Fantozzi subisce ancora: le location del film con Paolo Villaggio

Fantozzi subisce ancora ritrae gli italiani attraverso i loro luoghi simbolo: la fabbrica, il condominio, la gita fuori porta...per rendere giustizia alla mediocrità nostrana.

Primo film della saga a non essere tratto da un libro di Paolo VillaggioFantozzi subisce ancora dà avvio alla serie di peripezie fantozziane basate su sceneggiature originali, la cui regia è affidata alle sole mani di Neri Parenti. In una sorta di racconto di ispirazione chapliniana, il quarto capitolo delle avventure del Ragionier Fantozzi è ambientato nella scenografia meccanizzata del lavoro di fabbrica, in cui i rapporti tra colleghi e tra diversi livelli gerarchici è alquanto difficile e insidioso, non mancando di mettere in crisi il nostro eroe. A far da contrappunto al grigiore del luogo di lavoro, c’è la possibilità di viaggiare e scoprire nuovi orizzonti, approfittando della strampalata compagnia condominiale e del camper appena vinto dalla signora Silvani. Il viaggio diventa l’espediente per cercare riscatto alla dignità della figlia e della famiglia intera, ma anche di attraversare l’Italia analizzando ogni suo stereotipo e luogo topico (la fabbrica, l’ospedale, la miniera sarda).

Fantozzi subisce ancora unisce luoghi fisici e ideali per ritrarre un’Italia desolante

Fantozzi subisce ancora - Cinematographe.it

Il lago di Vico (VT) nella scena finale di Fantozzi subisce ancora.

Gag e battute si rincorrono lungo tutto Fantozzi subisce ancora rendendolo uno dei capitoli più celebrati dall’immaginario collettivo: questo anche grazie alla capacità di sfruttare luoghi comuni e stagnazioni italiane, inventando toponimi e villaggi fittizi senza per questo perdere credibilità o potere comunicativo. Sassu Strittu, per esempio, è un paese inventato, ambientato comunque nella ben consistente provincia di Carbonia, nella Sardegna più rurale: uno dei casi più fulgidi di come il film riesca a unire un luogo fisico e terreno per eccellenza al suo luogo astratto corrispondente. I luoghi del film in realtà ripercorrono i luoghi cari alle vicende di Fantozzi, partendo prima di tutto da Roma e dalla provincia laziale.

La gita condominiale infatti prende avvio proprio dalle vie cittadine, dal Lungotevere della Vittoria per essere precisi (il condominio è idealmente situato in parte in viale Castrense e in parte in zona Gianicolo, a seconda dell’occasione), per spostarsi verso altri lidi e approdare nel finale sul Lago di Vico, in provincia di Viterbo. Il povero Fantozzi verrà poi prelevato dalle acque di quel lago così fortemente connotato e spostato per tentare di spegnere un incendio, sia materiale che emotivo.

Il quarto capitolo di Fantozzi attraversa la quotidianità di un lavoratore medio

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Il palazzo della Regione Lazio ospita la sede della Megaditta di Fantozzi subisce ancora.

L’esempio forse più divertente di Fantozzi subisce ancora è che la sede della mostruosa e tentacolare Megaditta in cui lavora il ragioniere, altro non è che il palazzo della Regione Lazio, nel cuore della Garbatella. Questo dettaglio di forse non immediata intelligibilità,  mette bene in chiaro l’intento satirico della saga e del film, creando un parallelo tra finzione e realtà, tra luogo fisico e ideale che lascia ben poco spazio a interpretazioni dubbie. Neri Parenti alla regia e Paolo Villaggio stesso nei panni del tragico protagonista danno vita a un ritratto della mediocrità italiota, facendo assurgere luoghi comuni e al limite dell’anonimato, per lanciare un messaggio forte di umanità e di collettiva disperazione. Città e campagna si alternano sullo schermo creando un ritratto caleidoscopico di un Paese fuori dalle coordinate spazio-temporali di cui è però impossibile non sentirsi parte integrante. Strade, vie cittadine e orizzonti litoranei compongono un paesaggio variegato  e fedele alla realtà, fatta di persone le cui relazioni con i luoghi in cui si muovono quotidianamente scandiscono il ritmo dei giorni che si susseguono uno dopo l’altro.

L’ampio respiro del Lago di Vico e del litorale marittimo si contrappone al rigore della Megaditta e dei suoi uffici che, al contrario di quanto succede all’aria aperta, tendono a separare i singoli e a impedire le loro connessioni. Mentre invece nella desolante routine quotidiana, ci sarebbe solo bisogno di avvicinarsi maggiormente l’uni con gli altri.