Dallas Buyers Club: la storia vera dietro al film con Matthew McConaughey

Dallas Buyers Club, il film con Matthew McConaughey e Jared Leto, racconta la vera storia di Ron Woodroof, fondatore del famoso club per la cura dell'AIDS.

Dallas Buyers Club è uno dei film da vedere almeno una volta nella vita, non solo per la spettacolare performance di Matthew McConaughey (che gli ha fatto meritare l’Oscar come miglior attore protagonista) e Jared Leto (premiato come miglior attore non protagonista), ma anche e soprattutto per la tematica trattata, ovvero quella della cura dell’HIV, del traffico illegale di farmaci, dell’omofobia e della visione sociale dell’AIDS (di cui Philadelphia può considerarsi un film principe).

Il film diretto da Jean-Marc Vallée nel 2013 ha come protagonista Ron Woodroof, un rude texano che ama condurre una vita all’insegna della sregolatezza. Ma è proprio un rapporto sessuale non protetto che una ragazza tossicodipendente che lo porta ad ammalarsi e, nella fase terminale della malattia, gli vengono dati trenta giorni di vita. Una notizia dura da digerire soprattutto se, come Ron, si è omofobi fino all’osso e scettici in merito alla malattia contratta.

Quando però Woodroof inizia a rendersi conto di ciò a cui sta andando incontro ecco che comincia seriamente a preoccuparsi e a cercare delle cure, affidandosi anche alla sperimentazione e curandosi con l’AZT. Negatogli il farmaco dall’ospedale, tenta di corrompere un inserviente e, fallito a lungo andare il tentativo, viaggia fino in Messico per affidarsi alle cure alternative del dottor Vass. È in questa situazione che fonda il Dallas Buyers Club: pagamento di una quota mensile a fronte di farmaci.

Quanto c’è di reale nella storia raccontata nel film? Chi era davvero Ron Woodroof, l’uomo che ha fondato il Dallas Buyers Club?

Stasera in TV

Nato a Dallas il 3 febbraio 1950, Ronald Dickson Woodroof, a dispetto di quanto appaia nel film, non era un cowboy e non era neanche uno dei più influenti membri dei “contrabbandieri della droga per curare l’AIDS”. Di certo era uno dei tanti poveri disgraziati afflitti da una malattia all’epoca poca conosciuta, che cercavano di sopravvivere raccattando farmaci tra Giappone, Messico, Israele. La sua storia è venuta a galla grazie al giornalista del The Guardian Bill Minutaglio, a cui Woodroof rilasciò un’intervista nell’estate nel 1992, raccontandogli le dinamiche del suo club che poi hanno fatto da base al film che tutti conosciamo.

Ron era un elettricista, con due divorzi alle spalle e una figlia avuta dal suo secondo matrimonio. Il terzo divorzio, quello con Brenda Shari Robin (sposata nel 1982), avviene nel 1986, dopo che gli venne diagnosticato l’HIV. Ciò che viene narrato nel film di Jean-Marc Vallée sono i suoi ultimi anni di vita.
Nel marzo del 1988 ha creato l’associazione nota come Dallas Buyers Club con l’intento di reperire e distribuire farmaci per il trattamento dell’HIV. Un’impresa ardua, dal momento che la Food and Drug Administration proibiva la vendita di molti farmaci che Woodroof era costretto a procurarsi all’estero; motivo per cui gli fece causa, vincendola.

Ma cosa facevano club come quelli gestiti da Ron? Niente meno che cercare di tenere i malati in vita, distribuendo illegalmente e in anonimato ogni sorta di farmaco. Chi era malato si iniettava qualsiasi cosa e spesso la situazione non migliorava come si vede nel film, al contrario!

Tuttavia, molti degli aneddoti raccontati nel film corrispondono a realtà, come ad esempio il fatto di vestirsi da prete o di riempire il suo bagagliaio con le pillole comprate in Messico e contrabbandarle bypassando un posto di blocco in Texas. E ancora il viaggio in Giappone per prelevare i farmaci, con tanto di bagaglio fumante di ghiaccio, necessario per proteggere i medicinali.
La missione di Ron era chiaramente mossa da un’esigenza personale che lo portò ad avventarsi contro l’uso dell’AZT e di tutti i medici e le istituzioni che lo ostacolavano, impedendo a lui e ad altre persone nelle sue stesse condizioni, di automedicarsi.

Il suo famigerato club era un vero e proprio ufficio alla luce del sole, nessun sottoscala o luogo nascosto: chiunque sapeva dove trovarlo e dove procurasi ciò di cui necessitava. E lui, seduto dietro una scrivania, era sempre ben curato e intento a telefonare, fare calcoli, trovare soluzioni utili alla sopravvivenza. Nel suo aspetto non c’era nulla che avesse a che fare col west o col rodeo e, secondo Bill Minutaglio, non era così omofobo come viene descritto nel film (d’altro canto anche nel film questa sua caratteristica viene smorzata nel finale); certo consapevole che la maggior parte dei suoi clienti erano gay.

Non si sa come Ron abbia effettivamente contratto l’HIV. Secondo alcuni amici e conoscenti era omosessuale. Morì il 12 settembre 1992 di polmonite, causata dall’AIDS, dopo sette anni di malattia.

Lo spaccio di medicinali per la cura dell’AIDS è stato affrontato accuratamente in un libro intitolato Acceptable Risks di Jonathan Kwitny che racconta le avventure incredibilmente esagerate ma vere di due uomini che, in California,  erano i non celebrati padrini della farmacia sotterranea contro l’AIDS. Il libro delinea come due uomini hanno costretto politici, case farmaceutiche e medici a esaminare le cure non approvate dagli Stati Uniti per la cura dell’HIV.