Freaks Out: la storia vera dietro al film di Gabriele Mainetti

Freaks Out è una pellicola ambiziosa, che riesce a unire elementi storici con un immaginario fantastico.

Freaks Out, il film diretto da Gabriele Mainetti, è molto più di una narrazione fantastica ambientata nella Roma occupata dai nazisti: è una pellicola che, pur prendendosi delle libertà creative, affonda le radici in un contesto storico ben documentato e profondamente drammatico. Uscito nel 2021, il film racconta le vicende di quattro circensi dotati di poteri sovrannaturali che si trovano coinvolti in un’avventura rocambolesca e struggente nella Roma del 1943. Al centro della storia ci sono il dolore della guerra, la persecuzione degli ebrei e la possibilità di riscatto tramite la diversità, anche la più stravagante.

Freaks Out storia vera - cinematographe.it

Supereroi tra le macerie: la visione di Mainetti in Freaks Out

A primo impatto, Freaks Out potrebbe ricordare un film di supereroi: i protagonisti hanno poteri fuori dal comune e combattono un nemico spietato, i nazisti. Ma Gabriele Mainetti ha chiarito fin da subito che la sua ispirazione non arriva dal mondo dei blockbuster americani. La sua intenzione era quella di raccontare una storia con personaggi marginali, esteticamente lontani dai canoni del bell’eroe muscoloso, inseriti in un contesto dove la diversità era rifiutata con violenza. La Roma del 1943, con l’occupazione tedesca, rappresentava per il regista un perfetto teatro di contraddizioni, in cui la crudeltà della guerra si intrecciava con la voglia di sopravvivere e persino divertirsi.

I protagonisti di Freaks Out – Matilde, Cencio, Fulvio e Mario – trovano nel circo il loro rifugio, ma anche una metafora potente: il tendone diventa lo spazio in cui il diverso può brillare, mentre fuori imperversa l’orrore della deportazione e della repressione. La “famiglia alternativa” che formano questi personaggi è una risposta poetica e surreale al bisogno di appartenenza e protezione.

Roma città aperta: realtà storica e fantasia in Freaks Out

La scelta di ambientare Freaks Out durante l’occupazione nazista non è stata casuale né facile. Mainetti e il co-sceneggiatore Nicola Guaglianone sapevano che avrebbero dovuto affrontare una duplice sfida: rendere giustizia alla tragedia dell’Olocausto senza tradire l’anima fantastica del film. La soluzione è stata quella di lavorare a stretto contatto con la memoria storica.

Prima di completare la sceneggiatura di Freaks Out, Mainetti ha visitato il ghetto ebraico di Roma e ha incontrato discendenti di deportati, raccogliendo testimonianze e ricevendo un sorprendente incoraggiamento. I residenti gli hanno ricordato quanto fosse importante raccontare anche attraverso l’immaginazione, purché con rispetto e consapevolezza. È da questi incontri che nasce l’umanità profonda che si percepisce nel film, in cui anche le sequenze più visionarie non perdono mai il contatto con la tragedia reale.

Freaks Out storia vera - cinematographe.it

Il circo nel cuore della guerra

Uno degli elementi più affascinanti di Freaks Out è la presenza del circo come fulcro narrativo e simbolico. Mainetti ha scoperto, documentandosi, che durante l’occupazione nazista Roma non era completamente paralizzata: cinema, teatri e ristoranti erano ancora in funzione. La popolazione, sebbene minacciata, cercava di mantenere un’apparente normalità. In questo scenario, l’idea di un circo pieno di “fenomeni da baraccone” non solo è plausibile, ma altamente evocativa.

Il pubblico accorreva ancora agli spettacoli, in cerca di svago e di una parvenza di vita prebellica. L’ambientazione circense ha permesso a Mainetti di unire lo spettacolo alla denuncia, il divertimento alla riflessione. I protagonisti di Freaks Out, con le loro anomalie fisiche e i loro poteri, incarnano quella “devianza” che il regime cercava in ogni modo di reprimere: sono il contrario dell’ideale ariano, e per questo ancora più minacciosi per i nazisti.

Una scena vera: il salvataggio del neonato

Tra le sequenze più toccanti di Freaks Out, c’è quella in cui una donna ebrea, rastrellata insieme ad altri abitanti del ghetto, riesce a salvare il proprio neonato grazie all’intervento di una vicina. Questa finge pubblicamente che il bambino sia suo, inscenando una lite per strapparlo dalle braccia della madre e portarlo via sotto gli occhi dei soldati tedeschi. La madre, pur sapendo che non lo rivedrà mai più, accetta in silenzio il sacrificio pur di garantirgli una speranza.

Questa scena di Freaks Out, per quanto forte, si basa su un fatto realmente accaduto. È uno degli episodi tramandati da testimoni e familiari dei deportati romani, che racconta dell’incredibile coraggio di chi, in piena occupazione, ha rischiato la vita per salvare anche solo una vita innocente. È proprio in queste piccole storie, raccontate senza retorica, che il film trova la sua forza più autentica.

Leggi anche I 7 film migliori con Hayley Atwell