I 10 film horror più spaventosi di sempre

Jumpscare, spiriti e demoni e una tensione crescente sono gli ingredienti per un horror. Ma quali sono i più spaventosi? Scopriamoli assieme.

Quali sono i film horror più spaventosi di sempre? Come sappiamo questo genere è uno dei più prolifici e accattivanti, è un microcosmo a sé nel quale si riesce a parlare di tutto, dalla spiritualità allo spiritismo, dalla politica al femminismo, dal lutto alla responsabilità dell’essere genitore, ma senza mai dimenticare qual è il vero fulcro di qualsiasi film horror: far paura.
Rivestendo una posizione privilegiata – che sia la sala cinematografica o il divano della propria casa -, lo spettatore può vivere le esperienze più disparate e terrificanti. Tavole ouija, fantasmi che abitano case moderne o decadenti, possessioni demoniache, jumpscare e scricchiolii inquietanti sono gli ingredienti che fanno di un film horror una storia impossibile da togliersi dalla mente. Ma quali sono i film più spaventosi? Scopriamo assieme 10 dei tanti titoli che meritano di essere visti.

1. Insidious (2010)

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Primo capitolo di una saga che non è stata accolta positivamente, Insidious rimane invece, dopo più di dieci anni dall’uscita, un film horror interessante sotto diversi punti di vista. Il primo è il suo essere una dichiarazione da parte del regista stesso che, all’epoca, era stato elogiato solamente per la sua opera prima. James Wan infatti è conosciuto nel cinema mainstream per essere il regista di Saw, ma con le sue opere successive è stato aspramente criticato per l’uso smodato di sangue e nessuna traccia di una trama degna di nota che hanno reso i suoi film degli splatter senz’anima né inventiva.

James Wan quindi decide di prendere tutti i cliché sulle case infestate – spiriti di bambini che corrono nei corridoi, porte che si aprono misteriosamente, pavimenti che scricchiolano – per creare un film che si basa esclusivamente sulla tensione narrativa, senza che nemmeno una goccia di sangue venga versata.
Insidious abbraccia uno dei topos preferiti degli horror contemporanei con protagonisti dei bambini; la genitorialità viene esplorata in lungo e in largo, qui sotto forma del rapporto tra padre e figlio. Un horror che mantiene la sua vena creativa alta grazie ad un secondo atto dove l’ambientazione, il ritmo e l’atmosfera cambiano drasticamente, senza dimenticare che è il padre di uno degli jumpscare meglio riusciti degli ultimi anni.

2. Sinister (2012)

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Sinister e Insidious condividono molto restando due ottimi esempi di come il medesimo genere può dar vita a film completamente differenti. Ancora una volta il film è ambientato in una casa infestata da un’entità che prende di mira la sfortunata famiglia che ci va ad abitare. Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore colpito da un grave blocco creativo dopo che il suo primo libro, ispirato ad un fatto di cronaca, è diventato un best seller. Per cercare di ritrovare l’ispirazione oramai perduta, Ellison decide di trasferirsi con la sua famiglia in una casa dove, poco tempo prima, si era consumato l’efferato omicidio della famiglia Stevenson.

In soffitta Ellison scopre una scatola piena di videocassette che ritraggono gli omicidi di numerose famiglie con, sullo sfondo, la stessa figura inquietante. Ben presto scopre che non si tratta di un serial killer la cui storia può essere sfruttata per diventare un romanzo, ma che la casa è abitata da una creatura di origini pagane conosciuta come Bughuul. Sinister conquista grazie all’uso della soggettiva e delle caratteristiche dello snuff movie che si intrecciano ad una sceneggiatura solida e ad una regia pregevole.

3. Shining (1980) è uno dei film horror più spaventosi di sempre

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Shining è un capolavoro del cinema horror, diretto da Stanley Kubrick e ispirato dall’omonimo romanzo di Stephen King, riadattato da Kubrick stesso assieme a Diane Johnson. Jack Torrance (Jack Nicholson) è un ex insegnante disoccupato con l’ambizione di diventare scrittore. Per dare una svolta alla sua vita decide di accettare un lavoro come guardiano invernale nell’Overlook hotel nel quale si trasferisce con la sua famiglia, con la speranza di approfittare della pace per finire il suo libro e risolvere il suo problema con l’alcol.

Danny, il figlio di Jack e Wendy, ha un amico immaginario con la quale condividere i suoi timori circa il trasferimento, spaventato dalla sensazione che qualcosa di orribile sta per accadere. Prima che il restante personale parta, Danny incontra il cuoco Dick Hallorann che condivide con il bambino il medesimo potere. Dick lo avverte: Danny potrebbe vedere alcuni strane presenze nell’hotel, ma non deve preoccuparsi poiché essendo solamente delle proiezioni del passato non sono reali né pericolosi. Ma Danny non è l’unico che subisce le influenze dell’hotel. In fretta, la salute mentale di Jack degenera ed inizia a vedere alcuni fantasmi che popolano l’hotel e i quali fanno riemergere in lui alcuni comportamenti abusivi che l’aspirante scrittore stava cercando di sopprimere.

4. L’esorcista (1973)

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Film iconico degli inizi anni Settanta, L’esorcista è uno dei titoli imprescindibili da citare quando si parla di horror capaci di tenerci incollati alle poltrone anche a quasi cinquant’anni dall’uscita. Diretto da William Friedkin e tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, L’esorcista prende ispirazione dalla storia di Roland Doe, un ragazzo del Missouri esorcizzato dalla chiesa cattolica nel 1949, ritenuta da Friedkin e da Blatty perfetta per parlare di spiritualità, sulla presenza del soprannaturale e sull’eterna lotta tra il bene e il male, ma la storia di Roland Doe è stata ampiamente riadattata. L’attrice Chris MacNeil (Ellen Burstyn) e sua figlia Regan (Linda Blair) si trovano a Georgetown perché Chris è impegnata per delle riprese aggiuntive del suo ultimo film. Gli eventi soprannaturali si manifestano in fretta e colpiscono Regan che, involontariamente, ha richiamato un demone utilizzando la tavola ouija. Lo stato mentale e fisico della ragazza peggiorano in fretta, ma i medici non riescono a capire cosa possa avere. Disperata, Chris chiede aiuto ad un prete gesuito sconvolto dalla morte della madre e divorato dai sensi di colpa per non esserle stato vicino.

Come i due autori spiegano in The Exorcist di Mark Kermode, libro che analizza il film in ogni suo aspetto, il loro intento originale non era spaventare il pubblico, ma volevano solamente raccontare una storia nel modo più fedele e cronistico possibile. La scelta di cambiare il genere sessuale al protagonista apre anche un interessante discorso sulla pubertà e sulla costrizione sociale che le ragazze devono subire da parte delle autorità, un aspetto analizzato più volte dalla teoria femminista e che l’horror abbraccia molto più di qualsiasi altro genere cinematografico.

5. Babadook (2014) tra i film horror più spaventosi di sempre

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È il caso di Babadook, horror femminista australiano diretto da Jennifer Kent che affronta la complicata tematica del lutto e della maternità vista da una prospettiva differente rispetto a quella idilliaca e perfetta che i media invece propongono con molta più insistenza. Amelia Vanek (Essie Davis) è rimasta vedova il giorno in cui ha partorito: suo marito Oskar è morto in un incidente d’auto avvenuto mentre la portava all’ospedale durante il travaglio. Amelia non è mai riuscita a superare la morte di Oskar che l’ha lasciata da sola a crescere figlio Sam (Noah Wieseman) che oramai ha sei anni. Il bambino è irrequieto e problematico, urla in continuazione e il suo hobby preferito sembra quello di non lasciare da sola nemmeno per un secondo la madre.

Nemmeno durante la notte Amelia può stare un po’ tranquilla perché Sam è insonne a causa dell’ossessione che prova verso i mostri e i demoni, convinto che lui e la madre siano perseguitati. Una sera, Amelia nel tentativo di farlo addormentare gli legge un libro pop-art dal titolo Mister Babadook che racconta di una creatura alta, pallida e che tormenta le sue vittime con i suoi lunghi artigli. Prima che Amelia si rende conto del libro che sta leggendo a suo figlio è oramai tardi e Sam si convince che sia Babadook il mostro che li tormenta. Una convinzione che pian piano colpisce anche Amelia quando in casa iniziano a succedere avvenimenti inquietanti che colpiscono profondamente la sua psiche.

6. Il cult horror per eccellenza: Non aprite quella porta (1974)

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Non aprite quella porta è un esempio insostituibile del new horror che negli anni Settanta che ha segnato in profondità il cinema horror statunitense per il suo risvolto politico e per il suo parlare di un’America rurale nella sua accezione più negativa. I personaggi creati da Tobe Hooper sono grotteschi, crudeli e senza nessuna pietà, ma iconici proprio per questo. Come suggerisce l’emblematico titolo originale The Texas Chainsaw Massacre, il film è un massacro privo di ogni giustificazione.
Un gruppo di giovani studenti universitari – Sally e suo fratello disabile Franklin, Pam, Kirk e Jerry – vanno al cimitero dove è sepolto il nonno di Sally e Franklin spaventati che il suo corpo possa essere stato profanato da un vandalo che ha costruito delle sculture utilizzando resti di cadaveri riesumati.

Durante il ritorno, i ragazzi danno un passaggio ad un autostoppista che si rivela ben presto pericoloso ferendo se stesso con un coltellino per poi colpire Franklin. Poco dopo averlo fatto scendere dal veicolo, i ragazzi decidono di proseguire per andare a vedere la casa del nonno di Sally e Franklin. Anche se vengono messi in guardia di non andare perché gli abitanti di quella zona non sono raccomandabili, il gruppo decide comunque di mettersi in viaggio. Arrivati in quella zona si imbattono in una casa abitata da una strana famiglia dedita all’uccisione e al cannibalismo il cui primo incontro è proprio con Leatherface, una figura imponente che indossa una maschera creata con la pelle delle sue vittime e che brandisce una motosega. Leatherface è uno dei protagonisti più emblematici del cinema horror, vittima anche lui di un padre padrone e del fratello, lo stesso ragazzo che ha colpito Franklin nel van.
Tobe Hooper riesce a mantenere alta la tensione per tutta la durata del film che, nel modo più crudo e cruente possibile, non si sofferma sulla psiche dei personaggi la cui unica via di fuga è la morte o la follia.

7. Halloween – La notte delle streghe (1978)

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Considerato da molti critici il primo slasher movie della storia, Halloween è l’iconico film diretto da John Carpenter. Con il termine slasher ci si riferisce a quel prolifico filone di film horror con un serial killer che colpisce in piccole cittadine isolate, prendendo di mira gruppi di ignari adolescenti mentre gli adulti sono inermi, increduli perfino che ci sia un reale pericolo. Tra di loro c’è sempre una ragazza che spicca per le sue caratteristiche differenti da quelle dei suoi amici: sessualmente inattiva, timida e paranoica è l’unica che si rende conto della minaccia incombente ed è grazie alle sue peculiarità che riesce a sopravvivere alla strage.

Il film inizia con una sequenza che mostra le origini di Michael Meyer che, a solamente sei anni, uccide a coltellate sua sorella la notte di Halloween. Considerato mentalmente instabile dalle autorità, Michael viene trasferito in un ospedale psichiatrico. Dopo 15 anni, Michael riesce a scappare e si dirige a Haddonfield, la sua città natale. Lì Michael inizia a seguire Laurie e le sue amiche. Carpenter, anche grazie all’aiuto di una colonna sonora creata ad hoc da lui, crea un film pieno di tensione che ancora rimane il degno capostipite del sottogenere.

8. Hereditary – Le origini del male (2018)

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Hereditary è il brillante esordio alla regia di Ari Aster che con il film successivo Midsommar si conferma un’ottima promessa del cinema horror. Hereditary prende in esame il difficile rapporto tra madre e figlia e mette in luce il lato oscuro della maternità anche grazie all’interpretazione magistrale di Toni Collette. Non a caso il film inizia con il funerale della matriarca Ellen Graham durante il quale Annie (Toni Collette) tiene un elogio funebre descrivendo il difficile rapporto che aveva con la madre. Quando torna a casa, Annie trova tra gli effetti personale della madre un libro con uno strano biglietto indirizzato a lei, mentre esce dalla stanza vede la figura della madre in un angolo della stanza. Quello è solo il primo di una serie di avvenimenti, seguito dalla notizia che la tomba di Ellen è stata profanata.

Hereditary offre al pubblico una struttura inusuale per un horror, con un avvenimento nel bel mezzo del film che capovolge in modo inaspettato le sceneggiature classiche. Grazie ad una fotografia cupa e ai continui rumori che popolano il film fin dalla prima sequenza, Hereditary è capace di tenere gli spettatori con il fiato sospeso per tutta la durata del film.

9. Paranormal Activity (2007) tra i film horror più spaventosi di sempre

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Film del 2007 creato, diretto, montato e prodotto da Ori Peli, Paranormal Activity è girato in stile mockumentary – ossia un espediente narrativo nel quali eventi di fantasia sono descritti utilizzando il linguaggio del documentario – attraverso delle telecamere che i protagonisti hanno installato nella loro abitazione. Micah (Micah Sloat) e Katie (Katie Featherston) sono andati a convivere in una graziosa villa a San Diego dove iniziano a manifestarsi strani eventi come degli oggetti ritrovati in luoghi differenti o rumori che popolano la casa.

La giovane coppia decide così di chiedere aiuto ad un medium che riesce a percepire la presenza del demone che infesta la loro abitazione e consiglia loro di contattare un suo amico demonologo che, però, non si trova in città. I due, spaventati dagli insostenibili eventi che infestano la casa, decidono di provare alcuni metodi fai da te, tra cui usare una tavola ouija per tentare di parlare con il demone che non fanno altro che intensificare le attività paranormali. Il film, girato con un budget ridotto all’osso e nell’abitazione di Peli, è diventato fin dall’uscita un fenomeno cinematografico che ha dato il via ad un’intera saga.

10. Host (2020) è stato decretato il film horror più spaventoso secondo uno studio scientifico

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Secondo uno studio scientifico condotto da Broadband Choices, Host di Rob Savage è il film più spaventoso tra quelli proposto ai partecipanti dell’esperimento. La trama è molto lineare, ma sono le sue peculiarità e la saggezza delle scelte registiche a rendere il film un titolo da recuperare. Ambientato nel 2020 durante il lockdown, sei amiche impossibilitate dall’incontrarsi decidono di organizzare una chiamata serale su Zoom e di fare una seduta spiritica. Quello che doveva essere solamente un gioco d’intrattenimento per divertirsi funziona realmente e richiama nella terra dei vivi un demone che cerca vendetta.

Savage è stato intelligente nel creare un film breve (dura poco più di un’ora) in cui concentrare la tensione e i momenti di paura composti dai più classici jumpscare, ombre che passano dietro le spalle delle ragazze e rumori dalla provenienza non meglio identificata. Host è uno di quei film creati appositamente per essere visti dal computer piuttosto che al cinema, annullando così quel filtro che fa sentire lo spettatore al sicuro. Il regista prende un momento che, due anni fa, era diventata la quotidianità di tutti noi per rielaborare i classici stilemi del genere, creando un piccolo gioiello dell’horror.

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