Fargo: le 8 differenze tra la serie TV e il film dei fratelli Coen

Il film con Frances McDormand e Steve Buscemi, le stagioni della serie con Billy Bob Thornton, Ewan McGregor, Chris Rock e non solo; in attesa di notizie riguardo ai nuovi episodi, alcune sostanziali differenze tra il film Fargo e la serie omonima

La black comedy che si manifesta all’interno di un contesto criminale, carica dell’eccentricità dei suoi personaggi e della dissacrante ironia che ne rischiara la scia sanguigna; Fargo è il noir che nasce film per diventare serie, un lungometraggio che si fa antologia per esplorare ancor più dettagliatamente le dinamiche socio-culturali del Midwest americano. Tra le sfumature di un bianco opaco è, infatti, il Minnesota ad accogliere le storie agrodolci narrate dai fratelli Coen (registi del film e produttori esecutivi della serie, ideata da Noah Hawley), le quali si fanno carico dei manierismi, delle espressioni e di tutti i più significativi tratti di distinzione di quella terra. Personaggi che variano, storie che cambiano, un prima e un dopo che muovono una fitta rete di luoghi e rapporti intrecciati, contestualizzazioni differenti, il tutto all’interno di un lungometraggio seguito da 4 stagioni a sé stanti, per il racconto di 5 storie animate da una violenza quasi umoristica, una violenza spiazzante, inserita in maniera grottesca e volta ad accrescere la tensione del racconto, pur mantenendo costante quella vena sarcastica che negli anni ha fatto la fortuna dei Coen. Nonostante l’andamento paratattico che ne giostra la narrazione, riscontriamo pertanto diversi elementi che coniugano tra loro il film e la serie TV ma è nostro interesse, adesso, focalizzarci su tutti quelli che sono i punti di distacco tra le due produzioni, le più importanti differenze, a partire dalla stessa struttura narrativa.

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1. La struttura narrativa di Fargo

Fargo cinematographe.it

Se il film diretto nel 1996 dai fratelli Coen viveva di una sua linearità e di un’inequivocabile consequenzialità, la serie TV costruita attorno al progetto Fargo si esprime invece come una frammentazione narrativa non chiaramente definita; non vi è un inizio e non vi è una fine, solamente un presente che, pur connettendosi con gli altri elementi del mosaico, sussiste all’interno del suo spazio, autodeterminato, autosufficiente, senza la necessità di adagiarsi ad un presente altro che viaggia in parallelo.

2. Ambientazione spazio-temporale

Come anticipato, lo sfondo dell’intera produzione, che si estende tra il Minnesota e gli stati limitrofi del Midwest, è probabilmente l’elemento trainante tra quei connettivi che accostano la serie TV al film. La grossa differenza sta, anche qua, nel contenimento filmico che trova poi uno spazio di manovra estremamente più ampio nel momento in cui si sposta all’interno del contesto televisivo. La piccola cittadina di Fargo sconfina dai suo limiti, mantenendo però una medesima veste contestuale; lo spazio si allarga e con esso si dilata il tempo, viaggiando dal 2006 della cittadina di Bemidji (stagione 1) al 1979 di Sioux Falls (stagione 2), passando per St. Cloud nel 2010 (stagione 3) e per il la Kansas City degli anni ’50 dell’ultima stagione fin ad ora distribuita.

3. Fargo: dal cult in pellicola alla serie in sordina?

Steve Buscemi e Peter Stormare cinematographe.it

Un’altra sostanziale differenza tra il lungometraggio e la serie riguarda l‘accoglienza dei progetti ed il clamore suscitato dalla loro distribuzione. Se, infatti, da un lato abbiamo una delle pellicole più influenti degli anni ’90, capace di riscuotere un successo straordinario, espletato da recensione entusiastiche e dalle parole del critico americano Roger Ebert, che lo definì uno dei migliori film che avesse mai visto, dall’altro vi è una serie che non ha saputo imporsi nel momento in cui la diffusione delle piattaforme ha creato una concorrenza spietata. Una riflessione andrebbe fatta riguardo alla consacrazione che il film ha ricevuto con il passare del tempo e che, i produttori si augurano, potrebbe concedere maggior attenzione anche ad una delle più valide produzioni televisive degli ultimi tempi.

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4. La serialità vuole più serietà

Billy Bob Thornton e Colin Hanks cinematographe.it

La dark comedy, nel passaggio dal grande al piccolo schermo, cerca di assumere toni più seriosi, facendo leva sulle possibilità di approfondimento e di analisi nell’introspezione dei personaggi, in relazione ai rapporti con gli altri e al rapporto con il territorio, con lo spazio. Mentre il film si ferma all’umoristica rappresentazione di situazioni tragicomiche, la serie TV si spinge oltre, toccando temi sensibili, nel tentativo di mantenere sottaciuto il proprio intento sarcastico e di dare più spazio a riflessioni sulla perpetrazione del male e sulla mortalità.

5. Sostanziali differenze di budget

Kirsten Dunst e Jesse Plemons cinematographe.it

Con un budget pari a 7 milioni di dollari, alquanto modesto per quanto riguarda l’universo produttivo americano, il film ha saputo affermarsi sfruttando a dovere la vetrina offertagli dalla 49ª edizione del Festival di Cannes, incassando circa 25 milioni, solamente negli Stati Uniti. Lo show televisivo, viste le differenti possibilità, ha invece optato per un investimento più oneroso che, di anno in anno, di stagione in stagione, accresce portando ad un’ effettistica e un apparato scenografico sempre più coinvolgenti.

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6. Come cambiano i personaggi di Fargo

Fargo 3 cinematographe.it

Come è naturale attendersi e come già abbiamo anticipato, un grosso scarto risiede nell’approfondimento dei personaggi, nell’evoluzione del singolo. La serie sfrutta a dovere il suo potenziale introspettivo, dà maggior spazio e maggior visibilità ad ogni parte, facendo sì che il pubblico abbia la possibilità di riconoscersi, di indentificarcisi, di legarsi ad un dato personaggio con cui sviluppare un rapporto empatico di condivisione. La peculiarità di ogni carattere, la stravagante identificazione dei ruoli non vengono meno ma, anzi, si fanno forza delle possibilità di sviluppo e disamina date dalla serie.

7. Un’estetica che si rinnova

Abbiamo definito Fargo un noir, un noir che rovescia la pratica comune, che sostituisce il nero con il bianco e vive della rigidità dei territori che ne caratterizzano l’estetica; inquadrature ampie, campi lunghi ricoperti dall’opaca lucentezza di una neve fioca e imprescindibile. Passando alla serie scopriamo, invece, una maggior ricercatezza, una voglia di sperimentare, di diversificare il proprio stile senza mai staccarsi completamente dal modello. L’aspetto visivo rimane uno di quelli che meglio qualificano questa produzione duale, distinta da una ricercatezza estetica evidente.

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8. Il dettaglio che passa dalla durata

Fargo 4 cinematographe.it

Ribadendo un concetto di durata già diversamente affrontano, concludiamo parlando del minutaggio, il più evidente elemento di distacco che permette di stravolgere completamente lo scioglimento della trama; i 98 minuti di Fargo si evolvono in 41 episodi da circa 50 minuti l’uno; oltre 34 ore di girato segmentate in 4 parti, che anche prese singolarmente posseggono un potenziale superiore a quello del film il quale, se da una parte mantiene il fascino di un arco narrativo sviluppato nel breve periodo, dall’altro non detiene né la possibilità né il tempo a disposizione per far fidelizzare lo spettatore.

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