Editoriale | Raffaella Carrà: la rivoluzione gentile della regina italiana

Ricordiamo l'eterna Raffaella Carrà attraverso alcuni dei momenti che hanno caratterizzato la sua vita professionale e privata.

Esistono persone che fanno parte della nostra vita da sempre e che ci illudiamo possano vivere per sempre. Raffaella Carrà faceva sicuramente parte di questa nicchia di personalità del cinema, della musica e dello spettacolo che, indipendentemente dal fatto che ci sia stato sempre uno schermo a dividerci da loro, equivalgono ad un membro della nostra comitiva di amici e della nostra famiglia.

Tale promessa aiuta a far comprendere quanto sia larga la voragine creatasi nel cuore di milioni di persone non appena è stata annunciata la scomparsa di Raffaella Carrà, icona assoluta dell’Italia intera: dell’Italia più talentuosa, dell’Italia più pulita e civile, priva di qualsiasi malizia o voglia di prevalere con arroganza sugli altri. Se ne è andata in silenzio, Raffaella, dopo una vita trascorsa a riempire la nostra vita con la sua musica, le sue parole d’amore e quell’inconfondibile risata che non smetterà mai di risuonare dentro di noi, che la ricorderemo ogni volta che ci ritroveremo a descrivere quelli che sono stati gli anni più belli e spensierati della nostra vita.

Raffaella Carrà: la regina è morta, viva la regina!

Raffaella Carrà - Cinematographe.it

Un corpo minuto che non ha mai smesso di emanare e trasmettere un’energia da gigante a chiunque la circondasse o la guardasse tramite la televisione: ancora oggi, ascoltare le canzoni di Raffaella Carrà significa non riuscire a rimanere fermi, tanto risulta essere senza tempo il ritmo che le caratterizza. Uno dei suoi gesti più rivoluzionari risale al 1970, quando conduceva Canzonissima insieme a Corrado: ballando la sigla, sulle note di Ma che musica maestro, fece scalpore mostrando per la prima volta l’ombelico in tv e per giorni non si parlò d’altro. “Al mare, in vacanza, con un paio di short, io mi vestivo più o meno così. Dov’era lo scandalo? Dove la provocazione?“, disse successivamente Raffaella Carrà a Vanity Fair, ripensando a quel periodo.

Per capire meglio la determinazione e la consapevolezza di sé che l’ha accompagnata sin dagli esordi, riportiamo di seguito una sua dichiarazione emblematica a Vanity:

Avrò avuto vent’anni, non ero nessuno e non avevo fatto ancora niente. Mi trovai in uno studio televisivo davanti a un dirigente loquace ed entusiasta. Lei è fortunata. La vede quella scalinata? La scenderà ogni settimana con un abito meraviglioso e una benda sugli occhi. Nell’ultima puntata se la toglierà per annunciare i premi della Lotteria Italia”. Lo guardai e poi dissi la mia: ‘Grazie, ma odio le scale, in giro ci sono almeno ottomila ragazze più belle di me e questa cosa può farla chiunque. Lei forse non lo sa, ma lo scoprirà: io sono bravissima’.

Sempre al magazine italiano ha raccontato il suo legame con Frank Sinatra. Ricordiamo infatti che il talento di Raffaella Carrà ha toccato anche il mondo del cinema. Nel 1965, a soli 22 anni, recitò ne Il colonnello Von Ryan di Mark Robson, proprio al fianco del celebre crooner americano.

Venni scelta tra tante attrici famose che avrebbero voluto recitare accanto a lui che era un gran signore, ma sinceramente non conoscevo le sue canzoni. Quando andavamo al juke-box io mettevo i Beatles e lui rimaneva perplesso. Era molto simpatico, ma non mi piaceva. Non volevo diventare la pupa del gangster.

L’incontro tra i due avvenne alla stazione Tiburtina di Roma, all’inizio delle riprese del film. “Ero abbastanza emozionata, perché per me non era un gran mito, avevo visto giusto un paio di suoi film. Però lo immaginavano come un re la cui parola valeva oro“, ha dichiarato l’artista italiana che, durante Il senso della vita di Paolo Bonolis, ha ricordato anche un regalo che Sinatra le fece all’epoca, ovvero una collana di perle con la chiusura in smeraldo:

Io non lo volevo accettare, perché mi sembrava un gesto per farmi sentire la pupa del capo, a me piaceva essere conquistata con altre cose. Aveva voglia di sposarsi: poco dopo ha sposato la mia vicina di casa Mia Farrow. Aveva voglia d’innamorarsi, io no.

Di seguito, invece, la storica gag con l’incontenibile Roberto Benigni a Fantastico 12, nel 1991, quando il comico toscano definì l’organo femminile “la patonza“.

A far l’amore comincia tu, Tuca Tuca, Pedro o Ballo, ballo sono solo alcuni dei numerosi brani immortali che sono stati e continueranno ad essere ballati e cantanti da intere generazioni. Per quanto riguarda il Tuca Tuca, anche questo brano scatenò diverse polemiche, poiché il balletto che lo accompagnava veniva considerato volgare e provocatorio. Raffaella Carrà ed Enzo Paolo Turchi, proprio per questo motivo, dovettero ballare rivolti in parte verso la telecamera, per far vedere i punti esatti in cui venivano poggiate le loro mani. Ci pensò poi Alberto Sordi, eseguendo il balletto in coppia con Raffaella, a dimostrare ulteriormente quanto non vi fosse alcuna malizia in quei gesti, mettendo a tacere i bigotti dell’epoca.

Leggerezza e professionalità non hanno mai abbandonato la regina della tv italiana, la quale ha ricambiato lo sconfinato affetto del pubblico, rispettandolo e proponendogli sempre contenuti di alto livello, evitando di scendere a compromessi o vendersi ad un settore che ad oggi risulta sempre più in declino. Da Pronto, Raffaella? a Carramba! Che sorpresa, sono state tante le trasmissioni che hanno intrattenuto milioni di italiani nel corso del tempo e Raffaella Carrà ha dimostrato tutto l’amore per il suo lavoro e la propria umiltà accettando di rimettersi in gioco anche in programmi più contemporanei come The Voice of Italy. “La Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carrà“, ha scritto una volta il Guardian, facendo comprendere quanto la grandezza di Raffaella Carrà venisse percepita anche nel resto del mondo.

Di seguito, invece, il video della sua storica ospitata al David Letterman Show:

Icona gay

Raffaella Carrà - Cinematographe.it

La rivoluzione gentile di Raffaella Carrà ha rappresentato uno dei suoi primi passi verso la comunità LGBT che in poco tempo ha iniziato ad identificarla come una delle sue maggiori icone. Una donna che ha cantato di libertà ed emancipazione: dall’invito a fregarsene con “e se ti lascia lo sai che si fa? trovi un altro più bello che problemi non ha“, all’eleganza con cui fa riferimento all’amante del suo compagno in E salutala per me. Gli outfit scintillanti e la sua favolosa energia nel cantare e nel ballare hanno fatto tutto il resto ed hanno fatto sì Raffaella Carrà diventasse un’icona assoluta per milioni di omosessuali.

La stessa Carrà ha dichiarato:

Ho cominciato a capire il mondo gay a Canzonissima, nel 1970, quando ricevevo lettere da ragazzi gay che non si sentivano accettati specialmente in famiglia. E mi sono chiesta: possibile che esista questo gap tra genitori e figli? Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast dove ho lavorato erano gay. Sono diventata icona mio malgrado, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfilate e così qualche anno fa sono andata a Madrid e li ho beccati tutti. Il miglior premio per me è che la gente mi voglia bene.

Indimenticabili sono poi le parole di Raffaella Carrà sul tema dell’adozione, emerse durante un’intervista rilasciata a Repubblica:

Le voglio dire una cosa: io sono cresciuta senza un padre. Era danaroso, ma troppo playboy, e mia madre divorziò nel 1945. Era molto avanti, forse qualcosa mi è rimasto. Non mi sono mai voluta sposare e mi ha sempre fatto arrabbiare non potere adottare figli senza l’obbligo di quest’anello! Oggi, quando si parla delle adozioni a coppie gay ma anche etero, faccio un pensiero: ‘Ma io con chi sono nata, con chi sono cresciuta?’. Mi rispondo: con due donne, mia madre e mia nonna. Facciamoli uscire i bambini dagli orfanotrofi, non crescono così male anche se avranno due padri o due madri. Io le ho avute. Sono venuta male?.

La vita sentimentale ed i figli

Raffaella Carrà - Cinematographe.it

Raffaella Carrà non è mai riuscita ad avere figli biologici ma, c’è da dirlo, di figli ne ha avuti davvero tanti, se pensiamo ai milioni di italiani (e non solo) che in lei hanno visto sempre un punto di riferimento e, in un certo senso, una figura materna. Sul tema della genitorialità, lei stessa ha ammesso:

Se i figli non sono venuti cosa devo fare? Non mi sono mai accanita e ho accettato quello che madre natura ha scelto per me. La dimensione genitoriale, in fondo, si può vivere in tanti modi. Io, per esempio, non ho mai smesso di adottare bimbi a distanza. Ogni anno mi arrivano le loro foto e vederli crescere mi rende felice. E poi ho due nipoti dei quali mi occupo e ai quali faccio da ‘babbo’ visto che mio fratello non c’è più. Non mi sono mai voluta sposare e mi ha sempre fatto arrabbiare non poter adottare figli senza l’obbligo di questo anello.

Per quanto riguarda la sua vita sentimentale, due sono stati i compagni storici di Raffaella Carrà: Gianni Boncompagni e Sergio Japino. L’incontro con il primo, autore dei suoi maggiori successi musicali, avvenne tramite un’intervista nel 1968, come lei stessa ha raccontato:

Un giorno mi chiese un’intervista alle 5 del mattino in Piazza di Spagna. Pensai ‘questo è matto’ ma mi incuriosii e andai. Dopo un anno ci mettemmo insieme. Avevo bisogno di un uomo più grande (9 anni di differenza, ndr) che mi desse sicurezza, di una figura maschile capace di sostituire, nel mio immaginario, quella di mio padre, un vero playboy

La relazione tra i due durò undici anni. La conoscenza con Japino, invece, avvenne alla fine degli anni Ottanta. “Raffaella e io siamo legati nell’anima. Siamo più che fratelli, abbiamo lo stesso sangue, non so come dire. Una normale storia d’amore è molto piccola rispetto a quella che viviamo noi“, ha dichiarato il coreografo e regista dopo la fine della loro storia. Proprio Japino, nella giornata di ieri, ha annunciato con dolore al mondo la scomparsa della regina Raffaella Carrà. “È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre“: sono state queste le parole dell’uomo che si è fatto portavoce di un sentimento di dolore e nostalgia che in queste ore ha riunito l’Italia intera.

Arrivederci, Raffaella. Grazie per la spontaneità e la spensieratezza che ci hai regalato senza chiedere mai nulla in cambio. Ti sei fatta amare da tutti e per riuscirci, in un mondo sempre più arido, ci voleva davvero un talento sconfinato e naturale come il tuo che non sarà mai dimenticato.

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