyl.
Per quanto riguarda la stima dei danni, quello ambientale è incommensurabile: c’è stata infatti una perdita di materiali radioattivi nell’oceano che non si quanto perdurerà, mentre gli evacuati sono stati ben 184.000. A quanto pare, secondo i dati registrati da UNSCEAR (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation), non ci sono stati morti dirette per l’incidente, anche se c’è stata una morte per cancro attribuita, da parte del governo, all’esposizione alle radiazioni.